DANIELE “GUD” BONOMO

Quattro chiacchiere con l’autore del graphic novel "Heidi mon Amour"

DANIELE “GUD” BONOMO

In un'estate difficile (non a caso soprannominata "l'estate dei lutti") Tommaso Speranza trova conforto alla sua malinconia in una dolce e paffuta pastorella televisiva, simbolo di innocenza e gioia di vivere. Una decina di anni dopo uno scontro fortuito lo mette davanti a una ragazza identica - ma cresciuta - alla bambina di cui si era innamorato. E, guarda caso, pure questa si chiama Heidi.
Folgorati dalla lettura del bel romanzo a fumetti "Heidi mon amour", abbiamo incontrato il suo autore, Gud, e con lui abbiamo parlato di ricordi d'infanzia, fumetti da recuperare e progetti futuri.

Quanto c’è di te in “Heidi mon Amour”? È tua l’infanzia di Tommaso che hai raccontato? Heidi mon Amour non è un romanzo autobiografico. Detto questo è abbastanza normale trovare dei punti di contatto tra le storie che si raccontano e le proprie esperienze personali.
Come Tommaso Speranza, il protagonista della storia, anche io ho vissuto la mia infanzia in campagna circondato da animali e preferivo giocare con loro piuttosto che passare ore davanti alla televisione, questo forse è il punto di incontro più grande che ho con Tommaso, insieme al  fatto che condivido con lui una visione romantica del mondo che mi circonda.

Chi era il tuo “amore televisivo” quando eri bambino?
Come dicevo prima non passavo molte ore davanti la televisione, ma sicuramente se c'era da scegliere tra i robottoni e Heidi, preferivo perdermi nelle avventure della bucolica bambina.

Che ruolo ha l’ironia nel tuo racconto?
Direi che l'ironia ha un ruolo importante nel mio modo di intendere il racconto a fumetti. Ho sempre voluto far sorridere la gente, che a farla piangere ci pensino gli altri.

Cosa volevi dire ai lettori con questo romanzo a fumetti?
Non sono partito con un'idea precisa di quale potesse essere il messaggio finale di Heidi mon Amour. Di sicuro volevo raccontare una storia d'Amore nella quale fossero presenti le contraddizioni della nostra epoca e gli scheletri che ognuno di noi si porta dietro dall'infanzia. Poi per il resto ogni lettore leggendo la storia può tirar fuori le sue conclusioni.

Quali autori hanno ispirato il tuo stile, di disegno e narrativo? Sono cresciuto con le storie di Roald Dahl e mi sono perso nella Belleville di Daniel Pennac, quindi come stile di narrazione forse sono loro i miei punti di riferimento. Per il disegno gli autori sono molti, forse quelli che più mi hanno influenzato sono: Manu Larcenet, Bill Watterson, Reiser, Mauro Talarico, Matt Groening, Jacovitti e Will Eisner.


C’è stata un’evoluzione nel tuo modo di approcciarti alla storia da raccontare rispetto a “Gentes”?
Tra Gentes e Heidi mon Amour ho acquistato maggiore sicurezza, ecco anche spiegato il salto dalle storie brevi al romanzo che, proprio per la sua lunghezza, mi ha impegnato soprattutto dal punto di vista della coerenza e l'armonia del segno per tutta la durata della storia.

Da dove nasce “Gud”, il tuo pseudonimo?
Viene fuori dal mio cognome: Bonomo. Dalle scuole medie è stato storpiato in Goodman, poi è diventato Good e infine Gud.

Consigli per gli acquisti (dei lettori). Qual è un fumetto da riscoprire assolutamente?
Da riscoprire non saprei, da leggere assolutamente “Verso la tempesta” di Will Eisner.

Consigli per gli acquisti (delle case editrici). Qual è un fumetto da portare assolutamente in Italia? “Une aventure rocambolesque de Vincent Van Gogh – La ligne de front” di Manu Larcenet edito in Francia da Dargaud. Una storia bella e romantica sulla brutalità della guerra.

Su cosa stai lavorando oggi? Progetti futuri?
Per il momento sono al lavoro sul numero 7 di Mono e sto cominciando una storia a fumetti senza parole, a colori questa volta, indirizzata ad un pubblico dai 5 ai 110 anni.