SPECCHIO INFRANTO, MERCÉ RODOREDA

Mercè Rodoreda compone i frammenti della vita di una famiglia, che riflettono come in uno specchio gli incanti e i disinganni, il peso della nostalgia e il senso dell'effimero

SPECCHIO INFRANTO, MERCÉ RODOREDA

A volte una casa è la protagonista di un romanzo. Non ce ne rendiamo conto subito, presi dalle vicende dei personaggi che entrano ed escono dalle sue stanze. Finché poi uno dopo l’altro questi personaggi escono di scena e la casa è ancora lì. Non identica a come era. Perché anche la casa ha vissuto e respirato, ha amato e ha sofferto degli amori e delle sofferenze di chi ci ha abitato. Anche la casa porta su di sé i segni del tempo.

E forse, come abbiamo coniato il termine di painting fiction per romanzi come “L’orecchino di perla”, o music fiction per altri come “Sinfonia Leningrado”, dovremmo creare il genere della house fiction per libri come “Howards End” di Forster, o “The remains of the day” di Katzuo Ishiguro, o questo, bellissimo, “Specchio infranto” di Mercé Rodoreda.

“Dio mio, sembra un castello”, esclama Teresa quando vede per la prima volta la casa che il marito Salvador Valldaura ha comprato per lei. Perché è grandissima, con le torrette e i tetti di maioliche verdi, l’edera che si arrampica sui muri- niente è abbastanza bello per lei, una donna affascinante che ha saputo vendere molto bene la sua bellezza. Sua madre faceva la pescivendola, a Teresa era bastato un errore per capire che doveva agire diversamente se non voleva finire anche lei a vendere pesci.

Meglio prendere un grosso pesce all’amo: aveva accalappiato un uomo anziano e ricco che stravedeva per lei, lo aveva sposato e con i soldi di lui aveva pagato il mantenimento del bambino nato per sbaglio, il figlio dell’amore. Gli uomini anziani hanno la tendenza a lasciare presto delle giovani vedove e Teresa aveva accettato la proposta di matrimonio di Valldaura, un prestante diplomatico.

“Specchio infranto” è il romanzo più ‘ampio’ tra quelli della scrittrice catalana che in genere ama focalizzare la sua attenzione su un personaggio femminile di spicco. E’ vero che qui giganteggia la figura di Teresa, ma è circondata da una miriade di altri personaggi, protagonisti di volta in volta di capitoli che hanno spesso il loro nome nel titolo in corsivo tra parentesi, e sono tutti importanti. Tutti- il marito Salvador, la figlia Sofia, il marito di questa, i tre bambini di cui solo due diventano grandi, le numerose donne che fanno parte della servitù della casa, il notaio- hanno il loro ruolo in questa saga famigliare che si srotola per un tempo abbastanza lungo da testimoniare come possa girare la ruota della fortuna, come si possa raggiungere un’altezza spettacolare e poi precipitare nel baratro. E’ quello che accade ai Valldaura che, con il matrimonio di Sofia, diventeranno i Valldaura Farriols. Quasi che nessuno possa sottrarsi a pagare il conto, ad un certo punto, senza imbrogliare.

E allora Teresa- che abbiamo imparato ad ammirare per la sua capacità di cambiare ed occupare degnamente in società il posto ottenuto con il matrimonio- sconterà i suoi tradimenti, il marito di Sofia pagherà la colpa per aver portato in casa la figlia illegittima, mentendo sulla sua identità e facendola crescere insieme agli altri due figli, pagherà in un’unica rata il conto per le assenze, le menzogne, gli amoreggiamenti.

Quando la morte entra nella casa che sembra un castello, entra dal cancello principale, fa le sue vittime e si lascia dietro disperazione e la rovina di altre vite. E’ l’inizio della fine, per la famiglia, per la servitù, per la casa. Come quando le luci si spengono una dopo l’altra, alla fine della festa, e le finestre rimangono buie. Resta una delle donne di servizio a fare la guardia alla casa quando Sofia, rimasta sola, fugge in Francia per allontanarsi dalla guerra. E possiamo immaginare lo scempio che faranno gli uomini che requisiscono la casa per uso militare.

È bella l’immagine dello specchio infranto che dà il titolo al romanzo- lo specchio di Teresa, incastonato in una cornice d’argento con le rose che va in pezzi. La vita si riflette nei frammenti dello specchio, uno scampolo di tempo in ogni spicchio. Il romanzo di Mercé Rogoreda si riflette nei frammenti, un personaggio in ogni pezzo, lo specchio come la casa che li conteneva e che ora non c’è più.

Mercé Rodoreda, Specchio infranto, Ed. laNuovafrontiera, trad. Giuseppe Tavani, pagg. 305, Euro 17,50