LUNA CALIENTE, MEMPO GIARDINELLI

Una storia intessuta della stessa materia di cui sono fatti gli incubi, la violenza cieca e il lato oscuro dell'essere umano

LUNA CALIENTE, MEMPO GIARDINELLI

È una notte caldissima a Fontana, venti chilometri da Resistencia, capoluogo del Chaco nel nord-est dell’Argentina. Persino la luna è calda. C’è un’oscura minaccia nell’aria, nella cappa che opprime la casa del dottor Tennenbaum, il medico di campagna di cui è ospite il trentaduenne Ramiro Bernárdez, appena tornato in Argentina dopo otto anni in Francia dove si è laureato in legge alla Sorbona. Accadrà qualcosa. Lo avverte Ramiro, lo avverte il lettore non appena- alla quarta riga dall’inizio- appare Araceli ‘come un abbaglio’. Un viso alla Modigliani, capelli neri, occhi scurissimi.

   Araceli ha solo tredici anni. Il suo sguardo languido ne dimostra di più. L’atteggiamento invitante è quello di una donna adulta e conscia del suo fascino. Quando, al momento di andarsene, la vecchia Ford che un amico ha imprestato a Ramiro non parte e il dottore invita il giovane a fermarsi per la notte, il futuro è un destino annunciato.

   Il romanzo di Mempo Giardinelli, riproposto da poco dalla casa editrice laNuovafrontiera, può far pensare solo per un attimo al famoso “Lolita”. In realtà Araceli ha solo in comune la giovane età con il personaggio di Nabokov ed è più spregiudicata della ragazzina americana. Se Lolita finisce per diventare la vittima di Humbert Humbert, in “Luna caliente” Araceli è solo in apparenza la vittima delle voglie di Ramiro. Perché in definitiva, dopo un crescendo di disavventure drammatiche, è Ramiro ad essere la vittima di Araceli: una volta destato l’appetito sessuale della ragazzina, questo non è mai sazio e Araceli sembra tornare ancora e ancora, perfino dal mondo dei morti, come un essere mitologico, per esigere non amore ma sesso.

   Lei ritorna dal mondo dei morti; suo padre, il vecchio dottore ubriaco che aveva giurato a Ramiro che lo avrebbe ucciso, se avesse scoperto che aveva fatto qualcosa di male alla figlia, no. Da carnefice Ramiro diventa vittima (niente affatto innocente, tuttavia), obbligato ad una fuga perenne, ‘inseguito’ dall’amico che si dispera per la sua amata automobile andata distrutta, dai sensi di colpa, dal rammarico per essersi bruciato il futuro brillante che aveva programmato, da Araceli che ha nove vite come i gatti, dalla polizia, infine.

   Ci sono due tipi di automobili Ford nel romanzo di Mempo Giardinelli. Anzi, di un tipo ce n’è solo una, quella che l’amico ha imprestato a Ramirro e che è il vecchio modello del ‘47, simbolo di un passato ben diverso dai tempi in cui si svolge l’azione del libro. Un passato così finito che deve finire anche- e leggerete in quale maniera- l’automobile che lo rappresenta. E poi ci sono le Falcon Ford del 1960 che acquistarono una connotazione cupa negli anni ‘70 in Argentina perché usate dagli squadroni della morte. Un brivido di paura raggelava chiunque abitasse in una casa davanti alla quale accostasse, quasi strisciando, una delle famigerate Falcon verde scuro. Si era fermata anche per Ramiro. E allora l’atmosfera di minaccia che gravava sulla casa del dottor Tennenbaum si estende a tutto il paese in questo romanzo teso tra eros e thanatos.

Mempo Giardinelli, Luna caliente, Ed, laNuovafrontiera, trad. Angelo Morino, pagg. 125, Euro 14,50