SFIDA CRUCIALE, ARNALDUR INDRIÐASON

Una lettura pacata e ricca di atmosfera, con un mystery intrigante e un ispettore a cui la sofferenza ha insegnato che la vittima ha più importanza delle contese politiche

SFIDA CRUCIALE, ARNALDUR INDRIÐASON

Estate 1972. Chi non sapeva neppure dove fosse l’Islanda, chi la confondeva con l’Irlanda, ora sa dov’è, sa anche che la sua capitale è Reykiavik. Gli occhi del mondo sono puntati sull’Islanda dove si giocherà il campionato del mondo di scacchi e i due avversari saranno nientedimeno che il russo Spasskij, detentore del titolo, e l’americano Fischer. Russia contro America sulla scacchiera- e non solo.

È come se i due colossi si fronteggiassero all’aperto dopo anni e anni di scaramucce, tensioni e ostilità. Mentre Fischer recita la parte del divo bizzoso e lascia tutti con il fiato sospeso- verrà? non verrà? Quale altra richiesta ha avanzato adesso?- e Spasskij ostenta una calma olimpionica, un ragazzo di diciassette anni viene trovato morto in una sala cinematografica. E’ stato accoltellato. La cartella che aveva sempre con sé è scomparsa, sarà ritrovata, macchiata di sangue e vuota, in un’auto parcheggiata fuori del locale. Era un bravissimo ragazzo, un poco indietro rispetto ai suoi coetanei per una caduta fatta da piccolo, era appassionato di cinema, non perdeva un film. E, di nascosto, registrava l’audio dei film che vedeva.

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“Appartenevamo alla sezione scandinava del Komintern e Viðar frequentava un corso alla Scuola leninista” raccontò Hrefna. “Lì insegnavano propaganda. La scuola si rivolgeva ai futuri attivisti comunisti, agli stranieri che sarebbero tornati in patria e avrebbero partecipato all’organizzazione delle attività di partito. Credo che non gli fosse piaciuto quello che aveva visto e sentito a Mosca, ma se è così non l’ha mai dato a vedere. Soprattutto quando erano cominciate le persecuzioni contro i cittadini stranieri. E’ stato allora che sono tornata in Islanda di corsa.”

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Il nuovo romanzo di Arnaldur Indriðason interrompe la sequenza temporale degli altri libri, è come un flash-back che ha per protagonista un ispettore che nel tempo presente delle altre storie è già morto, una persona che Erlendur Sveinsson- personaggio principale di quasi tutti gli altri romanzi, l’ispettore specializzato nei casi di persone scomparse, perseguitato dal ricordo ossessivo del fratellino svanito in una notte di tormenta- ricorda come una sorta di tutore, un maestro a cui deve molto. Si tratta di Marion Briem, ‘chiacchierato’ dai poliziotti della centrale perché ha un divano nel suo ufficio: è forse perché ha avuto la tubercolosi e ha spesso bisogno di sdraiarsi per riposare?

Ormai sappiamo che una delle caratteristiche dei romanzi di Arnaldur Indriðason è quella di avere una traccia gialla da seguire, ma di ruotare, poi, intorno ad altro, di scavare nella personalità dei personaggi che appaiono sulla scena, mettendo a fuoco a volte un ispettore o un commissario, o un suo aiuto, o qualcun altro che il caso su cui si indaga porta in primo piano e, nello stesso tempo, tracciare per noi un panorama storico e geografico dell’Islanda.

In “Sfida cruciale” l’interesse dell’autore (e quello del lettore) è rivolto verso tre filoni- il ragazzo che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato, i due campioni di scacchi e Marion Briem. Appare subito chiaro che il ragazzo è stato ucciso perché deve aver registrato una conversazione che non era per le sue orecchie, insieme alla colonna sonora del film. Gli spettatori non erano più di una quindicina, non dovrebbe essere difficile individuare le presenze anomale. C’era forse un terzo uomo che sorvegliava fuori dal cinema, fumando sigarette russe?

Qualcuno aveva detto ‘Excuse me’, urtando un altro spettatore: l’incontro segreto era tra un russo e un americano? Aveva a che fare con la partita travagliata che tutti seguivano sugli schermi? O sulla disputa per le acque territoriali? Marion Briem sa più di quello che condivide con il collega, anche se entrambi brancolano nel buio fino quasi alla fine. E intanto, in una serie di flashback di questo romanzo flashback, apprendiamo dell’infanzia solitaria di Marion che il padre non ha mai riconosciuto e che ha passato anni in un sanatorio prima in Islanda e poi in Danimarca. Marion è sempre stato un personaggio misterioso: chi, come me, ha pensato finora che fosse una donna, deve ricredersi. Ad un certo punto qualcuno domanda che nome sia, Marion, potrebbe andare bene sia per un uomo sia per una donna. Anche il suo cognome non dà indicazioni, in quanto è quello di un nonno danese.

In Islanda il cognome è un patronimico che cambia se i figli sono maschi o femmine- più chiaro di così... La traduzione italiana ha dovuto fare una scelta, perché sarebbe stato impossibile aggirare tutte le concordanze (ha scelto il maschile), ma in altre lingue- islandese compreso- l’ambiguità può essere mantenuta con un abile gioco di prestigio.

Se cercate un thriller ad alta tensione, ricco di colpi di scena, “Sfida cruciale” non fa per voi. Se vi piace una lettura pacata e ricca di atmosfera, con un mystery intrigante e un ispettore a cui la sofferenza ha insegnato che la vittima ha più importanza delle contese politiche, leggete Arnaldur Indriðason.

Arnaldur Indriðason, Sfida cruciale, Ed. Guanda, trad. Silvia Cosimini, pagg. 333, Euro 18,00