MARCO B. BUCCI

Tra restauri di antiche e piccole storie che possono diventare qualcosa di epico e splendido cogliendo l'assoluta importanza di portare ad altri i Sogni che non hanno ancora vissuto

MARCO B. BUCCI

Marco B. Bucci, 31 anni, è fotografo, illustratore e sceneggiatore. Dopo anni a realizzare mostre, tra le quali tre personali a Modena (la sua città natale), Roma e Montepulciano Terme per il bicentenario della nascita di H.C.Andersen e una ad Hanoi in Vietnam, in collaborazione con l'Ambasciata Italiana, sceneggia per la Francia una serie a fumetti e lavora su libri illustrati per ragazzi per il mercato spagnolo di cui è autore e disegnatore.

Dal 2009 si sposta anche sul mondo della fotografia, producendo altre due mostre personali, e lavorando per on-line store di moda quali YOOX, D&G e attualmente Dolce&Gabbana. (siti di riferimento: http://www.dronio.com; http://marco-b-bucci.tumblr.com; http://www.flickr.com/photos/dronio)

Dopo esserti diplomato al Venturi a Modena e aver frequentato per un po' l'Accademia di Belle Arti di Bologna, a 22 anni hai iniziato a lavorare nel campo editoriale. Com'è stato crescere artisticamente in una città come Modena?

Il problema non è Modena ma l'Italia. La mia città natale è migliore di molte altre città del nord, soprattutto negli ultimi anni in cui è stata rianimata più volte dal suo ormai cronico stato di pre-morte. Sarà il mio amore per gli zombie a non farmi allontanare mai troppo da essa e sebbene sogni trasferimenti in giro per il mondo a intervalli di due anni circa sono ancora qui.

C'è una vasta profondità nel legame che stringe alla propria terra. Io lo sento soprattutto dal punto di vista linguistico e nel mio continuo attingere dalla mia infanzia. La quale per mia fortuna, grazie alla mia famiglia, è stata semplice ma perfetta.

Scrittura, disegno, fotografia: pur praticandole tutte e tre e molto bene, a quale di queste dimensioni ti senti più legato? In quale ti senti te stesso a 360°?

Non farei quello che faccio, né sarei quello che sono se abiurassi una delle tre. C'è una fascinazione del tutto particolare nel rimanere a cavallo tra modi diversi di esprimersi, e l'unico lato dolente è proprio quello di non potersi definire nulla di specifico. In ogni caso la scrittura è l'atto più alto di libertà che conosco, se questo voglia dire sentirmi più me stesso non saprei dirlo con certezza.

Anche se sulla carta d'identità a dire il vero sono fotografo.

Se dovessi scegliere una parola chiave che accomuna queste tre dimensioni quale sarebbe? E una che riassume la loro diversità?

Parlo sempre, pure troppo a volte, di Narrazione. Nel senso più alto e antico in cui la si può intendere, da non confondersi con la comunicazione o dal ritratto dei propri stati d'animo. La Narrazione è un atto di arricchimento verso il mondo e di cui quest'ultimo ha estremamente bisogno. Le Storie sono un diverso tipo di carburante rispetto al cibo, alla benzina, all'elettricità ma indispensabili alla quotidianità contemporanea. Io sono certo di avere un dono, che non sta nella mia abilità ma nel cogliere l'assoluta importanza di portare ad altri i Sogni che non hanno ancora vissuto. Non si tratta di essere visionari o "artisti" come molti amano definirsi ma solo di fare un lavoro semplice e di farlo bene. Costruire pezzo per pezzo qualcosa che non esiste, personaggi che nessuno conosce, restauri di antiche e piccole storie che possono diventare qualcosa di epico e splendido. Se scrivo strutturo, spiego e descrivo, sciogliendomi letteralmente nel brodo del mio immaginario. Se disegno rinchiudo, facendo impersonificare a piccoli personaggi la mia messinscena.

Se fotografo sposto l'occhio di chi guarda al mio livello, dietro il mio filtro, attraverso la mia finzione.

La fotografia e la fotografia di moda: cosa cambia?

Le regole. Niente di più, niente di meno. Inoltre la possibilità di raccontare davvero qualcosa in un contesto commerciale è di per sé un'ambizione sulla quale non mi soffermo troppo. Ci sono modi migliori e il mercato delle vendite, delle promozioni e dei desideri d'acquisto non è proprio solleticante.

Questo non toglie che io abbia avuto una formazione da fotografo, che con molta pratica, pazienza e soprattutto cortesia verso i clienti mi ha dato notevoli soddisfazioni negli ultimi anni.

Se poi mi viene lasciato lo spazio di metterci del mio, tanto meglio.

Com'è stato cimentarsi con grossi brand come Roberto Cavalli, Emilio Pucci, Pringle of Scotland, Dolce&Gabbana?

I grossi brand sono i colossi dell'ambiente fashion ma sono anche un parto di esso. Basta conoscere il prodotto e non dimenticarsi mai di essere fermi, cortesi e professionali. Non faccio nulla che esca da ciò che viene pattuito ma al contempo ascolto e imparo. Non è difficile. Credo si possa parlare più di un approccio al lavoro in generale che di un approccio ai grandi brand nello specifico.

Certo, se la domanda fosse "Il diavolo veste Prada" rispecchia la realtà? ti risponderei "assolutamente sì."

Quand'è che capisci che il tuo lavoro, in tutti e tre gli ambiti, è ultimato, che non ha più bisogno di ritocchi, aggiunte, ripensamenti? Cosa ci deve essere per farti dire “ora sono soddisfatto della mia creazione”?

Sono un perfezionista e devo farci i conti. Per fortuna ci sono quasi sempre deadline rigide da rispettare quindi si tratta solo di trovare un compromesso tra il volere e il dovere. Ci metto un po' ad adeguarmi agli "standard" richiesti quando questi sono più bassi dei miei, mentre se qualcuno mi chiede qualcosa di più alto vado in totale esaltazione. In Italia l'abitudine generale nel trattare le persone creative è quella di sottovalutarle sempre e di svilirle spesso. Pur di abbassare il prezzo questo e altro, dopotutto sono solo parole, immagini e foto. I manager hanno solitamente questa tendenza a metterti davanti quanto sia "semplice" il tuo lavoro, quasi che dando loro una mezzora potessero farlo loro.

Per fortuna quando faccio cose senza deadline posso sfogare tutta la mia maniacalità e metterci mesi a completare qualcosa.

Fai anche ritratti splendidi. Posso candidarmi come modella?

Certo ma sappi che c'è da mettersi in fila: sto facendo da qualche tempo un ritratto a tutte le mie amiche femmine, è una sorta di omaggio a loro e al loro ruolo nella mia vita. Ho una lista drammaticamente lunga ancora da ultimare!!!