D'altronde a Modena cosa si può fare?

Gli operatori Infobus incontrano i "I Fratimiburri", un gruppo di giovani che si ritrova alla polisportiva della Sacca.

D'altronde a Modena cosa si può fare?

L’8 Giugno ci siamo recati alla polisportiva che si trova nel quartiere Sacca di Modena.

Lì, abbiamo incontrato M. la segretaria che ha risposto in modo molto ricco alle nostre domande. Ci ha raccontato che in polisportiva si trovavano principalmente due compagnie di giovani: una comprende giovani sulla trentina e un’altra ragazzi di quattordici o sedici anni. Ci racconta di come, soprattutto con la compagnia di ragazzi più piccoli, abbiano avuto qualche screzio. Questi infatti si arrampicano sul tetto della polisportiva ed entrano negli spogliatoi dalle finestre con l’intento di rubare quello che c’è di valore nelle sacche da palestra lasciate dai clienti della polisportiva.

Poco dopo arriva anche il presidente G. C. e ci fermiamo a parlare anche con lui nel suo ufficio. Ci riferisce ancora dei dissidi che ha avuto con la compagnia di ragazzi più giovani ma anche, seppur in maniera minore, dei contrasti che esistono con quella dei più grandi. Quando usciamo sono proprio questi ultimi che troviamo. Sono seduti in un tavolino vicino al campo da basket. Ci presentiamo e loro ci invitano a sederci. Sono in quattro quando cominciamo l’intervista, ma due si allontanano quasi subito e vanno nel campo a giocare. Uno dei due ragazzi rimasti ci riconosce e ci dice che conosce già il progetto e che ha, in passato, già partecipato ad un’intervista, mentre l’altro si interessa e ci fa qualche domanda riguardo la nostra attività.

Rimane un po’ seduto al tavolo e mentre chiacchiera con noi tira fuori dell’erba e comincia a fare su una canna. Quando l'opera è compiuta si alza e si allontana non prendendo più parte all’intervista.

Rimaniamo, quindi, con il ragazzo che ci ha riconosciuto che però non ci dice il nome e che qui chiameremo X. Ci rivela che quella è una compagnia numerosa, che conta fino ad una ventina di componenti e le ragazze che ne fanno parte sono le morose degli amici. La polisportiva della Sacca è il loro luogo abituale di ritrovo dove si incontrano quasi ogni giorno dopo il lavoro. Ci dice che sono una compagnia eterogenea, formata, sì, da più italiani, ma anche da stranieri; lui in particolare è russo. Nella compagnia lavorano tutti, nessuno è ancora inserito nel ciclo scolastico o ha scelto di fare l’università. Si capisce che sono ragazzi a cui piace sporcarsi le mani. Gli argomenti che più sono affrontati all’interno della compagnia sono, in primo luogo il calcio, ma anche temi di attualità, come il terrorismo e la crisi, o di politica. L’attività maggiore a livello di compagnia è principalmente quella: ritrovarsi dopo il lavoro a fare due tiri a pallone, chiacchierare, fumare e bere una birra in compagnia; "d'altronde" ci dice "a Modena cosa si può fare?". Gli chiediamo poi se frequentano la discoteca ma dice che non li appassiona più e che, se ci devono andare, preferiscono quelle sul mare.

Durante l’intervista spesso, i ragazzi della compagnia che hanno deciso di non partecipare all’intervista e di giocare a calcio in campo di cemento proprio dietro di noi, si avvicinano a bere un po’ di birra o ad offrire qualche tiro al nostro intervistato.

Proseguiamo chiedendo ad X quali fossero i rapporti con le altre compagnie della zona o con le forze dell’ordine ma ci assicura che sono pacifici e che non hanno mai avuto particolari problemi.

In ultimo, gli chiediamo cosa pensa di Modena e ci dice che, secondo lui, non è una città a misura di giovane, che non c’è possibilità di divertirsi, che è fatta per vecchi e che mancano le attività per i bambini e i ragazzi. Infine, quando gli chiediamo cosa vorrebbero da Modena ci risponde più attrezzature gratuite, in particolare campetti da calcio.

Ci dice che lì in polisportiva, fino a poco tempo fa, c’erano le porte per giocare a calcio, ma che poi le hanno tolte e le mettono su solo per i ragazzi del centro estivo.

Durante l'intervista X ci racconta un po' di lui, di quando da piccolo giocava a pallone in campi da calcio improvvisati privi di qualsiasi misura di sicurezza, di quando è venuto in Italia all'età di 19 anni e di come sia stato abbandonato dalla madre con i vestiti che aveva indosso e un piccolo bagaglio, di come, con l'aiuto degli amici che non gli avevano voltato le spalle nel momento del bisogno, sia riuscito a rialzarsi e a ricostruirsi una vita.

Ora ha una compagna, un bambino e brutti ricordi da mettere via e da ritirare fuori di tanto in tanto quando la vita sembra essere dura; così se ci si guarda indietro e si vede la strada percorsa, non ci fa poi così paura.

Qualche settimana dopo siamo ritornati alla polisportiva ed abbiamo constatato con piacere che sono state installate delle nuove porte da calcio, speriamo solo che chi le utilizzerà sappia anche prendersene cura.

Articolo a cura di Vittoria Troise e Franco Mazzotti

Coperativa Sociale "Il Girasole"

Luglio 2017