Connessioni urbane: il Progetto Urbaner

Street art e la correlazione con il fenomeno delle baby gang. Un dato smentito.

Connessioni urbane: il Progetto Urbaner
Conferenza Connessioni Urbane | Sala Oratorio Palazzo dei Musei

Sabato 6 novembre dalle ore 9:30 alle 12:30 presso la Sala Oratorio del Palazzo dei Musei a Modena si è tenuta la prima parte della conferenza “Connessioni Urbane” il cui tema ha riguardato l’importante progetto promosso da Urbaner, Associazione Centro di analisi e documentazione delle culture urbane: estetica antropologia e società. Presenti all’incontro: Andrea Bortolamasi, assessore alla cultura, politiche giovanili e città universitaria del comune di Modena, Stefano Cristante, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’università del Salento, Franco Prina docente di sociologia giuridica e della devianza presso il dipartimento di cultura, politica e società dell’università di Torino, Giuseppe Allegri ricercatore e organizzatore culturale, redattore di OperaViva Magazine.

Il primo a prendere la parola è stato il nostro assessore Andrea Bortolamasi, sottolineando quanto l’Amministrazione Comunale si sia impegnata a credere in questo progetto nonostante i due anni difficili dovuti a Covid-19. “Siamo partiti da un tema per interrogare il presente ed intercettare il futuro e immaginare nuove politiche pubbliche. Un’attenzione alla street art e muralismo le quali hanno trovato espansione in nuovi linguaggi culturali e subculture. Obiettivo di Urbaner è stata la catalogazione e ricerca di queste forme e noi come Amministrazione continueremo a muovere questo progetto facendo sì che sia uno spunto per trovare nuove soluzioni in una società in continua evoluzione

Dopo i saluti ufficiali il dibattito entra nel vivo con le parole del dott. Punginelli che riporta i saluti anche dell’assessore alla cultura di Parma assente per doveri istituzionali. Il dott. Punginelli è il presidente GA/ER, associazione giovani artisti Emilia Romagna che da 10 anni realizza progetti per la creatività di giovani artisti e che ha avuto modo di intensificare la propria attività partendo da un assunto che la regione Emilia Romagna è la regione che investe più in risorse economiche per la valorizzazione delle giovani risorse artistiche. A Modena e Ravenna, che sono le città più attive da questo punto di vista, la presenza si concretizza tramite eventi rassegne e conferenze.

Il progetto Urbaner ha avuto l’obiettivo di amalgamare dimensione artistica e carattere socio-antropologico. Prima di iniziare a lavorare su questo progetto ci si è interrogati su cosa fosse cultura e subcultura. E la risposta banale è che i giovani con le subculture mettono in gioco se stessi. Quello che Ernest Bloch chiama “L’esperimento del mondo”. Sperimentazione che spesso e volentieri risulta drammatica. Ma l’obiettivo ambizioso della associazione GA/ER non è solo quello di far emergere giovani artisti ma soprattutto di preservare le giovani carriere e che queste culture siano il più possibile al riparo da fenomeni parassitari e manipolativi.

Spesso, quando si a che fare con queste culture, si cade nel qualunquismo e si fanno associazionismi errati mettendo in combinazione street art e fenomeni di devianza. Quasi come la street art fosse conseguenza di atteggiamenti poco limpidi. La street art nasce si dalla strada, ma non ha nulla a che fare con le baby gang come si legge spesso sui giornali o come alcuni esponenti politici sia di destra che di sinistra cercano di veicolare questo messaggio.

La street art è una particolare forma di espressione dell’arte moderna che si manifesta esclusivamente nei luoghi pubblici, magari a volte senza opportuna autorizzazione, utilizzando bombolette spray colorate.

E lo sforzo di Urbaner è quello di creare un registro formale che assume il giusto valore solo se queste forme vengono preservate.

Dopo di che è intervenuto Franco Prina docente di sociologia giuridica e della devianza presso il dipartimento di cultura, politica e società dell’università di Torino a proposito di gang giovanili. Spesso è di tacito assenzo accomunare la street art con l’emergere delle gang giovanili. Il dott. Franco, professore ordinario di sociologia giuridica e della devianza presso il dipartimento di cultura, politica e società dell’università di Torino ha precisato che il fenomeno delle baby gang in Italia non è così esasperato come i mass media cercano di trasmettere. In Italia il tasso di delinquenza giovanile è pressappoco pari allo zero per cento su tutta la popolazione giovanile e che quindi non dovrebbe provocare allarmismi. Per analizzare il fenomeno bisogna sapersi approcciare a queste realtà e non con gli occhi dei controllori o di chi commenta per cercare consenso di chi cataloga. In ogni periodo si cerca a tutti i costi un’emergenza. Prima era la prostituzione, poi la droga, attualmente il problema è il fenomeno delle baby gang anche se poi i dati smentiscono il tutto. Queste realtà all’inizio si aggregano semplicemente e il fatto il di aggregarsi viene visto come un male che di per sé non lo è. E questo porta ad una distorsione della realtà. Esistono si, aggregazioni che possono poi evolvere in qualcosa di poco limpido ma sono eccezioni e per lo più sono temporanee. Spesso si dà la colpa alla famiglia, alla scuola o allo Stato quando in realtà la colpa è spesso del singolo soggetto. Spesso sono ragazzi stranieri che hanno difficoltà ad integrarsi nonostante lo sforzo di associazioni di volontariato etc. Fanno fatica a trovare la propria identità e questo li porta a cercare il proprio sé attraverso aggregazioni con lo stesso background. Sono un mantenimento di un’identità originaria e una sorta di tramandarsi una cultura. Ma magari non fanno parte di queste gang e si ispirano solo esteriormente.

In Italia non esistono delle vere baby gang. Esistono si dei gruppi che diciamo perseguono degli scopi ma sono piuttosto temporanei. Ed è anche per questo motivo che la street art non dovrebbe essere associata a questo fenomeno perché ribadiamo è un fenomeno che non esiste.

A prendere la parola in collegamento online è stato poi Stefano Cristante professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’università del Salento. La tesi, data dalla sua esperienza, è che le subculture cercano di minimizzare i fenomeni di violenza. L’arte di strada nasce proprio come fenomeno di ribellione ad un sistema che vede spesso i deboli esclusi e che porta i giovani a compiere azioni sbagliate. La street art quindi è come un’ancora di salvezza. Anche le avanguardie ai tempi di Pablo Picasso furono definite scandalose e per questo il fenomeno della street art e dei murales non dovrebbe creare scalpore e indignazione come spesso accade.

Infine abbiamo avuto l’intervento dell’eclettico professore Giuseppe Allegri ricercatore e organizzatore culturale, redattore di OperaViva Magazine al quale il progetto Urbaner ha suscitato un notevole interesse. È bello pensare che sia visto come una soluzione per creare reti di connessioni urbane. Connessioni tra centro e periferie o tra città e province. La natura urbana è sempre artificiale e più è artificiale, più è frutto di un’acuta immaginazione. E il digitale può facilitare questo arduo compito di connessioni. A patto che avvenga in tempi fisiologici e non rapidamente, altrimenti anziché creare connessioni si creano dis-connessioni con la conseguenza del verificarsi di fenomeni di devianza come sopra menzionato.

Articolo a cura di Alessandra Romano | novembre 2021