Le emissioni di CO2 e come affrontarle: i consigli di Davide Ferraresi di Legambiente

In questa seconda parte dell'intervista a Davide, esponente di Legambiente Modena, approfondiamo i temi sulla riduzione dell'emissione di CO2 e il coinvolgimento della comunità modenese nei confronti dell'inquinamento.

Le emissioni di CO2 e come affrontarle: i consigli di Davide Ferraresi di Legambiente

Cosa vorreste fare per ridurre l’emissione di CO2o la formazione di polveri sottili?

Sono due argomenti che si toccano e si sovrappongono per una buona parte, poi ci sono alcune specificità: le polveri sottili vengono generate in inverno a causa di particolari condizioni atmosferiche e a causa dell’aumento delle fonti di emissione (impianti di riscaldamento accesi). In questo senso si è tentato di mettere fuorilegge il più possibile alcune fonti, un caso fra tutti i famosi Diesel Euro 4, che per adesso sono ancora permessi: l'anno scorso c’era stato un forte dibattito perché sarebbero dovute entrare in vigore delle limitazioni per tutto il periodo invernale, ma la politica ha scelto, nonostante il parere tecnico, di mettere fuori legge questa categoria di veicoli soltanto nei giorni di emergenza smog, posticipando la limitazione totale al 2020. Nel corso di quest’anno ci sarà un nuovo tavolo per valutare gli effetti delle misure attuate negli ultimi anni ed eventualmente le nuove misure che possono essere messe in campo.

Per quanto riguarda il tema delle emissioni di CO2, qui andiamo nel campo delle azioni per la mitigazione del cambiamento climatico che è molto dibattuto in questo periodo, perché ci sono tanti soggetti, soprattutto collettivi, interessati e si parla sia dei soggetti economici che dei soggetti civili. Inoltre ci sono tante soluzioni che vengono proposte: secondo noi bisognerebbe andare a colpire soprattutto i maggiori responsabili delle emissioni, dato che sono presenti una serie di attori all’interno dell’economia globale che sono la causa di una grossa fetta di emissioni.

Pensiamo, ad esempio, al settore che ruota attorno alle fonti fossili: non sono sicuramente attori aggredibili a livello locale, però sono, da un lato, nella loro attività diretta, responsabili della messa in circolazione di sostanze che fanno parte delle fonti fossili e che producono le emissioni di CO2. Inoltre, in maniera indiretta, sono tra i maggiori finanziatori di una serie di attività di lobbing a favore del mantenimento di questo status quo a fronte di una crisi climatica che è sempre più allarmante dal punto di vista dei dati.

Quindi, per riassumere, l'azione sulle polveri sottili è più locale, perchè vengono prodotte in loco, si diffondono in un'area geografica limitata, che nel nostro caso è la Pianura Padana, fortemente popolata e sviluppata anche dal punto di vista industriale e qui si concentrano, per cui l'obiettivo sarebbe quello di ridurre le emissioni delle tre fonti principali (industria, traffico e impianti di riscaldamento).

Dall’altra parte il tema del CO2 è globale, parliamo in questo senso di “gas clima alterante”: non solo si disperde facilmente nell'aria, ma è prodotto da tutti in tutto il mondo ed ha effetti negativi sul clima a livello globale. Si tratta, perciò, di un campo in cui siamo chiamati ad agire in tutti gli aspetti della nostra vita, o se siamo degli imprenditori e delle società, nell’ambito delle nostre attività, cercando di ridurre il più possibile le varie emissioni.

(A questo punto Davide ci mostra uno strumento utilizzato nella rilevazione delle polveri sottili)

Cosa rileva esattamente il macchinario?

L’apparecchio rileva le due categorie di polveri sottili che sono normate, che sono le PM 10 e le PM 2.5, quindi quelle un pò più grosse e quelle un pò più piccole.

Compie delle misure ogni minuto e restituisce una serie di valori che poi possono essere rappresentati in funzione del tempo per vedere, in un determinato lasso di tempo, quanta concentrazione è stata rilevata; poi noi facciamo le misure in maniera anche mirata, nel senso che andiamo tendenzialmente in punti in cui sappiamo che c’è una grossa fonte di inquinamento (che può essere il traffico o un'industria).

Abbiamo un progetto ancora abbozzato che dovrebbe puntare alle abitudini di mobilità dei giovani nel tempo libero. Abbiamo lavorato nel mese di dicembre al tema del risparmio energetico e dovremmo riuscire a sviluppare questa campagna ancora oltre, perchè l’urgenza è quella di produrre il cambiamento, e in questo caso di spiegare alle persone cosa possono fare concretamente nelle abitazioni per ridurre i consumi energetici e sperabilmente vedere in applicazione alcune di queste soluzioni: questo per mostrare alla cittadinanza che il cambiamento è possibile.

Si può poi confrontare questo dato con il valore dato dalle autorità, non per contrastarle, ma per confrontarlo con altri valori, per prendere coscienza di quello che le persone respirano, quando sono in un luogo particolarmente inquinato in quel momento e respirano quell'aria. Anche le esposizioni di breve durata a concentrazioni elevate di polveri sottili sono nocive per la salute.

Cosa ne pensi del movimento Fridays for future e quali miglioramenti ha portato secondo te?

Il movimento è molto interessante dal momento che ha portato in primo piano il tema della crisi climatica e quindi tutto quello che è connesso alle cause e alle conseguenze del cambiamento climatico. È servito molto per sensibilizzare l’opinione pubblica e anche i decisori politici ed economici e chiaramente non è un movimento che deve dare risposte, nel senso che non può dire in che modo chi decide debba agire.

Ci sono tante risposte che in realtà vanno date, ogni aspetto dell'attività di uno Stato o di una società ha un suo impatto sui cambiamenti climatici e sta soprattutto alla politica imporre, anche in maniera coercitiva, alcune azioni che debbono essere obbligatoriamente compiute sia dal pubblico ma anche dai privati. Io faccio parte di un’associazione che si occupa di ambientalismo da ben prima che io nascessi, abbiamo maturato internamente, nelle relazioni con i vari soggetti all’interno della società, delle esperienze un po’ più puntuali. Ciò che noi facciamo sono ad esempio attività di comunicazione nei confronti della popolazione per quelli che possono essere i comportamenti più virtuosi da adottare e, dall’altra parte, interloquiamo con le pubbliche amministrazioni e con i privati per cercare di spingerli verso determinate soluzioni, anche più concrete, come ad esempio nei confronti di alcuni investimenti, che sono palesemente sbagliati, su alcune grandi infrastrutture che hanno una serie di ricadute importanti sul cambiamento climatico.

Il nostro compito è entrare nel merito delle questioni e cercare di rendere consapevoli questi “investitori” riguardo al fatto che ci troviamo in una condizione nuova rispetto al mondo in cui loro sono probabilmente cresciuti e che bisognerebbe, quantomeno, prenderne coscienza e agire conseguentemente a quello che oggi chiedono i giovani. Essi stanno crescendo all’interno di un contesto, sia sociale, sia ambientale-climatico, che si sta rapidamente degradando, con effetti che noi per adesso individuiamo solo a livello ambientale, ma che colpiranno la società globale nel momento in cui quello che tutti noi facciamo porterà a desertificare una fascia delle terre emerse dove vivono persone che saranno costrette a migrare e in cui si innescheranno conflitti per l’acqua, perciò c’è una bella responsabilità da parte di chi oggi prende certe decisioni e speriamo di non dover arrivare a quel punto prima di cambiare il modo in cui viviamo.

Avete qualche proposta per far avvicinare\interessare in modo più specifico i giovani alle tematiche della crisi climatica o del cambiamento climatico in generale?

Diciamo che si può agire sempre su due fronti: uno è quello della conoscenza, cioè capire cosa sta succedendo e l’altro è quello del “cosa si può fare”. Chiaramente dal punto di vista della presa di consapevolezza già l’attività di FridayforFuture si sta evolvendo anche in questo senso ed è molto positivo, perché far capire ai giovani cosa succede aiuta a capire quali sono le radici del problema.

D’altra parte quello che si può cambiare noi lo sviluppiamo in due rami: quello che possiamo cambiare noi nella nostra vita e quello che invece noi non possiamo cambiare perché non è nelle nostre responsabilità, ma possiamo chiedere che cambi interloquendo con gli attori economici e le istituzioni (non solo nazionali e internazionali, ma anche locali).

Dal primo punto di vista quello che speriamo di fare quest’anno è cercare di raggiungere i giovani per parlare, ad esempio, del modo in cui si muovono, quindi dell’utilizzo dell’automobile, del tema della mobilità dolce, del trasporto pubblico, ovvero tutte le modalità con cui, in un contesto come quello di Modena, si può andare verso un modo di muoversi che sia meno impattante in termini di emissioni.

Ci sono tanti altri temi che abbiamo presente, ma nella limitatezza di un’associazione verranno affrontati nel tempo, impiegando le nostre forze in maniera sequenziale. Ci sono sicuramente il tema dell’alimentazione e il tema dei consumi energetici; auspichiamo anche che siano le persone a venire da noi dicendoci che hanno voglia di fare un determinato progetto.

Sull’altro fronte invece credo che ci sia una forte necessità di comunicare, nel miglior modo possibile, dove sono le responsabilità delle cause prime che portano effetti negativi sull’ambiente e sul clima. È uno sforzo che richiede particolare impegno, da parte nostra, nelle modalità di comunicazione che oggi non sono sicuramente un problema, ad esempio il tema di comunicare sui social è fortissimo. D’altra parte per me una delle problematiche più vere è quella di capire come attivare i cittadini nel momento in cui non è scontato che gli strumenti di partecipazione attiva alle politiche pubbliche e private funzionino.

Secondo me le persone sono molto distaccate, nel senso che non si attivano perché ancora non hanno realmente la percezione di che cosa potrà provocare il cambiamento climatico.

Io vedo positivamente il fatto che i giovani riescano ad attivarsi per qualcosa che non è immediatamente percepibile, però è evidente come oggi ci siano ampie sacche che tendono a resistere a qualunque richiesta di modifica del loro stile di vita che in un modo o nell’altro dovrà avvenire, pena il peggioramento della situazione. Da questo punto di vista, forse, la comunicazione non basterà e forse ci sarà bisogno di misure coercitive, ma d’altra parte siamo già in emergenza e non ce ne accorgiamo e tendenzialmente le persone che non si accorgono di un problema fanno anche fatica a capire le ragioni per cui dovrebbero modificare il loro modo di vivere, il loro atteggiamento.

Secondo te cosa potrebbe\dovrebbe fare l’università riguardo la situazione ambientale, anche di Modena, e che cosa effettivamente fa?

Abbiamo avuto, come Legambniente, un primo approccio al mondo universitario con la stesura di un piano di misure che possono essere messe in campo a livello universitario: ci è stato chiesto di partecipare alla stesura da UDU e abbiamo redatto il piano insieme a loro e a tanti studenti che hanno portato la loro opinione. Adesso stiamo dialogando sul tema della mobilità, perché l’università ha già svolto internamente un’indagine molto interessante sulle abitudini di spostamento degli studenti universitari che è stata fatta l’anno scorso, quindi i dati sono ancora in elaborazione. Io ho fatto il pendolare e devo dire che c’è tutto un sistema che a livello universitario va costruito, e in alcuni casi è costruito, per chi deve muoversi e sicuramente questo aiuta l’università a ridurre gli impatti che ha, sia in termini di emissioni di gas serra, sia a livello di quello che è l’inquinamento che noi respiriamo. Non abbiamo affrontato altri temi ma l’università è uno degli enti più sensibili in questo senso, poichè oltre ad essere popolato da persone tendenzialmente giovani, anche nel corpo di chi regge la struttura c’è una certa tendenza all’analisi e allo studio che può aiutare a fare arrivare prima determinati tipi di messaggi e ad agire in maniera più rapida.

Avete in programma dei progetti futuri o delle iniziative sempre in questo senso?

Rispetto ai progetti futuri avremo, quest’anno, il progetto delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria che cercheremo di sviluppare in maniera diffusa sul territorio della città ed eventualmente anche al di fuori, perché abbiamo avuto tante richieste di intervento in comuni vicini.

Pensiamo, nello specifico, di andare nei condomini per dialogare con le persone, capire quali sono le problematiche sul tema dell’energia e fare qualche intervento che abbia poi degli effetti positivi anche sulla vita in termini economici.

Altre cose che abbiamo in ballo: a dicembre 2019 c’è stata un’attività di 24h sul tema dell’innovazione e della sostenibilità applicata a eventi pubblici (sagre, feste) dove una trentina di ragazzi sono venuti anche da fuori Modena per costruire insieme delle proposte. Abbiamo poi raccolto il risultato di queste 24h di lavoro che speriamo di riuscire ad applicare. Sicuramente un tema interessante che può coinvolgere i giovani è quello di lavorare all’interno di eventi del periodo primaverile\estivo, cercando di applicare in quei luoghi pratiche che rendano più sostenibile la mobilità, i rifiuti, l'alimentazione e tanti altri aspetti.

A cura di

Marzia Prisciano e Giorgia Martin

Marzo 2020

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Link articolo "Emergenza climatica: cosa ne pensa il movimento FridaysForFuture Modena?"

Link articolo "Politiche ambientali urbane:innanzitutto un traffico sostenibile! Intervista a Simona Larghetti"

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