PRESAGIO, ANDREA MOLESINI

Il romanzo mescola il rombo della Storia con il sospiro e il languore delle storie private, intreccia le vite di personaggi realmente esistiti con figure di romantica invenzione

PRESAGIO, ANDREA MOLESINI

Fine di luglio 1914. L’Europa ha il fiato sospeso. Un mese prima, a Sarajevo, l’arciduca ereditario di Austria e Ungheria Francesco Ferdinando era stato assassinato da Gavrilo Princip, diciannovenne membro di un gruppo nazionalista serbo-bosniaco, e l’Austria aveva consegnato l’ultimatum alla Serbia: se fosse stato accettato, la Serbia sarebbe divenuta un protettorato austro-ungarico.

Al Lido di Venezia, nel microcosmo dello splendido albergo Excelsior, le voci sulla possibilità della guerra sono solo sussurrate. Nessuno vuole crederci, nessuno è pronto a rinunciare ai privilegi che- questo è certo, lo può capire chiunque- una guerra spazzerebbe via, insieme al mondo finora conosciuto. E la vita continua come al solito, tra esibizioni di vestiti e gioielli, coppe di champagne, caffè al Florian, in piazza san Marco. Tra la gente comune il timore è ancora maggiore: si sa che i giovani verrebbero chiamati alle armi e si sa pure che sono proprio i figli del popolo ad essere mandati avanti, ad essere falciati per primi dalle palle dei cannoni.

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Margarete fissò il commendatore mobilitando tutto l’azzurro dei suoi occhi. - Per gli alberghi la guerra non è un affare.

- Se l’Europa dovesse saltare per aria, se la Francia, la Germania, la Russia…non sarebbe dura solo per i miei alberghi.

- Eppure qui, come a Vienna e a Parigi, si respira un’aria frizzante. Sono stata al Caffè Florian, oggi, per vedere un’amica. C’è come un entusiasmo mal trattenuto fra le persone di una certa cultura, c’è la voglia che succeda qualcosa… d’importante-.

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Su questo sfondo cupo come un cielo carico di nubi da temporale, Andrea Molesini traccia il disegno della sua storia nel romanzo breve dal titolo significativo, “Presagio”, un microdramma nel macrodramma che sta per iniziare. E il contrasto non potrebbe essere più grande, tra l’atmosfera dell’albergo di cui il proprietario, il commendatore Niccolò Spada, è giustamente orgoglioso, tra i colori e le luci della laguna e quel buio che non promette niente di buono.

Tuttavia, la barca che sfiora l’isola di San Servolo, ‘l’isola dei matti’ perché è lì che sorge il manicomio, la fuggevole visione di uno dei poveretti che vi sono ricoverati, sono già un presagio a cui se ne aggiungeranno altri, tutti piuttosto misteriosi fino allo scioglimento finale.

Cherchez la femme: c’è una donna al centro della scena. La marchesa Margarete von Hayek è seducente, disinvolta, anticonformista. Affascinante. E’ lei che lancia l’amo a Niccolò Spada: si può resisterle? Certo che no. Perché vuole da lui dei soldi in prestito? Perché un giornalista francese l’ha seguita a Venezia e che cosa vuole sapere da lei, collegando il suo nome con quello di un suo giovane amico? e- soprattutto- qual è il legame tra Margarete e l’uomo ricoverato a san Servolo che ha cercato di uccidersi più di una volta?

Andrea Molesini scrive molto bene, riesce sempre ad aggiungere un tocco poetico alla sua scrittura, mescola la grande Storia con le piccole storie dei personaggi, inserisce- come già ne “La primavera del lupo”- immagini di animali (in questo caso un leone appare ricorrente in un sogno, il suo ruggito minaccioso come la guerra che si avvicina, gli occhi che non si vedono come ignota è la portata del pericolo) che diventano metafora per qualcos’altro, la lettura del suo libro è molto piacevole. E tuttavia non posso nascondere che “Presagio” è un breve romanzo esile che non raggiunge il livello dei due precedenti che tanto mi avevano entusiasmato.

Andrea Molesini, Presagio, Ed. Sellerio, pagg. 153, euro 12,00