"Includete i ragazzi, fateli partecipare attivamente, cercate di ascoltarli di più"

L'intervista a Francesco Martinelli, Presidente della Consulta provinciale degli studenti di Modena.

"Includete i ragazzi, fateli partecipare attivamente, cercate di ascoltarli di più"

Membro attivo della Rete Studenti Medi, politicamente impegnato e, non da ultimo, Presidente della Consulta degli Studenti per la provincia di Modena. Quando qualcuno insinua che i giovani oggi non hanno voglia di mettersi in gioco, bisognerebbe presentargli ragazzi come Francesco Martinelli, che a settembre frequenterà l’ultimo anno del Liceo San Carlo-Muratori di Modena.

"La Consulta è un organo istituzionale di rappresentanza degli studenti a livello provinciale” ci spiega "e nasceva con una funzione un po' più politica, rispetto a quella che assume adesso. Dopo varie riforme è diventata soprattutto un raccordo tra la rappresentanza d'Istituto e l'Ufficio Scolastico Provinciale e col tempo ha iniziato a occuparsi anche di organizzare attività culturali di tanti tipi".

Le attività culturali

Subentrato nell'incarico ad Alessio Dondi lo scorso anno, Francesco di iniziative culturali ne ha seguite parecchie con una particolare sensibilità al tema dell’antimafia: "Abbiamo fatto un percorso con la Rete degli Studenti Medi e il 21 marzo, Giornata della memoria per le vittime delle mafie, siamo andati a Rimini dove è stata organizzata una manifestazione regionale”. La Giornata della Memoria "un grande classico della Consulta" che ha visto coinvolto un Prof. del Selmi, esperto del tema della Shoah. Le celebrazioni per il 25 aprile con  l’ANPI,. Proprio in quest’occasione Francesco ha tenuto il suo primo discorso in una cerimonia ufficiale e di fronte a un grande pubblico. “È stato emozionante” ci racconta “una bella esperienza, anche molto formativa. Molte volte noi ragazzi non siamo abituati a parlare davanti a un pubblico. Preparare un discorso di una certa durata, strutturato è diverso dallo scrivere un tema e, inoltre, parlare davanti a tante persone non è semplice: devi saper gestire i tempi e il fiato”.

Le difficoltà organizzative non mancano: scuole poco informate che non eleggono i propri rappresentanti di Consulta e rappresentanti che spesso per motivi logistici fanno fatica ad essere presenti a tutte le  attività. “A ranghi completi in Consulta saremmo quasi una settantina, 65 circa, concretamente eravamo una cinquantina, che è comunque un buon numero. È complicato gestire tutti questi ragazzi, anche per incontrarsi: facciamo almeno un’ assemblea al mese ma non è semplice perché molti, ad esempio, venendo dalla bassa o dalla montagna fanno fatica con i trasporti".

Le criticità dell'alternanza scuola-lavoro

Tanti i punti messi in programma durante la campagna, al primo posto l’alternanza scuola-lavoro. "Abbiamo portato avanti un programma con la rete di monitoraggio tra gli studenti con dei questionari (400 circa) , il tutto fatto da studenti”. I punti critici emersi dal sondaggio sono stati poi esposti alla Dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale per elaborare insieme delle soluzioni. “Abbiamo proposto di creare un osservatorio sull'alternanza per risolvere i problemi più contingenti ed emergenziali, ma anche per trovare delle linee-guida e cercare dei percorsi che siano stati virtuosi per poi proporli anche nelle altre scuole”. Tra le altre iniziative, anche la proposta di uno statuto sui diritti e i doveri degli studenti in alternanza, che, come ci spiega Francesco “teoricamente doveva uscire a livello nazionale solo che è un annetto e mezzo che è fermo quindi abbiamo scelto di metterci un po‘ avanti e poi integrarlo”.

Tra i problemi riscontrati dai ragazzi in alternanza scuola-lavoro “quello più frequente è la non attinenza dei percorsi con i loro ambiti di studio, quindi un’esperienza poco formativa in questo senso. Abbiamo avuto anche casi di ragazzi che venivano delegittimati e impiegati in mansioni frustranti come svuotare il cestino e i posacenere, nonostante avessero competenze molto diverse. Frustranti perché non dico che un ragazzo si aspetti l’esperienza della vita però si aspetta che siano  settimane intensive e con attività che abbiano un minimo di ritorno. Poi abbiamo avuto ragazzi che non facevano percorsi sulla sicurezza, che non sapevano dove sarebbero stati mandati o che venivano mandati lontani da casa loro e non venivano rimborsati dei costi del biglietto". Tante piccoli dettagli che nel complesso rendono negativa l’esperienza. Ovviamente, la situazione non va generalizzata, sottolinea: "alcuni istituti erano già organizzati prima che diventasse obbligatoria e quindi non hanno avuto troppi problemi, altri, che invece si erano ritrovati alla prima volta senza la dovuta preparazione".

Una corretta comunicazione sulla Buona Scuola

Implementare l’informazione nelle scuole e tra le scuole è uno dei compiti che ha maggiormente impegnato la Consulta. Non solo per far sì che le elezioni dei suoi membri venissero completate in tutti gli Istituti, ma anche per fare chiarezza su alcuni argomenti importanti per gli studenti. Tra i più recenti quella relativa alle deleghe della Buona Scuola votate in Parlamento: “abbiamo lavorato facendo informazione, spiegandole ai rappresentanti di Consulta che hanno riferito ai Rappresentanti d’Istituto per fare un minimo di chiarezza sui vari punti. Le deleghe votate dovevano essere 6, ma dopo varie discussioni non sono state votate, come per esempio quella famosa sul 6 politico – la media complessiva del 6 permetteva di accedere all'esame. Molte volte ci sono informazioni che i ragazzi danno per certe ma non sono vere e  si ritrovano a scoprirlo a un mese dall'esame".

I problemi delle scuole modenesi

Non meno impegnativo il ruolo di raccordo tra le varie scuole della provincia e la rilevazione di tutte le problematiche, che, spiega Francesco, a Modena hanno la peculiarità di essere fortemente localizzate: "ci sono scuole che hanno criticità specifiche: il Venturi, il Sigonio e il Cattaneo, ad esempio, hanno problemi di spazi, le classi sono piene, il Venturi è diviso in quattro sedi. Al Corni, invece, abbiamo riscontrato problemi con il riscaldamento. Il problema massimo è quello delle strutture, comunque”. Una questione che influisce anche pesantemente su attività come le assemblee d’Istituto: “in particolar modo nelle scuole grandi non si riesce a trovare un posto in cui ospitare tutti i ragazzi senza far pagare troppo o del tutto. Teoricamente ci sarebbe l’aula magna del Guarini, se non sbaglio che ospita 800 persone, però è in fase di ristrutturazione perciò non ospita più le scuole esterne. Rimane il Forum Monzani che però è a pagamento. Noi del S. Carlo tendiamo a farla sempre in aula magna ma solo con i rappresentanti. In alcune scuole bisogna dividere gli studenti in turni o su più giorni perciò diventa piuttosto brigoso comunicare efficacemente quello che fai”.

Un nuovo approccio con i ragazzi

Il sistema della Consulta – che si riunisce ogni tre mesi a livello regionale e una volta l’anno a livello nazionale nel CNPC – funziona? Senza dubbio, ammette Francesco "avrebbe bisogno non dico di essere stravolto ma di essere un attimo aggiornato e rimesso in sesto". Un argomento più volte emerso non solo dalle riunioni regionali, ma soprattutto in quelle nazionali: “l‘Assemblea nazionale fa uscire molti problemi comuni e dà delle proposte concrete, anche se a volte  come tutte le grandi assemblee può peccare di faziosità. Vengono fuori delle belle proposte ed è un peccato che spesso non vengano ascoltate”. C’è una certa amarezza nelle considerazioni di Francesco che spiega: “Spesso si incontra un muro, si fa fatica a comunicare con il Ministero. Sembra quasi ci trattino come ragazzini che  si possono esprimere, ma restando nei loro spazi, senza interferire nelle cose dei grandi: una cosa che da ragazzo che si interessa ed è molto attivo nelle associazioni mi dà parecchio fastidio. Vedo pochi ragazzi in prospettiva che si interessano e si lanciano, ma che spesso hanno idee più grandi e innovative e a contatto con la realtà rispetto ad alcuni adulti". Bisogna cambiare l’approccio con i ragazzi, è un dato di fatto, sebbene la vecchia scuola spesso faccia fatica ad accettarlo o addirittura a comprenderlo. "L'assemblea o la lezione frontale non funzionano più. É necessario elaborare un modo nuovo, con workshop e laboratori, e fare in modo che i ragazzi siano partecipi, che vengano proposte cose fatte dai ragazzi per i ragazzi”.

Francesco porta l’esempio di Andrea De Carlo con il quale la Consulta spera di avviare una collaborazione a partire dal prossimo anno. Studente del Selmi,  autore di “Bianca Neve” e promotore di un progetto nelle scuole e del concorso "We Are Modena" per ragazzi dai 14 ai 20 anni, De Carlo “è partito facendo delle cose sue, ci ha messo impegno e voglia ed e riuscito a portare il suo progetto in modo innovativo ai ragazzi. Io l’ho apprezzato molto perché non ha pensato chi me lo fa fare? Tanto non serve a niente. È una cosa che lui ha voluto fortemente, in cui ha creduto e ha trovato un modo per portarlo ai ragazzi. Perché l’ha pensato un ragazzo. Io capisco la difficoltà degli adulti a capire il mondo di ragazzi che hanno lo smartphone quando loro avevano a malapena il computer ".

A questo proposito, parliamo anche della ricerca condotta dal Centro Ferrari di Modena sull'utilità di utilizzare gli smartphone a scopo didattico nelle scuole: "io ho prof che, fornendo molto materiale interattivo sulla mail, ci  permettono di usarlo nel caso manchi il foglio cartaceo in classe per seguire. Perciò se utilizzato in modo intelligente ha senso ed è utile. La mia generazione è nata e cresciuta con gli smartphone e bollarli come qualcosa di negativo a priori è sbagliato. Certamente  ci vuole un limite, può essere utile ma come integrazione non sostituzione".

Adulti e studenti, interlocutori alla pari

Una distanza generazionale che va coperta coinvolgendo direttamente i ragazzi, mettendosi alla pari con loro, non criticandoli a priori, come Martinelli aveva già sottolineato nel suo discorso scritto per le celebrazioni del 25 aprile: "smettiamola di trattare i ragazzi come persone che devono crescere, maturare, perché li allontaniamo, molto di più di quanto non lo siano già, da tutto, dalla politica, dall'associazionismo".

Nel suo ultimo libro, “L’arte di essere fragili”, Alessandro d’Avenia scrive: “in quest’epoca si parla tanto di adolescenti, ma si parla troppo poco con gli adolescenti”. E allora ascoltiamoli, a partire da Francesco Martinelli: “Includete i ragazzi, fateli partecipare attivamente, cercate di ascoltarli di più senza porvi in una condizione di superiorità. A volte succede anche involontariamente, per riflesso genitoriale, che l‘adulto ascolta ma solo per poi trarre le conclusioni e il filo del discorso  dall’alto di chi ne sa di più, senza confrontarsi. In un rapporto alla pari nessuno ha delle scuse più per lamentarsi: si discute insieme dei problemi e si cerca una soluzione“.

Intervista di Angela Politi

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