LA COMMISSARIO NON AMA LA POESIA, GEORGES FLIPO

Bridget Jones con pistola

LA COMMISSARIO NON AMA LA POESIA, GEORGES FLIPO

Viviane Lancier, più vicina ai quaranta che ai trenta, esige che si parli di lei come della commissario Lancier, con quell’orribile uso dell’articolo femminile davanti ad un sostantivo maschile che stravolge le regole grammaticali. Viviane Lancier è la commissario della terza divisione della polizia giudiziaria di Parigi. Questo il suo lavoro e, per così dire, il suo aspetto pubblico.


   In privato Viviane è una sorta di Bridget Jones con pistola, eternamente in lotta con i pantaloni in cui non riesce ad entrare, con l’occhio all’ago della bilancia sperimentando una dieta dopo l’altra e concedendosi degli strappi nei momenti di tensione (molti). In più ha alle spalle una storia d’amore finita e sogna che possa scoccare la scintilla tra di lei e il tenente appena arrivato nella sua squadra, Augustin Monot. Monot ha decisamente un bell’aspetto, peccato che: primo, si veda con una giornalista; secondo, che abbia studiato letteratura francese all’università e che faccia un po’ troppe citazioni letterarie. E tuttavia il caso che Viviane e Monot dovranno indagare insieme è perfetto per il giovane e colto tenente.


   Un clochard è stato ucciso sul lungoSenna. Qualcuno voleva il suo zaino. Che cosa ci poteva mai essere dentro? Il clochard non è, o meglio, non era un qualunque barbone: era stato professore di letteratura francese, assomigliava stranamente a Victor Hugo, amava Baudelaire. Ecco, tutta la trama de “La commissario non ama la poesia” ruota intorno al poeta maledetto della letteratura francese: c’era una busta nello zaino del sosia di Victor Hugo, doveva essere recapitata all’Accademia francese, conteneva la fotocopia di un sonetto inedito di Baudelaire che Monot leggerà più volte a voce alta e con intonazione giusta per la gioia dei giornalisti che ha di fronte (e la nostra). E’ una poesia che parla di amore saffico: è un falso o è originale?


   L’inchiesta procede alla cieca, non è che la commissario brilli per intuizione, mentre Monot si dà da fare in maniera diligente e spesso ingenua. Compare una serie di personaggi interessanti, un collezionista di autografi, esperti grafologi in rivalità per aggiudicarsi la perizia del sonetto, una medium che parla per voce dei defunti (perché non chiedere direttamente a Baudelaire se abbia scritto lui quella poesia che suscita tante polemiche anche per il suo contenuto?), la moglie del barbone che spera di ricavare un po’ di soldi dalla faccenda...


   E intanto succede qualcosa di strano: pare che tutti quelli che hanno avuto la fotocopia del sonetto tra le mani vengano uccisi, oppure subiscano attentati. Persino Viviane è vittima di un tentativo di avvelenamento...Lei cerca di smentire, consapevole di essere stata piuttosto vittima della sua ingordigia, ma giova all’immagine della polizia il fatto che anche la commissario abbia rischiato la vita. Poi viene il momento in cui le carte si ingarbugliano e Viviane e Monot rischiano veramente di morire. E poi...il finale ci coglie di sorpresa e ci restiamo male.


   “La commissario non ama la poesia”, primo di una serie che ha per protagonista Viviane Lancier, è un giallo letterario che piacerà a tutti gli amanti della letteratura per i suoi riferimenti colti. Non è particolarmente originale ma è divertente, è uno di quei thriller che non impediscono di dormire ma che fanno sorridere, che ci catturano con la simpatia dei protagonisti.

Georges Flipo, La commissario non ama la poesia, Ed. Ponte alle Grazie, trad. Francesco Bruno, pagg. 262, Euro 16,80