IL DESTINO NON C’ENTRA, MARIE-HÉLÈNE FERRARI

Un’indagine poliziesca dalla Corsica

IL DESTINO NON C’ENTRA, MARIE-HÉLÈNE FERRARI

Diventa sempre più affollato il palcoscenico su cui recitano i commissari di polizia: l’ultimo arrivato è corso, si chiama Armand Pierucci ed è il commissario di polizia giudiziaria di Bonifacio.


   “Il destino non c’entra”, pubblicato dalla casa editrice Lantana, è il primo della serie scritta da Marie-Hélène Ferrari con Pierucci come protagonista. Pierucci e la Corsica, quest’isola che sembra la sorella trascurata della Sardegna con cui condivide un’antichissima storia megalitica, moltissimo tempo prima di essere contesa tra Pisa e Genova, per diventare definitivamente, e a lungo, colonia genovese fino al secolo XVIII quando passò alla Francia, non senza insurrezioni e ribellioni e un breve periodo di indipendenza. Dell’antico assoggettamento a Genova affiorano, nel romanzo di Marie-Hélène Ferrari, tracce di rancori ereditati nei geni e soprattutto rimasugli di dialetto genovese che contribuiscono al colore del libro.


    Il caso: due uomini in motocicletta uccidono l’uomo che noleggia le barche per le escursioni in mare. Poi sparano anche a Paul-François che è appena uscito dal bar della Marina, barcollante e ubriaco come al solito. Qualcuno dice di aver sentito i due motociclisti imprecare in siciliano. Mafia? Un crimine da resa dei conti? E’ stato ucciso per sbaglio, Paul-François, perché si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato?  Forse, invece, era anche lui una vittima predestinata, perché la moto ha deviato per ucciderlo. Marie-Savéria, la vedova di Paul-François, è affranta, nonostante che il marito fosse un ubriacone che riusciva a tenersi il posto di lavoro alla camera di commercio per miracolo.


   Già, come faceva poi, Paul-François a mantenere anche un’amante? La povera Marie-Savéria, ingenua, onesta, pronta a battersi per i suoi due bambini, scopre a poco a poco di non aver affatto conosciuto suo marito. Di Laetitia, l’amante, sapeva, come sapeva tutto il paese, ma dei traffici in cui era coinvolto Paul-François non immaginava proprio nulla. Da quando Marie-Savéria trova- per caso, dentro un vaso che si rompe- un anello con un diamante nero da favola, le scoperte si succedono, una dietro l’altra, una peggio dell’altra. E, se il povero Paul-François fosse ancora vivo, scoprirebbe anche lui qualcosa del tutto insospettato.


   I crimini che arricchiscono sono più o meno simili in tutti i paesi. Quello che differenzia un romanzo di indagine poliziesca dall’altro è qualche brillante dettaglio inserito dall’autore (in questo caso, veramente ‘brillante’) e la personalità del protagonista. Armand Pierucci è un bel tipo- baffi fuori moda, ‘occhi da cane attento alla ciotola’, una capigliatura folta che sembra ‘essere passata sotto il decespugliatore’.


   Pierucci ha fascino, anche se è timido e sovrappeso. Ama mangiare, come il nostro Montalbano, e naturalmente predilige tutti gli alimenti che fanno male alla salute: una crisi di iperglicemia lo costringe a dieta. Non è la fidanzata Livia che gli telefona, ma la madre (che lui preferisce non sentire). Il commissario che assomiglia a un dobermann ha anche un cane che ad un certo punto scompare- un’altra storia criminale dentro l’inchiesta principale. In trattoria conosce una bella vedova che insegna francese all’università di Verona- se son rose fioriranno… Aspettiamo le puntate seguenti.

Marie-Hélène Ferrari, Il destino non c’entra, Ed. Lantana, trad. Francesco Bergamasco, pagg. 222, Euro 16,50