LE SORELLE MITFORD, di Mary Lovell

Nel bene e nel male siamo affascinati dalla famiglia Mitford. Perché furono persone fuori dall’ordinario che ebbero esperienze di vita fuori dall’ordinario. (M. Piccone)

LE SORELLE MITFORD, di Mary Lovell

Le straordinarie sorelle Mitford.

Nancy. La scrittrice. Pamela. La nobildonna di campagna. Diana. La moglie di Oswald Mosley, fondatore del partito fascista in Gran Bretagna.

Unity. La stalker (oggi si direbbe così) di Hitler di cui divenne amica intima, forse l’amante. Jessica, la ribelle rossa, la comunista. Deborah, la piccola, scrittrice anche lei, moglie di Lord Andrew Cavendish.

E tendiamo a dimenticare che c’era anche un fratello, il terzogenito Tom, morto nel 1945 a Burma, dove prestava servizio nel Devonshire Regiment. Perché è di loro, delle sei sorelle, che si parla sempre, che hanno fatto parlare e scrivere di sé, che hanno scritto, loro stesse, di sé e della loro famiglia non convenzionale. E forse la spiegazione del fatto che si siano tutte distinte in qualche cosa deve essere ricercata nella famiglia, nei metodi educativi che tutte loro hanno criticato e per cui hanno sofferto, prima di tutto per il rifiuto della madre di permettere loro di essere iscritte a scuola- le ragazze Mitford studiarono (più o meno) in casa con delle istitutrici. Eppure… eppure quattro delle sei sorelle pubblicarono libri o saggi. La biografia delle sorelle, scritta da Mary Lovell, racconta la storia di tutta la famiglia e copre un secolo di Storia d’Inghilterra e non solo. Perché la primogenita Nancy nacque nel 1904 e Deborah, quella che visse più a lungo, morì nel 2014. Una storia appassionante quanto un romanzo. Anzi, sembra di leggere un romanzo del tipo della saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard con il pregio aggiunto che è tutto vero- quando si dice che la realtà supera l’immaginazione.

Basandosi su una accuratissima documentazione Mary Lovell ricostruisce la vita della famiglia, fin dal primo incontro di Sydney quattordicenne con David Freeman-Mitford che avrebbe poi acquisito il titolo di Lord Redesdale, il matrimonio, la nascita dei figli, uno dopo l’altro, la delusione dopo una, due bambine, finalmente un maschietto, poi altre quattro femminucce. Sappiamo tanti dettagli di questa famiglia che è diventata un mito, perché tanto hanno scritto e ricordato loro stesse. Sappiamo della vita parsimoniosa imposta dalla madre, dei giochi, dell’amata Nanny Blor, del linguaggio segreto di Jessica e Unity, dei nomignoli che si affibbiavano l’un l’altra o che venivano dati agli ospiti. La prima a sposarsi, molto giovane, fu la bellissima Diana. Durò pochi anni, finché incontrò Mosley - il loro legame fu uno scandalo, eppure era così forte che, quando, nel periodo di prigionia durante la guerra, fu permesso ai due coniugi di vivere insieme, Diana definì quelli come i giorni più felici della sua vita. Nancy - la scrittrice - fu per anni innamorata di un uomo di cui lei era l’unica a non accorgersi che fosse omosessuale e, dopo, di Gaston Pawleski, braccio destro di De Gaulle (un altro amore infelice). Jessica, non ancora maggiorenne, fuggì in Spagna con il cugino (che poi sposò) per prendere parte alla guerra civile e dopo emigrò in America continuando le sue attività di sinistra. Unity, la tanto discussa Unity che conteneva il suo destino nell’essere stata concepita a Swastika, in Canada, e nell’avere Valkyrie come secondo nome, provò una passione ossessiva per Hitler che ammirò incondizionatamente, si sparò in testa allo scoppio della guerra, non morì ma rimase menomata per i restanti anni di vita.

Nel bene e nel male siamo affascinati dalla famiglia Mitford. Perché furono persone fuori dall’ordinario che ebbero esperienze di vita fuori dall’ordinario. Nonostante le critiche che le figlie facevano ai genitori, ognuna di loro seguì la sua strada scegliendo la propria vita. Vorremmo che fosse una famiglia perfetta e invece ci dispiacciono le incomprensioni e i litigi tra le sorelle nell’età adulta, ci dispiace la fine di Unity e l’incapacità di Diana di riconsiderare la sua ammirazione per Hitler.

Ed. Neri Pozza, trad. M. Togliani, pagg. 638, Euro 21,25

Recensione a cura di

Marilia Piccone

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