[SVE] IL VANTAGGIO DELL'IMPREVISTO

L'ex volontario Francesco ci racconta del suo SVE a qualche mese dalla fine. Ha passato 7 mesi a Danzica, Polonia ed ha ultimato il suo SVE a settembre 2013.

[SVE] IL VANTAGGIO DELL'IMPREVISTO

Mai avrei immaginato di compiere lo SVE in Polonia. Avevo accarezzato l’idea di partire per varie destinazioni, dalla Germania alla Turchia, ma, come molti miei amici, consideravo i paesi dell’ex blocco sovietico con totale noncuranza. Ricordo persino d’aver assistito anni fa ad un convegno in cui intervenne la docente di letteratura polacca di una nota università italiana; ed io mi dissi: “Certo che ce ne vuol di coraggio per studiare il polacco!” Ora invece sono felicissimo per aver avuto l’onore e il privilegio di scoprire questo grande Paese, tristemente vittima di un paio di piatti stereotipi, così grossolani che mi rifiuto di trascrivere.

Ho dunque trascorso 7 mesi a Danzica, in Polonia, da marzo a settembre 2013, come volontario nell’ambito dello SVE. Non mi dilungherò su Danzica, il cui fascino sprezzante e la cui storia eroica sono del resto inenarrabili; ne raccomando, banalmente, la visita (almeno telematica)!

Sul Baltico ho felicemente condiviso casa, lavoro (e anche svago!) con altre tre volontarie, Lauriane (francese), Natalia (slovacca), María José (spagnola). Lauriane era la più giovane con 23 anni, Natalia la più grande con 28, io rimanevo nella media con 25, sorpassato anche da María e dalla nostra coordinatrice polacca Dorota (entrambe 27). Eravamo tutti, lasciatemelo dire, persone colla passione per i viaggi e la mobilità internazionale: io avevo già alle spalle un intensissimo anno di Erasmus in Portogallo e qualche mese come tirocinante in Francia. L’Erasmus faceva poi parte dei ricordi più cari anche di María (Irlanda) e di Natalia (Germania); Lauriane era stata invece per un tirocinio in Quebec.

Il primo compito del “dream team” fu l’apprendimento dei rudimenti del polacco, grazie ad un corso di 2 ore al giorno per due settimane. Impresa in cui Natalia, slavofona, inevitabilmente eccelleva; impresa in cui il sottoscritto, con altalenante entusiasmo, e Lauriane, con costante dedizione, progredivano, e impresa in cui la povera María soffriva parecchio. Ed ecco che i prodi, non ancora finite le lezioni, si trovarono a Varsavia per una settimana di “training” (on-arrival), assieme ad altri 20 volontari provenienti da tutta la Polonia. Nacquero varie amicizie, coltivate nei mesi successivi, e ravvivate durante il secondo “training” (mid-term) a luglio. Visitammo la stupefacente capitale polacca, i suoi ricchi musei, i suoi parchi ammalianti, i suoi numerosi grattacieli; edotti e sedotti, tornammo a Danzica per iniziare finalmente a fare i volontari.

Eravamo responsabili del progetto “Common Space Wrzeszcz” (Wrzeszcz è “semplicemente” il nome del quartiere dove abitavamo), e il nostro appartamento era appunto lo spazio comune in cui eravamo chiamati a condurre laboratori gratuiti, coll’obiettivo di creare così un luogo di socializzazione e di condivisione. Partimmo con una batteria di lezioni di lingua: il lunedì il francese, il martedì la lingua del sì, il mercoledì lo spagnolo; il giovedì Natalia raddoppiava insegnando lo slovacco e l’inglese. Fin da subito garantimmo il nostro supporto ai laboratori artistici del doposcuola (per bambini delle elementari) di una casa di quartiere sita all’opposta estremità di Danzica (40 minuti di tram sferragliante durante i quali si attraversava il quartiere natale dello scrittore premio Nobel Günter Grass).

Una parte importante del nostro tempo la dedicavamo poi alla promozione on-line delle nostre attività: aggiornavamo quotidianamente la pagina Facebook del progetto, producevamo una newsletter settimanale, scrivevamo un blog collettivo. Ci appassionammo poi alle cartoline: abbiamo così organizzato quattro laboratori in cui i partecipanti potevano disegnare le loro proprie cartoline col materiale che fornivamo loro, magari seguendo i nostri consigli. Consigli forniti da nientepopodimenochè da un laureato in storia dell’arte, un’architetta con master in scenografia, una designer e una futura operatrice cinematografica! E per quanto riguarda il cinema, proponevamo mensilmente un cineforum di cinema italiano, in cui si spaziò da Ermanno Olmi a Silvio Soldini, ed alcune altre proiezioni.

Arrivarono così i sofferti giorni dell’addio, e a parlarne mi piange il cuore. Che dire: sempre verso nuove avventure! Vorrei invece sottolineare quanto lo SVE sia stato per me un’esperienza fantastica, un privilegio indescrivibile che raccomando calorosamente. Prima di partire mi sembrava essenzialmente una buona maniera per scroccare alla prestigiosa UE un giretto all’estero tutto pagato. Tornato, fatico seriamente a trovarvi dei punti negativi, sebbene in Polonia io abbia naturalmente avuto le mie difficoltà passeggere e i miei momenti di fatica. Tutti facilmente superabili, anche in virtù del contesto oltremodo stimolante.

Alché non esitate: riflettete con calma in quali progetti, e su quali tematiche, vi piacerebbe essere volontari, candidatevi e godetevi questa grande opportunità! E aggiungerei: partite per una destinazione cui non avete in precedenza mai pensato! L’imprevisto ha sempre i suoi vantaggi!

Per informazioni sul Servizio Volontario Europeo:

http://goingtoeurope.org/european-voluntary-service/