IL FATALE TALENTO DEL SIGNOR RONG, Mai Jia

Un romanzo eccellente. Non è una semplice spy-story, lo scrittore non è semplicemente l’erede di Le Carré... E’ un’esplorazione della portata dell’intelligenza umana sull’intelligenza artificiale (M. Piccone)

IL FATALE TALENTO DEL SIGNOR RONG, Mai Jia

Non è il signor Rong dalla testa di forma strana e grossa - così simile a quella di sua nonna da rendere indiscutibile la sua appartenenza alla famiglia - il vero protagonista dell’acclamatissimo romanzo dello scrittore Mai Jia, anche se seguiamo le sue vicende da prima della sua nascita. Il vero personaggio principale è, piuttosto, il codice da decifrare, enigmatico rompicapo essenziale per la sicurezza degli stati, una sfida per uomini di genio che trovano irresistibile cimentarsi - e non perché gli interessi il bene della loro nazione ma proprio in quanto sfida alla loro intelligenza.

Un personaggio strano, questo signor Rong, nato in condizioni non fortunate, rimasto orfano alla nascita, cresciuto con un singolare professore straniero che gli fece da padre. Strano e infelice - strano il nome con cui venne chiamato per tutta l’infanzia, Anatroccolo (sostituito poi da Jinzhen), strana la storia dei suoi genitori e della sua nascita, infelice quella totale solitudine in cui crebbe, imparando da solo a fare di calcolo in una maniera che si rivelò subito eccezionale. E fu così che si impose all’attenzione del capofamiglia Rong che riuscì a farlo entrare nell’università da lui fondata, ospitandolo nella sua stessa casa. Jinzhen era un piccolo selvaggio, non conosceva nessuna norma del convivere civile, ma la sua capacità di risolvere problemi matematici, anche i più astrusi, era prodigiosa. Tanto da fargli bruciare tutte le tappe, da focalizzare su di lui tutte le attenzioni, da attirargli proposte - misteriose ma irresistibili. Eppure Jinzhen non è una persona felice. Non può esserlo, isolato come è dalla barriera della sua intelligenza che lo richiude in un mondo suo. Jinzhen non parla il linguaggio dei suoi coetanei, non ha nulla in comune con loro. E’ il suo secondo ‘quasi padre adottivo’ a preoccuparsi della sua solitudine, della sua inadeguatezza davanti alle cose comuni del mondo. E’ per questo che non vorrebbe che Jinzhen accelerasse il percorso degli studi, rinchiudendosi definitivamente in una torre di avorio.

Succede così. Uno zoppo circondato di mistero viene a prelevare Jinzhen (sapremo in seguito chi c’è dietro la sua segnalazione). La sua famiglia adottiva non lo vedrà per dieci anni, quando farà una fugace apparizione rispondendo alla richiesta di aiuto della ‘sorella’ Rong caduta nelle grinfie delle guardie rosse, non saprà mai nulla di preciso su di lui, né di dove viva, né di che cosa si occupi. Perché i due codici che Jinzhen deve decrittare sono top secret e hanno due nomi, Porpora e Nero, che sembrano contenere maligne previsioni di un futuro oscuro e pericoloso. Nonché una sorta di complotto intorno alla figura del genio ingenuo che ha solo numeri e formule in mente.

Il romanzo di Mai Jia non è una semplice spy-story, lo scrittore non è semplicemente l’erede di Le Carré, come qualcuno ha detto. Perché, al di là delle vicende del protagonista che hanno a che fare con lo spionaggio, il tema del libro di Mai Jia è più complesso. E’ un’esplorazione della portata dell’intelligenza umana (con qualche anticipazione, per contrasto, sull’intelligenza artificiale: potrà veramente accadere che questa sostituirà quella?), del rischio che il genio possa spingersi così in là nella speculazione da sconfinare nella follia (ecco perché il talento del signor Rong è fatale), dell’isolamento disperato di chi è dotato di qualità fuori dal comune. E alla fine scopriremo che c’è un codice da decrittare ancora più importante di Porpora e Nero su cui si sono spese parole e trame. E’ l’uomo Jinzhen stesso un codice da decrittare, sono le parole confuse del suo prezioso quadernetto che ci svelano sentimenti ed emozioni che nessuno avrebbe sospettato, capovolgendo tutto quello che pensavamo di lui, proprio come ci ha sorpreso leggere dello svelamento di Porpora e Nero, contesi tra Cina e la superpotenza X.

Qualcos’altro ancora rende il romanzo di Mai Jia diverso da qualunque altra spy-story: lo stile. La narrativa di Mai Jia è nello stesso tempo antica e moderna, pare riprendere l’andamento fluviale dei grandi romanzi cinesi traboccando di dettagli di usanze tradizionali e tuttavia occhieggia all’occidente con una trama ricca di suspense con una coloritura politica.

Un romanzo eccellente.

Ed. Marsilio, Trad. Fabio Zucchella, pagg. 407, Euro 15,73

 Leggi l'intervista di Marilia Piccone a Mai Jia

                         Recensione a cura di

Marilia Piccone

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