Come ti distruggo la famiglia?

Cosa significa per una famiglia avere il padre dipendente dal gioco d'azzardo... Il carteggio tra una nostra lettrice e la psicologa di Stradanove

Gentile esperto, il mio compagno presenta problemi di dipendenza dal gioco. Ha vissuto tutta la vita giocando a biliardo (a soldi), a carte (a soldi) e qualche volta d'azzardo. Non so in che categoria rientri, ma siccome abbiamo avuto due figli ancora piccoli, il suo attaccamento al gioco a poco a poco ha distrutto il nostro rapporto perchè sembra essere la sua unica fonte di piacere.

Nella sua anamnesi familiare la figura del padre è molto debole, anche lui giocatore (non d'azzardo), e figure femminili madre e zia, generose e quasi complici a coprire i debiti di gioco che si sono venuti a creare. Nella mia esperienza di vita con lui ho potuto notare che c'è un problema di dipendenza, perchè ogni qualvolta che gli ho impedito di svolgere questo tipo di vita che lo allontana mentalmente dal senso di responsabilità, problemi col lavoro che va e viene, assenza da casa, mancanza di collaborazione ecc, piomba in uno stato di apatia, depressione, nervosismo e comincia a chiedere di avere uno spazio circoscritto per farsi dice lui "solo una partita di biliardo ogni tanto", ma poi non gli basta mai, e comincia a smaniare, a diventare intrattabile, perchè rientra nel trip. Poi dal biliardo passa alle carte e dalle carte se ha un po' di soldi arriva anche all'azzardo.

Si fa le canne, beve, fuma come un turco, insomma un casino. Ma questo suo stile di vita è incompatibile con il ritmo e le esigenze della famiglia. Lui non capisce questo perchè ha sempre vissuto in un'ambiente che glielo ha permesso (la famiglia di origine). Ora lui se ne è andato di casa dopo un'ennessima discussione, ha detto che lui a casa si sente spento, depresso, senza vita, che è un sacrificio estremo, e ha detto il nostro splendido amore all'inizio è diventato rancore per un "qualcosa" a cui non ha saputo dare un nome.

Ma io so cos'è questo qualcosa. Mi dispiace tanto per bambini ma sento che questo è davvero un problema di dipendenza contro il quale non posso fare nulla. Fare la carceriera non è la mia attività visto che sono una cantante, e voglio vivere in uno stato di libertà e non subire più la sua incapacità di vivere una vita più piena e ricca di interessi.

Vorrei sapere se c'è ancora una speranza di cura per lui, o se è irrecuperabile come tanti mi dicono.

Grazie per l'attenzione, saluti.

F.

Gentile F., è possibile uscire dalla patologia di dipendenza, ma spesso è necessario farlo attraversando un lungo percorso fatto di salite e ricadute. E poi bisogna volerlo. Il suo compagno, il padre dei suoi figli, forse non ne è ancora consapevole e lei, come dice, non può diventare la sua carceriera.

Sicuramente, però, può tutelare i bambini e se stessa in questa difficile situazione familiare e, così facendo, darà al suo compagno un chiaro segnale di non copertura del suo problema. A volte la motivazione a cambiare scaturisce da posizioni inequivocabili, non ambigue, dei familiari. Se crede, può riscrivere. Cordiali saluti,

Dr.ssa M. Durante

Psicologa

Gentile dottoressa, la situazione odierna è che il mio ex compagno non solo non è consapevole della gravità della sua situazione psicologica, ma è lui che ha scelto di andarsene da me e dai figli perchè come dice non può darmi quello di cui ho bisogno, è in pratica fuggito dalle sue responsabilità, ha scelto la sua vecchia vita e il gioco, ha una zia e un padre che lo accudiscono come hanno sempre fatto e in questo modo mi ha dimostrato tutta la sua miseria.

Nonostante l'amarezza per la mia incoscienza di averlo scelto come padre dei miei figli, che non avranno mai un vero padre, sento che per noi sia molto meglio stare lontani dalla sua distruttività e superficialità. Io non credo che potrà mai riuscire ad uscire dalla sua dipendenza perchè lui sembra felice così.

Mi chiedo come devo comportarmi con i miei figli, cosa dire quando mi fanno domande come "è una cosa importante il padre?" o "parliamo di papà", sono piccoli (6 e 4 anni) ma già capaci di giudizio e mi sembra che stiano facendo già lo sforzo di inquadrare questo abbandono. Sono afflitta per loro, perchè la mancanza di amore, dell'esserci, è evidente. La prego di darmi qualche consiglio su come devo comportarmi con i miei figli su questo argomento, cosa dire. Grazie per la sua attenzione. Saluti,

F.

Salve F., mi chiede consigli sul comportamento di tutela da tenere con i suoi bambini. Non sarebbe corretto da parte mia entrare nel merito della sua vicenda personale e familiare, ma certo le sue richieste di consulenza sono legittime.

Sicuramente nella sua città esistono servizi di consultazione che tutelano i minori (Servizi Sociali Comunali o Servizi di consulenza psicologica o Consultori Familiari) a cui rivolgere una richiesta di sostegno in questo momento delicato. Un altro aspetto che merita attenzione è la parte economica: il padre dei bambini è tenuto come lei al loro sostentamento. Forse un legale potrebbe chiarirle quali sono i diritti dei bambini e come fare a tutelarli.

Prima di salutarla, un'ultima indicazione valida in linea generale: i bambini non devono sentirsi responsabili dell'allontanamento del padre, non sono cattivi o inadeguati, e sarebbe bene sapessero che il loro padre li ama anche se non può occuparsi di loro e li affida completamente alla mamma.

La aspetta un compito educativo molto difficile e delicato: rendere presente un padre che non c'è, far sì che i bambini non lo giudichino e, se ci riesce, mantenersi in contatto con lui per la sua parte di genitore anche se vivete separati. Cosa dire ai bambini potrebbe essere una decisione da condividere con lui.

Dr.ssa Marilena Durante

Psicologa