SALTA, CORRI, CANTA!, LIZZIE DORON

Una ricerca continua del padre, uomo attorno al quale aleggiava da sempre un’aria di mistero e di incertezza

SALTA, CORRI, CANTA!, LIZZIE DORON

Solo dopo aver terminato di leggere “Salta, corri, canta!” di Lizzie Doron mi sono accorta che c’è una fotografia nell’ultima pagina. Forse è l’intenzione della scrittrice, che noi la vediamo alla fine, dopo averne tanto sentito parlare nel corso del libro.

Ma a me sarebbe piaciuto vederla subito, per interrogarmi sul suo significato, proprio come fa Aliza (Lizzie Doron stessa). Sotto c’è la scritta: “Io, vestita da ballerina di krakoviak, e mio padre, nascosto dietro al cespuglio.” 


   Una bambina dal viso tondo e dai capelli ricci ci sorride, gli occhi strizzati nel sole. Indossa un abitino folkloristico. Dietro di lei un cespuglio alto, tra le foglie si scorge un ciuffo di capelli, una fronte, la fessura degli occhi, il naso. Se quel particolare non fosse evidenziato da un cerchio, non sono certa che lo avrei notato. Come non lo aveva mai notato Aliza, finché, in età matura, glielo indicò un’amica che aveva la stessa foto che Aliza aveva visto tante volte.

   Ecco, il nuovo romanzo di Lizzie Doron è tutto lì, in una scoperta fatta tardi nella vita, in una ricerca continua del padre intorno a cui aleggiava un’aria di mistero e di incertezza. Un volto che si scorge parzialmente tra un cespuglio. Aliza e le sue amiche, Dorit, Brakha, Chayale, sono cresciute nello stesso quartiere di Tel Aviv dove anche le loro madri erano amiche, dove tutti sapevano tutto di tutti- una sorta di shtetl nella Terra Promessa. Ora, ad uno ad uno, se ne stanno andando, quelli della vecchia generazione, i sopravvissuti della Shoah. Di cui, peraltro, i figli sapevano poco o nulla quando erano bambini: dovevano essere protetti da quell’orrore. 

   Quando muore una zia di Dorit e le amiche si incontrano per il funerale, in qualche maniera sul lutto presente si innesta per Aliza il processo del ricordo del passato. Ognuna delle amiche sembra apportare un frammento di memoria per risolvere l’interrogativo che è stato l’angoscia costante nella vita di Aliza, quello a cui nessuno voleva rispondere quando era bambina, meno che mai sua madre Helena: dove era il padre di Aliza? Chi era? Era vivo o era morto quando Aliza lo cercava disperatamente, chiedendo a tutti?

   Non è solo il segreto riguardo a suo padre che viene rivelato, a poco a poco. Un segreto che è difficile  giudicare- è stato un atto di amore, la volontà di proteggere a tutti i costi la vita dopo l’esperienza devastante della perdita e della morte nei campi di concentramento? Oppure si è ottenuto l’effetto contrario, nel voler proteggere la bambina, privandola di una presenza? Mentre Aliza/Lizzie ormai adulta, nota scrittrice, moglie e madre, scava nel suo passato, altri segreti vengono scoperchiati. 

   C’è un retroscena nascosto dietro la facciata della vita delle amiche che Aliza invidiava. Di Chayale che suonava il pianoforte e che si vergognava di avere due padri. Aliza ne avrebbe voluto uno per sé e Chayale glielo avrebbe ceduto volentieri: perché erano due? Di Dorit che adesso vive in un agriturismo: la madre di Dorit aveva avuto per amante un nazista, lo sapevano tutti. Di Brakha che per prima aveva parlato alle amichette dei forni crematori e ora si occupa di ricerche delle vittime della Shoah: è lei che scova i documenti che rivelano il passato di Helena in Europa e dell’uomo più giovane di lei che sarebbe diventato il padre di Aliza.

   “Corri, salta, canta” aggiunge un nuovo capitolo alla storia della vita di Lizzie Doron. E’ come se, dopo aver parlato della figura straordinaria della madre negli altri libri, fosse ora libera di dedicarsi a quella del padre, l’uomo ombra della sua famiglia. Sempre con la stessa voce, che riesce a sfiorare la commozione con umorismo. Un libro molto bello sul passato che non muore mai.

Lizzie Doron, Salta, corri, canta!, Ed. Giuntina, trad. Anna Linda Callow, pag. 169, Euro 15,00