LA STAZIONE TERMALE, GINEVRA BOMPIANI

Una sosta nel percorso della vita, per riflettere, per ricordare, per assorbire il dolore

LA STAZIONE TERMALE, GINEVRA BOMPIANI

Un albergo in una stazione termale. La zia e la bambina. La donna con le stampelle e l’amica. E’ questo il luogo e questi sono i personaggi del delizioso piccolo romanzo di Ginevra Bompiani, “La stazione termale”. Le voci narranti, e quindi i punti di vista, sono per lo più due- quello della bambina e quello dell’amica. Come avviene per degli sconosciuti che si incontrano, non sappiamo subito i loro nomi, solo l’impressione visiva che ciascuna riceve dall’altra.


Poi sopraggiungono le chiacchiere e i pettegolezzi d’albergo ad aggiungere informazioni sulle tre donne e la bambina, una ridda di supposizioni. Infine veniamo a conoscere i loro segreti- a volte sono loro stesse a rivelare quello che nascondono nel cuore, a volte lo sappiamo per interposta persona. D’altra parte, in uno scambio di parole tra l’amica e la bambina poco dopo che avevano fatto conoscenza, l’amica aveva detto, “credo che ogni cosa ci sia e non ci sia, credo ai segreti, alle trasparenze. Credo al dubbio.” E questi segreti, questo dubbio, il vedere come attraverso un velo è la trama stessa del romanzo, che lascia incertezze.


L’albergo è brutto ma- dice la zia- è comodo perché ha le cure termali all’interno. La zia è bella e simpatica, assomiglia ad un’attrice. E’ vedova, ma si era separata dal marito prima che lui morisse. Abitavano in America. Perché poi si erano separati? (più di una supposizione). La bambina si chiama Lucy. Perché si chiama con un nome straniero? Perché è insieme alla zia e non ai genitori? Com’è che ha i tratti asiatici? (altre supposizioni). La donna con le stampelle e l’amica “hanno una certa età”, dice la bambina. “vuol dire che hanno un’età che nessuno vuole indovinare, e magari neanche avere”.


Tranne la bambina, naturalmente, sono tutte qui perché vogliono fermare o anche solo rallentare il tempo che avanza e che lascia il segno sul loro aspetto. Vogliono anche solo illudersi che queste terapie abbiano successo, che quando si rialzano dal lettino del massaggiatore abbiano meno rughe, il loro corpo sia più tonico. Perché lo fanno, se questo è il “mondo del disamore”, se non vale neppure la pena di guardare i pochi uomini presenti?


Gli uomini restano sullo sfondo nel romanzo di Ginevra Bompiani. Solo la donna con la stampella, che è una giornalista famosa, sembra non rammaricarsene affatto, felice dei ricordi che ha. Per le altre tre- sì, persino per la bambina- l’uomo è qualcuno di cui non ci si può fidare e che fa soffrire. Ma i loro segreti e le loro segrete consolazioni ve li sveleranno loro stesse, in una sorta di gioco del domino, dove ad una tessera che è un segreto se ne aggancia un’altra.


“La stazione termale” è un libro che avanza con passo leggero, in un’atmosfera ovattata in cui non arriva il fragore del mondo. E’ una sosta nel percorso della vita, per riflettere, per ricordare, per assorbire il dolore, per trovare la spinta per proseguire il cammino. C’è la malinconia della scomparsa giovinezza e l’aspettativa per quello che ancora la vita può dare. C’è l’apprendistato alla vita della bambina che ha già capito che “tutti i maschi sono stupidi…Gli farò credere che sono stupida anch’io. Così sta più tranquillo. E magari lo lascio vincere, qualche volta.”

Ginevra Bompiani, La stazione termale, Ed. Sellerio, pagg. 145, Euro 12,00