CONOSCERE

Cosa sono le prevaricazioni?

Cos’è il bullismo?  

Quali sono i luoghi e i tempi del bullismo e delle prevaricazioni?  

Quali sono le caratteristiche del 'bullo'?  

Quali sono le caratteristiche della 'vittima'?  

Che effetti hanno il bullismo e le prevaricazioni?    



















Di solito vi sono due o più persone che si relazionano tra loro: colui che prevarica, colui che subisce la prevaricazione e quelli che stanno a guardare o supportano una parte piuttosto che un'altra.
Gli atti prevaricatori per noi sono: violenze fisiche, spintoni, prepotenze, prese in giro, minacce, offese, pettegolezzi,  furti, intimidazioni, estorsioni, comportamenti aggressivi...
Il bullismo è una forma specifica di prevaricazione che ha come vedremo caratteristiche proprie.
Ricordiamo che le prevaricazioni hanno conseguenze su tutti: su coloro che le agiscono, su quelli che le subiscono e su quelli che sono presenti all'azione. Quando le prevaricazioni vengono permesse si crea a livello sociale un clima di paura e sofferenza che condiziona la vita di tutti. È importante opporre alla diffusione della prevaricazione una cultura del dialogo e della non violenza.      






Il termine ‘bullismo’ è la traduzione italiana dell’inglese ‘bullying’ ed è utilizzato per designare un insieme di comportamenti aggressivi in cui qualcuno ripetutamente fa o dice delle cose per avere potere su un’altra persona o dominarla. Il termine originario include sia i comportamenti del ‘persecutore’ che quelli della ‘vittima’ ponendo al centro dell’attenzione la relazione nel suo insieme. Il bullismo nel significato condiviso a livello internazionale mette l’accento sulle conseguenze sociali che il fenomeno ha,  sottolineando la responsabilità del gruppo oltre che individuale. 
Il bullismo è dunque un problema per tutte le persone che sanno che questi comportamenti avvengono o che vi assistono perché crea un clima di tensione e insicurezza sociale. 
Il bullismo è caratterizzato da alcuni fattori:
- Intenzionalità dell'agire. Colui che agisce un comportamento persecutorio trova piacere nel compiere violenza verso la ‘vittima’ e continua anche quando è evidente che la ‘vittima’ sta molto male ed è angosciata. È dunque un atto volontario, ma non sempre consapevole (spesso chi l'agisce è succube di dinamiche inconsce). 
- Intensità e durata nel tempo. La violenza perpetuata dal  'bullo' sulla 'vittima' non si limita ad un episodio isolato ma è continuativa nel tempo. 
- Asimmetria di potere. Si parla di bullismo quando è evidente la disparità di potere tra  chi agisce e chi subisce una dinamica, differenza che può fare riferimento ad aspetti fisici e psicologici. La 'vittima' ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza. 
Questi fattori fanno si che si distingua il bullismo da altri tipi di conflitto o violenza senza l’intenzione di creare un ordine di importanza o di gravità. È una distinzione che permette di fare chiarezza e di mettere a punto strumenti utili per gestire il fenomeno.

 

 Si parla di bullismo diretto, quando il 'bullo' si rivolge direttamente alla 'vittima' mettendo in atto una violenza verbale (per esempio offese, minacce, prese in giro…) e/o fisica (per esempio picchiare, spingere, far cadere…); oppure di bullismo indiretto quando il bullo mira all’isolamento sociale e all’intenzionale esclusione dal gruppo della 'vittima', tramite la diffusione di pettegolezzi o storie offensive.
I protagonisti del bullismo sono:  






• Colui che prende attivamente l’iniziativa violenta e la ripete nel tempo: 'il bullo'.
• Colui che subisce le prepotenze: 'la vittima'.
• Coloro che partecipano alla dinamica a diverso titolo: 'i terzi'.

 Alcuni pongono un'obiezione all’enfasi con cui si tratta il fenomeno del bullismo, facendo riferimento al fatto che le prepotenze ci sono sempre state.  Il fatto che la violenza ci sia sempre stata non significa che bisogna accettare le conseguenze gravi che essa porta con sé. Oggi sappiamo che subire piccoli o grandi soprusi crea una sofferenza che viene somatizzata da alcuni individui più sensibili e che, in casi più gravi, può condurre al suicidio. Anche il 'bullo' ne subirà le conseguenze perché è statisticamente provato che una volta cresciuto potrà incorrere in gravi problemi con la giustizia. Inoltre, a livello psicologico, gli spettatori possono sviluppare due meccanismi di difesa emotiva: il senso di colpa e la negazione dei fatti. Quest’ultimo, sul lungo periodo, può portare alla banalizzazione del fenomeno producendo un’attenuazione del valore di cittadinanza democratica e di legalità. 




   



  • Quali sono i luoghi e i tempi del bullismo e delle prevaricazioni?

La maggior parte dei comportamenti di bullismo avviene nell’ambiente scolastico, in classe o durante l’intervallo o all’uscita da scuola o nel tragitto da casa a scuola (per esempio l’autobus, la fermata del bus, la stazione delle corriere…). Il bullismo sembra meno frequente all’interno della classe che fuori (per esempio nei bagni, in mensa, nel cortile…) perché il ‘bullo’ si fa difficilmente vedere in comportamenti aggressivi e prepotenti davanti agli adulti. 
Da ciò deriva l’erronea convinzione degli adulti che il bullismo non sia un fenomeno diffuso, non lo vedono direttamente e spesso gli adolescenti non ne parlano.

    




Ci sono alcuni elementi che possono essere alla base del comportamento aggressivo del ‘bullo’: • Mancanza di calore e di coinvolgimento da parte delle persone che si prendono cura del ragazzo in tenera età.
• L’uso eccessivo delle punizioni da parte dei genitori come strumento per far rispettare le regole. Il 'bullo' spesso subisce un'oppressione da parte degli adulti del suo ambiente di riferimento.
• Eccessiva permissività e tolleranza dei genitori verso l’aggressività manifestata nei confronti dei coetanei e dei fratelli: difficoltà degli adulti a essere autorevoli e a contenere i comportamenti del ragazzo.
• Precedenti episodi di prevaricazione e violenza subiti dal ragazzo, che non sono stati elaborati e bisogno di ‘farla pagare a qualcuno’.
• Difficoltà a inserirsi nel gruppo e paura del giudizio degli altri. Tramite la violenza il giovane si pone su un piano di superiorità rispetto ai compagni, che lo fa sentire sicuro.

  




Ci sono alcuni elementi che posso essere alla base del comportamento sottomesso della ‘vittima’: • Vissuto emotivo dell’adolescente (ansia, insicurezza).
• Caratteristiche fisiche e culturali (religione, colore della pelle, abbigliamento, lingua) differenti da quelli del gruppo prevalente.
• Mancanza delle abilità per fronteggiare la situazione e difficoltà a reagire di fronte alle provocazioni.

  




all’interazione. In generale il clima che si instaura è quello di tensione continua e insicurezza sociale. 
Se i comportamenti violenti proseguono nel tempo possono avere effetti molto negativi sulla ‘vittima’. In un primo momento si possono riscontrare somatizzazioni a diverso livello (mal di pancia, febbre, mal di testa) e la mancanza di motivazione a frequentare il luogo di sofferenza (per esempio la scuola). Sul lungo periodo, in età adulta, se la situazione non  è mai stata gestita, tali somatizzazioni si possono trasformare in disturbi psicosomatici e la sofferenza psicologica può trasformarsi in insicurezza, passività, ansia, depressione e in alcuni casi potrà dare luogo al suicidio. Una personalità ansiosa rinuncerà nella relazione con gli altri a esprimere i propri bisogni e eviterà il conflitto. 
Se agli adolescenti è permesso di compiere atti di bullismo è molto probabile che cresceranno abituandosi a compiere prepotenze e da grandi potrebbero anche incorrere in gravi problemi con la giustizia. Una personalità aggressiva svilupperà nell’interazione con gli altri la tendenza a imporsi sempre, vivendo le relazioni in costante conflittualità. 
In generale i ‘bulli’ persistenti sono a rischio di problematiche antisociali e devianti, mentre le ‘vittime’ rischiano disturbi psicologici. 
Gli ‘spettatori’ subiscono anche loro delle conseguenze, nell’immediato perché vivono in un contesto di inquinamento sociale delle relazioni e sul lungo periodo, soprattutto se il loro comportamento è omertoso, possono sviluppare un vero e proprio ‘disimpegno morale’ nei confronti della società.