Invalsi 2021: Come sta la scuola italiana?

I risultati delle prove Invalsi 2021: una panoramica dello stato di salute dell’istruzione nel nostro paese

Invalsi 2021: Come sta la scuola italiana?
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Siamo a ottobre e il nuovo anno scolastico è già ripreso a pieno ritmo. Che ne è stato però di quello passato? Possiamo archiviare quasi due anni – faticosissimi- di DAD, e voltare finalmente pagina? Forse sì. O forse, piuttosto, varrebbe la pena fare ancora un passo indietro e dare uno sguardo allo stato degli apprendimenti nel nostro paese. Piaccia o no, per fare ciò è necessario aprire il Sacro Graal di tutte le prove statali: INVALSI.

A lungo vituperate, oggetto degli strali di studenti e – sic- docenti, le prove Invalsi sono, all’oggi, l’unico ufficiale ritratto della scuola italiana. Dietro oscure statistiche e, per alcuni, anonimi numeri si cela infatti il vero volto dell’istruzione nel nostro paese. Un volto purtroppo offeso da due anni di lockdown, ma forse ammalato di un male silenzioso da ancora più tempo.

Guardando i dati da vicino, è facile infatti accorgersi di come lo stato di salute della scuola italiana sia danneggiato da problemi di più lungo corso, ma ulteriormente compromesso negli ultimi due anni scolastici dalle limitazioni del Covid-19. Se la scuola primaria se la cava anche nel 2020-2021, a destare maggiore preoccupazione sono soprattutto la secondaria di I e II grado ( medie e superiori). Rispetto alla media del 2018, le prove di Italiano del grado otto (classe terza media) registrano un calo di ben quattro punti percentuali.

Ancor più preoccupante la situazione delle scuole superiori dove, al grado tredici (quinta superiore), la perdita degli apprendimenti di italiano, rispetto al 2018, sale fino a dieci punti percentuali. Nel primo, caso, poi, la percentuale di studenti che non raggiunge in italiano il livello minimo degli apprendimenti cresce fino al 39%, rispetto al 34% del 2018. Nel secondo, alla secondaria di II grado, dal 35% rilevato tre anni fa, la percentuale tocca la cifra- spaventosa- del 44% degli allievi.

La perdita si osserva in maniera più o meno omogenea su tutte le cinque macroaree del territorio nazionale, ma registra il suo picco in Campania e Puglia. Le cose non vanno di certo meglio per matematica. Al grado otto si registra un peggioramento medio di matematica di sette punti rispetto al 2018. Peggioramento confermato anche in questo caso dalla crescente percentuale di studenti che non raggiungono il livello minimo nella disciplina: dal 35% per cento del 2018 a ben il 45% del 2021.

Nel grado 13 la perdita è dir poco sconvolgente. Ben 9 punti in meno rispetto al 2018, con il 51% degli studenti che non tocca il livello minimo: in Italia, nel 2021, uno studente su due delle scuole superiori non possiede gli apprendimenti minimi di matematica.

E inglese? “Non aprite quella porta”, urlava qualcuno.

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Da questa impietosa panoramica possiamo però trarre alcune considerazioni utili. Innanzitutto, posto che il danno è diffuso in tutto il paese, le differenze territoriali esistono e non vanno ignorate. Regioni come la Sicilia o la Puglia, dove in passato la scuola era riuscita a raggiungere traguardi non così scontati, con l’arrivo della pandemia hanno perso il vantaggio faticosamente conquistato.

La dimensione del problema è tale da farci da parlare di tre paesi in uno, secondo Roberto Ricci, presidente Invalsi. A fronte di un’Italia settentrionale e centrale che “resiste”, dove Emilia-Romagna e Veneto restano in cima alle classifiche, con dati sostanzialmente immutati rispetto al 2018, il Mezzogiorno risulta essere invece in fortissima crisi. Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna- e non solo loro- sfondano la soglia del 50% della popolazione scolastica delle medie al di sotto dei traguardi fissati dalle Indicazioni nazionali, con punte anche del 60-65%.

Fondamentali sono anche le condizioni famigliari degli allievi, nel rilevamento dei risultati. Studenti provenienti da contesti socio-economici svantaggiati registrano esiti in calo rispetto a quelli di famiglie che vivono in contesti più favorevoli.

Per quanto riguarda gli studenti stranieri, i dati illustrano chiaramente un gap rispetto ai coetanei nati in Italia, ma il distacco negli apprendimenti si accorcia nel passaggio dalla prima generazione alla seconda. E sono proprio questi ultimi aspetti che dovrebbero indurci ad agire con urgenza e decisione sul sistema dell’istruzione: la scuola è e rimane il vero e autentico motore sociale.

Se si inceppa questo, ne va delle possibilità di crescita di un intero paese. Aldilà delle polemiche, piuttosto sterili, sul metodo Invalsi e le sue presunte criticità, questo ci dicono le prove: che non possiamo rimandare. Il destino di un paese è nella forza dei suoi giovani.

Per approfondire e saperne di più sul sistema scolastico, ed in particolare sulle prove invalsi, cliccate su: LiberiOltre.

Ottobre 2021

Articolo a cura di Chiara Minarelli