LA VIPERA, HÅKAN ÖSTLUNDH

Un nuovo avvincente e complicato caso, con il consueto campionario di tradimenti, mezze verità, sangue, cadaveri e sentimenti, per il detective nordico Fredrik Broman

LA VIPERA, HÅKAN ÖSTLUNDH

Ancora un delitto - e con più di una vittima - nell’apparente idilliaca isola di Gotland. E un inizio con un’introduzione immediata a tre personaggi principali. L’ispettore Fredrik Broman, che già abbiamo conosciuto nel precedente romanzo di Håkan Östlundh, “Gotland, l’isola di Dio”,  giace in coma in un letto di ospedale e non si sa se sopravvivrà: se questa è la fine della vicenda, possiamo immaginare che qualcosa sia andato male, molto male, durante il corso dell’indagine.

Cambio di scena, Giappone. Arvid Traneus, da dieci anni a Tokyo come consulente per una grande società, si incontra con la sua amante che lascerà tra poco perché ha deciso di rientrare definitivamente in patria, sull’isola di Gotland dove vive la moglie con i figli. Ma, dettaglio importante, la donna ha paura- di lui? perché?

Ulteriore cambio di scena, Gotland. Suona il telefono, Kristina, la moglie di Arvid Traneus, va a rispondere. Sa che è suo marito, è l’ora in cui lui le telefona sempre. Kristina ha paura, la sua paura potrebbe correre sul filo, deve dominarsi, deve controllare la voce. Quando posa il ricevitore è scossa, pensa a quello che avrebbe dovuto fare prima, prima che arrivasse la notizia del ritorno del marito, scappare lontano. Adesso deve telefonare ad Anders, l’uomo che ha sostituito il marito nel suo cuore.

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“Il male che si era manifestato brillava, odorava, risuonava debolmente dalla proprietà di Levide e, se si prestava ascolto con attenzione, si veniva a sapere tutto in fretta"

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Quando la donna delle pulizie scopre i cadaveri in casa Traneus, il quesito su chi sia l’assassino sembra facile da risolvere: i morti sono una donna, Kristina, e un uomo impossibile da riconoscere, tanta è stata la furia con cui è stato colpito. Se è il marito, sono stati uccisi a scopo di rapina? Non pare proprio. Se è un altro uomo, allora è presumibile che sia stato Arvid Traneus ad uccidere entrambi, furioso per il tradimento della moglie. Arvid Traneus è scomparso.

Un’isola è un microcosmo, proprio come una famiglia. Su un’isola tutti si conoscono, tutti possono raccontare a Fredrik Broman di chi fosse innamorata Kristina, prima di sposare Arvid, di chi fosse l’automobile che era spesso ferma davanti alla casa dei Traneus (quando Arvid era assente, ovvio), pochi invece sanno che cosa succedeva dietro la porta della casa, dietro la facciata di una famiglia più che benestante e in apparenza felice. Dei due figli dei Traneus è solo la ragazza, che è andata a studiare a Stoccolma proprio per allontanarsi da casa, che ha il coraggio di parlare. E poi c’era anche una terza figlia più grande che la sorella e il fratello ricordano con amore. Che ruolo si era assunta Stefania, morta dieci anni prima di questo orrendo crimine? Come erano i rapporti di Arvid padre con i figli e come erano quelli di Arvid marito con la moglie?

La verità affiora a poco a poco ed è più complessa di quanto potesse apparire. Ma, dopotutto, anche le famiglie sono più complesse di quello che sembrano, nascondono segreti e dolori, violenze e soprusi - in nome dell’amore? L’amore - per completare il quadro, per sfumare la cupa atmosfera dei delitti, per sottolineare come ognuno debba risolvere dei problemi nella sua vita personale, l’autore ci lascia intravvedere le ‘distrazioni’ sentimentali di Fredrik Broman e le relazioni alternative del figlio di Arvid, che mai avrebbe potuto confessare al padre, anche perché non osa quasi confessarle neppure a se stesso.

Si legge bene, questo thriller nordico, vivacizzato da spostamenti temporali e sostenuto dalla triplice suspense di scoprire che cosa sia successo in quella casa, dove sia scomparso Arvid, e come abbia fatto il povero Broman a finire in ospedale.

Håkan Östlundh, La vipera, Ed. Fazi, trad. Alessandro Bassini, pagg. 414, Euro 9,90