Intervista al team di Focus Lab: “Il nostro mestiere è aiutare le organizzazioni a vedere il futuro”

Il 27/11 l'Associazione per la RSI di Modena festeggia il suo decimo anniversario, e per l'occasione la redazione intervista il team di Focus Lab per un punto di vista “giovane”

Intervista al team di Focus Lab: “Il nostro mestiere è aiutare le organizzazioni a vedere il futuro”

Da quanto tempo lavori in questo settore e che studi hai fatto per arrivare qui? É un percorso che consiglieresti?


Matilde, 27 anni: In realtà non lavoro nel settore da tanto. Sono entrata a Focus Lab un anno e mezzo fa, dopo aver studiato Economia e aver conseguito un Master in Gestione delle Imprese Sociali. Penso che il mio percorso si sia rivelato adatto a lavorare in questo settore, in quanto mi ha consentito di affrontare sia temi economici che temi sociali, permettendomi così di concepirli non come mondi separati ma in modo integrato. In generale consiglierei percorsi che promuovano questo tipo di approccio, ma probabilmente ora come ora è anche possibile scegliere facoltà e percorsi più mirati, dal momento che la sostenibilità e la RSI sono e saranno sempre più temi di interesse per tutti.

Loris, 33 anni: Lavoro sul tema della sostenibilità da quasi dieci anni. Prima di laurearmi ho collaborato per circa un anno con un centro ricerche di Reggio Emilia su pratiche di agricoltura sostenibile, poi sono entrato in Focus Lab. Qui in oltre otto anni ho seguito circa settanta progetti di sostenibilità con aziende, enti pubblici, università, scuole, associazioni di categoria e molte altre organizzazioni. Nel 2010 mi sono laureato in Scienze Ambientali presso l’Università di Parma, che quando iniziai rappresentava un percorso abbastanza “strano” e fuori dai classici schemi “ingegneria - medicina - giurisprudenza”. Oggi, con il crescere dell’interesse su questi temi, si può dire che questa scelta appaia più normale. Certamente consiglio di interessarsi di questi ambiti, anche se sono molto ampi. Si può spaziare dalla ricerca teorica e applicata sugli ecosistemi, al diritto ambientale, alla gestione della sostenibilità dei sistemi produttivi: tutto rientra in questo “mondo” e deve essere considerato in modo trasversale da professionisti che riescono a vedere le cose in modo integrato.

Occuparti di questi temi ha cambiato il tuo modo di pensare al futuro?


Matilde: Sì, sicuramente mi ha reso molto più sensibile a tantissime tematiche, dal consumo di carne, alla mobilità, alla disponibilità d’acqua in futuro. Mi ha reso consapevole di tanti fenomeni – di cui soprattutto noi giovani subiremo le conseguenze se non verranno prese delle contromisure velocemente – e del fatto che è richiesto uno sforzo collettivo per affrontare i cambiamenti che ci attendono nei prossimi anni.

Loris: Per definizione il termine “sostenibilità” contiene l’elemento del futuro: è la caratteristica di ciò che può sostenersi, e quindi esistere indefinitamente nel tempo. Lavorare in questo ambito significa proprio fare in modo che le organizzazioni e i sistemi che conosciamo possano durare nel tempo, e per farlo in un mondo in vertiginoso cambiamento devono considerare contemporaneamente moltissimi rischi e opportunità di ordine economico, ambientale e sociale. In un certo senso il nostro mestiere è quindi aiutare le organizzazioni a vedere il futuro, o quantomeno alcuni possibili scenari di evoluzione, e a prendere le misure necessarie per sopravvivere e prosperare nei prossimi anni.

Di recente figure come quella di Greta Thunberg stanno diventando sempre più popolari tra i giovani. Pensi che rappresentino una spinta positiva?


Matilde: Credo che a Greta Thunberg vada dato il merito di aver portato l’attenzione sulle emergenze ambientali, di cui la maggior parte delle persone non era a conoscenza. O meglio, il tema del cambiamento climatico era conosciuto anche prima, ma sicuramente non erano chiare né l’urgenza con la quale è necessario affrontare il tema né la vastità del fenomeno e dei cambiamenti che comporterà nel breve termine.

Loris: Penso sia essenziale, ma allo stesso tempo non penso che una singola figura di riferimento possa cambiare le cose. Tendo a vedere lo sviluppo sostenibile come un traguardo molto complesso, che deve essere raggiunto attraverso una transizione epocale del mondo nella sua interezza. Si tratta di un processo storico che ha pochi eguali nella storia moderna. La nostra generazione, oltre a doversi adattare ad un clima diverso e più ostile per la prima volta negli ultimi diecimila anni, dovrà cambiare modo di spostarsi, di abitare, di mangiare. Come in tutte le “rivoluzioni” ci sono momenti chiave e persone chiave che spingono verso il cambiamento. Certamente Greta è una di queste, ma non la prima e non l’ultima. Penso che tra molti anni la ricorderemo come la prima di una lunga serie di persone che ci hanno indicato un percorso di cambiamento.

Pensi che oggi ci sia abbastanza consapevolezza sui problemi ambientali?

Matilde: Non penso ci sia abbastanza consapevolezza, soprattutto considerato l’impatto che hanno e avranno i cambiamenti climatici sulla nostra generazione e sulla nostra vita quotidiana. Ad esempio parliamo di danni all’economia, grandi difficoltà per l’agricoltura, danni alle infrastrutture per eventi meteorologici estremi… solo per citare alcuni effetti. Ultimamente si è dato più spazio a questi temi nei media e nella comunicazione italiana, quindi non penso che ci sia totale inconsapevolezza su queste problematiche. Ma sicuramente se ne potrebbe parlare di più.

Loris: Rispetto ai miei coetanei, di certo la consapevolezza e il “sentito dire” su questi temi sono cresciuti e in aumento, ma non è sicuramente sufficiente. Molti aspetti sono conosciuti in modo superficiale e stereotipico, a volte anche snobbati. Si tende a seguire il tema di moda nel momento in cui emerge, per poi dimenticarsene pochi giorni o mesi più tardi. Lavorando da qualche anno anche con le scuole, in particolare superiori di alcuni istituti di Modena, nutro invece molta più fiducia nelle generazioni successive alla mia: noto molta più consapevolezza, non solo sui temi dello sviluppo sostenibile, ma in generale su tanti altri aspetti dell’attualità, del “come funziona il mondo”. Quasi come se nascere in un periodo complesso abbia rafforzato in loro la capacità di essere cognitivamente più pronti.

Non sono del settore, ma voglio comunque saperne di più. Come faccio? Mi consigli delle fonti?

Matilde: Molte delle fonti più complete sono in inglese, ne cito solo alcune. La prima che mi viene in mente è il Global Compact Network, un'iniziativa delle Nazioni Unite nata con lo scopo di incoraggiare le aziende ad adottare politiche sostenibili e in linea con la responsabilità sociale d'impresa. L'organizzazione opera anche in Italia. Sono interessanti anche il World Economic Forum, che ultimamente pubblica molte notizie relative alla sostenibilità, e il World Business Council on Sustainable Development, un'organizzazione internazionale formata da più di duecento aziende e un unico obiettivo: raggiungere i diciassette obiettivi dell'Agenda 2030 lavorando su sei aspetti chiave dell'economia. Consiglio di dare un'occhiata anche a SustainAbility, una grossa società di consulenza che fornisce servizi sul tema della sostenibilità. Suggerisco anche un libro: "L'utopia sostenibile" di Enrico Giovannini, ex-presidente dell'ISTAT, perché riesce ad essere approfondito e divulgativo al tempo stesso.

Loris: Le fonti sono potenzialmente infinite e si rischia di perdere molto tempo, quindi bisogna selezionare. Oggi la “bussola” principale per capire dove andrà il mondo dello sviluppo sostenibile, e speriamo il mondo in generale, si chiama Agenda 2030: è una lista di 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030, ratificati nel 2015 da 193 paesi aderenti alle Nazioni Unite. Ci sono tutti i temi importanti: aspetti sociali, ambientali ed economici. Ogni obiettivo ha vari sotto-obiettivi (traguardi), che sono complessivamente 169. Basta leggerli velocemente per avere una visione concreta del mondo sostenibile che tutti vorremmo. Restano dieci anni per raggiungere questi 17 Goals, e oggi la forza globale che spinge in questa direzione comincia ad essere molto rilevante, ma resta tantissimo da fare da parte di governi, imprese e singole persone.  L’Italia è in prima linea: è stata approvata una Strategia per lo Sviluppo Sostenibile e si è creata un'enorme rete di organizzazioni chiamata ASviS, l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Questo sito è una fonte infinita di informazione e ispirazione per chi vuole saperne di più.


La Redazione di Stradanove ringrazia Matilde Gorni e Loris Manicardi per la gentilezza e la disponibilità dedicateci durante l'intervista.

A cura di

Laura Pergreffi

Con la collaborazione di

Elisa Zanetti

dicembre 2019