VELINA O CALCIATORE, ALTRO CHE SCRITTORE!, GORDIANO LUPI

Il difficile mestiere di scrivere

VELINA O CALCIATORE, ALTRO CHE SCRITTORE!, GORDIANO LUPI

Se è vero che già due millenni addietro c’era chi pretendeva di farsi scrittore senza averne alcuna dote, come un certo Volusio, la cui opera Catullo definiva “cacata charta”, è altrettanto vero che in Italia, da molti decenni, una tale pretesa dilaga, infestando grandi e piccole librerie, alimentata dal monopolio e dalla mercificazione estrema del libro da parte di editori capaci di creare dal nulla fenomeni letterari, attentissimi allo stile che va di moda.


   Con “Velina o calciatore, altro che scrittore!”, Gordiano Lupi dice la sua, lasciando “pur grattar dov’è la rogna”, su alcuni aspetti della letteratura italiana contemporanea, sul mondo dell’editoria e dintorni, dà sfogo, in stile maremmano, alla rabbia, alla disillusione, alla stizza, oramai incontenibili, mentre accompagna il lettore in una galleria di quadri spesso privi di tela, poche volte nobilitati da consolanti espressioni artistiche.


   Gordiano Lupi addita la generale mancanza di cultura come fertile terreno per la diffusione di libri inutili, ovvero del niente vestito di carta, di “scrittori panettone”, veline, calciatori, cantanti, attori, politici, ecc.; un niente incentivato dagli editori, strombazzato dalla critica che conta, sponsorizzato su quotidiani e in narcisistiche ospitate televisive.


   L’autore dissacra miti letterari (A.Bevilacqua) che pretendono trasformare in oro ciò che toccano, ma rende omaggio alla serietà disinteressata dei grandi, all’indipendenza editoriale di Marcello Baraghini e all’avanguardismo culturale di Luciano Bianciardi, riconosce il valore del bello nelle opere di Dario Flaccovi e di Luigi Bernardi, distingue nettamente i capolavori di un Garcia Marquez  dal suo ultimo lavoro “Memoria delle mie puttane tristi”, in cui c’è assenza di validi contenuti, si entusiasma di fronte al fenomeno Silvia Avallone che, a soli venticinque anni, scrive un vero romanzo, “Acciaio”, materiato di valori, sentimenti, drammi profondi.


   Gordiano Lupi condivide con Flaccovi l’idea che la provincia sia ideale campo di osservazione sociale e umana e che, al tempo stesso, consideri tipo strano, sconfigga e distrugga lo scrittore, oppure lo consegni velocemente all’oblio, com’è avvenuto per Aldo Zelli.


   Si tratta di un rapporto di odio-amore verso la provincia, dove il difficile lavoro di piccoli editori e l’ostinazione di piccoli librai danno voce a chi non ne ha, ma, anche dove abbondano scrittori che si credono nuovi Proust, o che si dimostrano irriconoscenti verso chi li ha scoperti.


   Emerge un pessimismo sulla speranza di un cambiamento, un’amara disillusione sul mestiere dello scrittore, che si scontra con l’orgoglio dello stesso autore di avere all’attivo una varia e vasta produzione letteraria, di pubblicare per Acar, Eumeswill e Rizzoli, di aver tradotto Alejandro Torreguitart e Yoani Sànchez, con la soddisfazione di essere Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, di ricevere la riconoscenza di Gianfranco Franchi e di Marco Balestracci, una volta passati da “Il Foglio letterario” ad altre riviste. Altro che “Uno scrittore alla frutta”, prossimo a deporre le armi!


   Gordiano Lupi conferma le sue consolidate scelte di campo nel difficile mestiere di scrivere: “Meno male che non sono Baricco, così posso scrivere cosa cazzo mi pare senza problemi di marketing”. Ed ecco che, sempre con “l’abito fiero” e con lo sdegno del maremmano doc ,  dedica il suo lavoro ad un “editore anarchico e ribelle”, nemico dell’editoria di mercato, “uno tipo me... la solita testa di cazzo senza peli sulla lingua...”.

Gordiano Lupi, Velina o calciatore, altro che scrittore!, Edizioni Historica, pagg. 118, euro 13, 50