CLAUDIO VERGNANI

Quattro chiacchiere con Claudio Vergnani, nuova stella della letteratura horror grazie ai romanzi 'Il 18° Vampiro' e 'Il 36° Giusto'

CLAUDIO VERGNANI

Modena terra di vampiri? Pare di sì, almeno stando a quello che racconta nei romanzi “Il 18° Vampiro” e “Il 36° Giusto” Claudio Vergnani, nuovo talento dell’horror italico che, grazie a uno stile originale, un umorismo scoppiettante e una capacità non comune di mescolare paura, dramma e commedia, pare destinato – noi non abbiamo dubbi - a un futuro roseo in campo letterario.
   Lo abbiamo incontrato a Modena, davanti a una birra e a qualche pizzetta, e ci siamo fatti raccontare la storia dei suoi libri e dei suoi personaggi. Cercando di rubargli qualche anticipazione sul suo nuovo romanzo…


Perchè hai scelto i vampiri come avversari del tuo improbabile manipolo di eroi?    Ho scritto il primo romanzo della trilogia – senza alcuna velleità di pubblicazione – nel 1997, quando ancora il tema “vampiri” non aveva ritrovato quell’interesse che ha avuto invece una decina di anni dopo. E che, bene o male, dura a tutt’oggi. L’idea di base era scrivere un horror ambientato in luoghi familiari. I vampiri – i vampiri che ho descrittoio – mi parvero adatti come contraltare dei protagonisti eroi/antieroi.

Modena si trasforma nelle pagine dei tuoi romanzi, soprattutto nel primo, in una città del terrore dove dietro ogni angolo, nascosto nella nebbia, può esserci un pericolo. Tu come vedi Modena? Riesci a descriverci un "tuo" itinerario del terrore modenese?
   A ogni città reale corrisponde una città personale, che ognuno di noi porta dentro di sé. Anzi, più città, a seconda del momento, delle esperienze e del caso, anche. Una di quelle che io avevo dentro è quella che ho descritto nei romanzi. Suggestione di letture e tempi andati. Modena, anche se oggi pochi lo sanno, è una città che nel suo passato (dai romani ai duchi estensi) pullula di episodi storici e letterari da grand guignol. Le sepolture anomale, ad esempio, e l’uccisione dell’arcivampiro Rathwen di Polidori/Nodier. E poi, certamente, le nebbie, la desolazione quasi poetica di certe periferie, la bellezza ma anche la severità del centro storico notturno, certi giardini privati che paiono intatti da secoli.

E' azzardato affermare che nei tuoi libri si riflette - amaramente - sul precariato (lavorativo e di sentimenti)? Dopotutto l'unico lavoro che i protagonisti riescono a trovare è quello di ammazzavampiri...
   Nei romanzi scrivo ciò che vedo, conosco e sento. Inevitabili, quindi, chiari riferimenti alla realtà.

Quanto c'è di te in Claudio (e leggendo la tua biografia sui libri mi sa non poco)?
   Parecchio, anche se non tutto. Le esperienze e il sentire del protagonista sono i miei. L’indole e l’atteggiamento verso la vita, anche. L’odio verso i luoghi comuni e l’attenzione a non prendersi mai troppo sul serio, pure. Sono differenti certe decisioni che lui prende all’interno dell’azione. E certe scelte sentimentali. Forse lui è migliore di me. Io però scrivo meglio.

Esiste un Vergy in carne e ossa a cui si ispira quello letterario?
   Esisteva, anche se ovviamente il nome era diverso. Era un militare di carriera conosciuto ai tempi della prima missione in Libano. Mai più visto né sentito. Ignoro persino se sia ancora vivo. Uomo notevole per molti aspetti. Non aveva paura di dire che sparava ai cattivi. Oggi nemmeno a Hitler si sparerebbe senza una mozione ONU. Nel personaggio ho inserito anche alcuni aspetti di un’altra persona, un amico del passato. Il mix mi pare funzioni.

Com'è nato Il 18° Vampiro?
   La risposta è banale. Per divertimento. Leggendo molto mi veniva naturale scrivere restituendo a mio modo un crogiuolo di tante letture e infiniti film. Poi facevo leggere i risultati ad amici pazienti.

Il 18° Vampiro e il 36° Giusto sono strutturalmente molto diversi: il primo è un'unica storia lunga, il secondo, all'interno di una trama verticale, vive invece di diversi episodi che hanno una vita propria. Perchè questa scelta? E il terzo capitolo, L'ora più buia, come si svilupperà?

   Nel seguito de Il 18° Vampiro non volevo proporre una minestra riscaldata. Sono rimasto fedele ai ritmi e alle atmosfere del prequel ma ho variato alcune soluzioni letterarie e di trama. Considerato che il progetto prevedeva una trilogia, la parte centrale – Il 36° Giusto, appunto – doveva servire anche a far ripigliare un po’ il fiato al lettore e preparare l’atmosfera per qualcosa di emotivamente impressivo e definitivo – L’ora più buia -, nei miei intenti. Ciò non toglie – parere mio – che Il 36° Giusto sia un romanzo per molti aspetti superiore al prequel.

Puoi darci qualche anticipazione della trama dell'ultimo capitolo della trilogia?
   Guarda, ti dico in tutta onestà che io, che sono sempre molto critico nei confronti dei miei lavori, questa volta sono soddisfatto. Credo di essere riuscito a dire qualcosa di originale ed efficace su un argomento ormai molto frusto, i vampiri, appunto. Ho ripreso determinate atmosfere de Il 18° Vampiro e ho sfruttato leggende e avvenimenti conosciuti. I nostri dovranno confrontarsi con qualcosa di assolutamente sconosciuto e letale, in atmosfere tra l’onirico e il terribilmente crudo. Credo sia un bel romanzo. Per capire bene ciò che intendo, sarà però indispensabile leggerlo.

I capitoli finali riservano sempre o quasi addii dolorosi. Non vogliamo sapere chi - anche perché mai ce lo diresti - ma dovremo salutare qualcuno in maniera definitiva?
   E’ una domanda che mi hanno fatto in molti. In effetti immagino sia naturale, se i personaggi sono divenuti familiari,  chiedersi se e chi dovremo salutare. Posso risponderti, come ho già fatto, con una citazione tratta proprio dal romanzo: “Credi, nessuno è mai tornato, che non se ne sia andato, almeno un volta …” (proverbio egizio).

Parlaci del progetto del cortometraggio ispirato al 18° Vampiro.    In realtà non si tratta di un cortometraggio ma di un booktrailer (già visibile in rete), pensato e girato da un gruppo musicale modenese con l’hobby del video. Ragazzi molto bravi e competenti (date un occhio anche alle foto per rendervene conto).  Si chiamano Neorema. Il booktrailer rende perfettamente le atmosfere de Il 18° Vampiro. Non era facile riuscirci. A mio parere è un gioiellino.

Magari è presto per chiedertelo, ma cos'hai in programma dopo L'ora più buia? Una nuova trilogia? Un prequel? Una sit comedy con Vergy protagonista?    Scherzando potresti averci preso. Come dicevo Il 18° Vampiro è un’opera di 15 anni fa rivista e corretta. Ho altri romanzi già pronti  – non horror – con Vergy assoluto protagonista. Vedremo.

Ora ci facciamo un po' i "tuoi":
il tuo film preferito (horror e non horror)?
   Dirne uno è dura. Allora, vediamo … Horror: credo Picnic ad Hanging Rock. Non horror … Vado con L’anno scorso a Marienbad.Una bella rottura di balle, ma imperdibile.

Lo scrittore non così mainstream da recuperare assolutamente?    Ennio Flaiano. Un uomo intelligente ed ironico che scriveva. Oggi non lo pubblicherebbe nessuno.

La colonna sonora ideale per i tuoi libri?    Bella domanda! Ho l’orecchio musicale di un sordo … Durante le fasi finali dell’Ora più buia ascoltavo Heartbeat dei Red 7. Ma anche Down under dei Men at work. E Adriana Calcanhoto, che con la dolcezza della sua voce mi teneva tranquillo. Ah, piccola digressione. Per colonne sonore (e altro) in ambito Horror consiglio di leggere Horror Rock, di Vitolo e Lazzati, opera recente e notevolissima sul tema.


La tua trilogia preferita (la mia è quella di American Pie...)?    Nessuna.


La domanda migliore che ti è mai stata fatta durante un'intervista (e qual è stata la tua risposta)?    Mi hanno chiesto se avevo capito di non aver scritto solo horror. Ho ringraziato.

Quella più assurda (con risposta)?    Un tipo, durante una presentazione, ha preso la parola e, serissimo, quasi corrucciato, mi ha chiesto se credevo nell’esistenza dei vampiri. Quando ho risposto di no, si è alzato e senza una parola è uscito. Mi sembrava di esser in un film.

Raccontaci un aneddoto curioso legato ai tuoi libri (l'incontro con un fan sfegatato, un'intervista improbabile, un refuso clamoroso...).    A Dolceacqua, in Liguria, dov’ero stato invitato per una tavola rotonda a tema horror, mentre mi inerpicavo faticosamente lungo le viuzze che conducevano al castello, un ragazzo , timidamente, mi ha fermato e chiesto se ero Claudio Vergnani. Quando ho confermato lui ha strabuzzato gli occhi, e ha detto che se lui avesse scritto un romanzo come Il 18° Vampiro si sarebbe legato un cartello sulla schiena con scritto “Adoratemi”. L’ho guardato per lunghi secondi sbalordito, e poi sono scoppiato a ridere. Ora, a distanza di anni, mi dico che mi stava prendendo per il culo.