ASPETTANDO L’ALBA, WILLIAM BOYD

Un’intricata spy story sospesa tra rivelazioni, psicanalisi, amore e arte

ASPETTANDO L’ALBA, WILLIAM BOYD

Non sono certa che sia corretto definire un “dandy” (come dice la scritta sulla copertina) il protagonista del nuovo romanzo di William Boyd, “Aspettando l’alba”. Perché non mi pare che sia così preoccupato per il suo aspetto o per sembrare quello che non è: Lysander Rief è un giovane attore, un figlio d’arte perché sia il padre sia la madre avevano calcato le scene. Quando lo incontriamo, nel 1913, Lysander Rief è a Vienna per risolvere con la psicanalisi il problema che lo angustia- la sua incapacità di raggiungere l’orgasmo durante un rapporto.

   Ed è proprio nella sala d’attesa del dottor Bensimon (più avanti nel romanzo ci sarà anche una fugace comparsa di Freud) che Lysander incontra Hettie Bull, molto carina, molto vivace e priva di inibizioni (a lei il dottor prescrive la cocaina…), scultrice e compagna di un pittore. Il sesso con Hettie è travolgente, l’anorgasmia di Lysander è dimenticata. La conseguenza è, tuttavia, che Lysander tronca il fidanzamento con l’attrice che lo attende in Inghilterra senza soffermarsi a riflettere quanto inaffidabile sia Hettie.

   “Aspettando l’alba” si svolge tra il 1913 e il 1915 e noi seguiamo le avventure di Lysander tra Vienna, Londra, Ginevra e ancora Londra, in quello che è un vero ‘romanzo di formazione’. Perché Lysander Rief cambia parecchio nel giro di tre anni- anzi, il ruolo che viene chiamato a svolgere non ci sembra affatto tagliato per lui. Forse, invece, lo è. Forse Lysander, dopo la brutta esperienza di Vienna, dopo l’accusa di stupro da parte di Hettie e il conseguente imprigionamento, dopo la fuga verso Trieste in cui ha mostrato la sua attitudine a mascherarsi (ogni bravo attore deve saper rivestire i panni del personaggio che interpreta) sottraendosi così all’inseguimento della polizia austriaca, resta intrappolato in una serie di circostanze casuali che in definitiva lo portano ad essere arruolato dai servizi segreti. Lysander non ha scelta.

   Ha contratto un debito con il governo britannico che ha pagato la cauzione per lui in Austria, gli è giocoforza accettare la parte di spia per individuare chi sia a mandare al nemico informazioni così dettagliate e precise sulle mosse dell’esercito in Francia, sugli approvvigionamenti e sulle armi in dotazione. E così Lysander arriva ad uccidere un uomo. Ma Lysander è un assassino per caso- si stupisce lui (e cerca di tacitare la sua coscienza), ci stupiamo noi. Ma questo è solo il primo di altri avvenimenti che sconquassano la sua vita, di una serie di coincidenze che sono troppo numerose per essere solo tali, di rivelazioni che lo toccano molto da vicino, che lo obbligano a riconsiderare il passato suo e della sua stessa famiglia e che lui- Lysander- fatica ad accettare. Ed è la morte di un’altra persona che lo obbliga a riconoscere che ha seguito le tracce giuste per scoprire chi tradisce la Gran Bretagna.

   Pensando a certe sue opere precedenti, come il bellissimo “Ogni cuore umano” del 2004, o anche “Inquietudine” del 2006 in cui Boyd inaugurava il suo filone della spy story, “Aspettando l’alba” ci pare meno convincente. E’ il personaggio stesso di Lysander che manca di una forte presa sul cuore o sulla mente del lettore- c’è una sorta di scollamento fra la sua personalità e le azioni che porta a termine. Ciò detto, resta il fatto che William Boyd è un ottimo narratore, che sa raccontare e sa scrivere. Soprattutto sa creare l’ambientazione della sua storia, sia essa la Vienna pre-bellica con il nuovo interesse per la psicanalisi, sia la Londra bombardata dagli zeppelin, sia le trincee del fronte francese.

William Boyd, Aspettando l’alba, Ed. Ponte alle Grazie, trad. Vincenzo Mingiardi, pagg. 411, Euro 18,00