LE MIE RIVOLUZIONI, HARI KUNZRU

Il ’68 in Inghilterra

LE MIE RIVOLUZIONI, HARI KUNZRU

Nel 1968 si chiamava Chris Carver. Oggi, nel 2008, si chiama Michael Frame.

   Nel 1968 aveva vent’anni, studiava all’università, era stato travolto da quella ventata straordinaria, portatrice di rivoluzioni e cambiamenti.    Oggi compie cinquant’anni. La sua compagna, Miranda, ha organizzato una festa per lui.


   Nel 1968 era andato via di casa, aveva iniziato una vita errabonda, dormendo in case diverse. Amici nuovi, duraturi o di passaggio. Discussioni senza fine nel fumo delle sigarette (e degli spinelli) che annebbiava la notte.


   Oggi abbandona la festa e Miranda, si mette in viaggio verso un paesino nel sud della Francia. Quando c’è stato con Miranda, qualche tempo fa, ha incontrato una donna, ha creduto di riconoscerla. Gli abitanti del paese gli hanno detto che è una svedese, ma lui è certo che, invece, sia Anna Addison. Anna, di cui si era detto che era morta nello scontro che era seguito all’occupazione dell’ambasciata a Copenhagen. E’ Anna sotto copertura. Proprio come lui che adesso si chiama Michael Frame.


   Nel 1968 la giovinezza faceva credere di poter cambiare il mondo, di poter creare una società più giusta in cui gli uomini fossero uguali. Si passava attraverso la rivoluzione per arrivare a quel mondo, ma- come dicevano citando Mao- bisogna fare la guerra per mettere fine alle guerre.


   Oggi- in che cosa si crede, oggi? Nei soldi, nei consumi. Persino Miranda, che aveva iniziato come ragazza un po’ hippy che vendeva bottigliette di essenze fatte in casa, che aveva avuto una figlia nella stagione del libero amore, ora si è ‘imborghesita’, ha messo su un’azienda, tratta di affari e si veste da donna in carriera. Miranda non sa nulla del suo passato. Quando hanno ospiti, accenna che è stato in un monastero in Oriente, così lo guardano con interesse curioso, anche se non sanno come inserirlo nel quadro.


   “Le mie rivoluzioni” dello scrittore inglese Hari Kunzru si srotola lungo questi due piani temporali, con la voce narrante di Michael Frame che ricostruisce il suo passato, la manciata di anni in cui, contro il suo volere e le sue intenzioni, si era ritrovato con un’arma in mano, partecipe di una violenza che andava contro tutto quello in cui credeva. E aveva mollato tutto. L’anello di congiunzione, tra il passato di Chris Carver e il presente di Mike Frame, è l’ambigua figura dell’ex compagno di lotta Miles, che è riapparso poche settimane prima della festa per i suoi cinquant’anni.


   Che cosa vuole Miles? Perché lo porta ad una conferenza del nuovo Ministro degli Interni che, allora, era stata una dei loro? Ai tempi, Miles diceva di voler riprendere la rivoluzione con la cinepresa: era vero? E c’è ancora un terzo piano temporale, inserito tra i primi due, nella narrazione- quello che sta a metà tra la prima rivoluzione e l’ultima, che chiude il cerchio, che tira la linea sotto la parola fine, con il viaggio in Francia, i silenzi con Miranda, l’apparizione della presunta Anna.


   Non suoni strano che il titolo contenga la parola ‘rivoluzione’ al plurale. Perché sono molte le rivoluzioni nella vita di chi si impegna in prima persona nel suo tempo, perché ad ogni rivoluzione succede un ripensamento e una correzione di intenti che è un’altra rivoluzione. Per Chris Carver era stata una rivoluzione pure il tradimento per rifuggire la violenza, il cambiare identità e abbandonare l’Inghilterra, l’esilio vagabondo e l’indossare la veste color zafferano a Wat Tham Nok.


   Se associavamo il 1968 a Parigi, alle barricate di maggio nel quartiere latino, se ricordavamo le manifestazioni studentesche del 1968 in Italia, dobbiamo ora aggiungere un altro tassello al quadro con questo potente romanzo di Hari Kunzru che mostra quanto siano stati simili, nei vari paesi, i movimenti di rivolta- slogan compresi, violente repressioni della polizia incluse. Come se si trattasse di un magma sotterraneo fuoriuscito in colate incandescenti, serpeggianti per l’Europa.

Hari Kunzru, Le mie rivoluzioni, Einaudi, trad. Andrea Sirotti, pagg. 296, Euro 22,00