ALOMA, MERCÉ RODOREDA

Meglio aver amato e perduto che non aver amato affatto…

ALOMA, MERCÉ RODOREDA

“L’amore mi fa schifo”: si presenta così Aloma, la protagonista  del bel romanzo breve della scrittrice catalana Mercé Rodoreda. E’ giovane, Aloma. Perché chi, se non è giovane e non sa ancora che cosa vuol dire innamorarsi, può essere così categorico? E il romanzo che ha il suo nome per titolo è una storia di formazione al femminile, di risveglio all’amore, scritto con la delicatezza e la profondità senza pari della grande scrittrice.


   Aloma, dunque. Il padre, morendo, l’ha affidata al fratello maggiore, molto più grande di lei. Joan è sposato con Anna, hanno un bambino, Dani, che porta lo stesso nome dell’altro fratello, il molto amato Daniel che si è suicidato. Aloma non conosce altra casa che quella in cui è nata e cresciuta e in cui ora vive con il fratello e la sua famiglia. Finché un giorno arriva dall’America Robert, fratello di Anna. Amore a prima vista? No, niente affatto. Aloma lo osserva, si chiede se le piacerebbe essere guardata in una certa maniera da lui, pensa che no, è impossibile, è più vecchio di lei e come può rivaleggiare, lei, con ragazze più smaliziate e più eleganti, come Coral, ad esempio, che viene in visita e fa tante moine?


   È una ragazza semplice, Aloma. Una ragazza molto sola che scrive lettere ad un marito immaginario- ma non era lei la ragazza a cui faceva schifo l’amore? La presenza di un altro uomo in casa incomincia ad operare un cambiamento in lei. Succede qualcosa che serve ad avvicinare Aloma a Robert: Dani si ammala, deve essere vegliato giorno e notte, Aloma si dà il turno con Robert. Al capezzale del bambino l’uomo non è più una minaccia, sono entrambi in ansia per la sua salute. E sarà ancora il bambino ad offrire, involontariamente, l’occasione ad Aloma e Robert di restare da soli, quando andrà con la mamma in campagna per guarire meglio.


   La storia di Aloma e Robert- i giorni esaltanti dell’innamoramento, la passione, e poi il disincanto, la scoperta del segreto più banale- è l’occasione per una riflessione sull’amore, visto attraverso le storie di altre coppie. L’amica da cui Anna porta il bambino: era felice con il marito, avevano tanto desiderato un figlio, poi, quando è nata una bambina, l’accordo è finito. Mercé che le dice, ‘Non ti sposare mai’. Suo fratello e Anna: questa è la delusione maggiore per Aloma che li credeva felici. La storia di Joan è l’esempio migliore, o peggiore, di dove possa portare la follia d’amore e, nello stesso tempo, di come il ‘carnefice’ in amore possa essere, indifferentemente, uomo o donna. Il carnefice è quello che ama di meno, o che non ama affatto.


   La storia di Aloma, la ragazza che non voleva amare, non si conclude, tuttavia, in maniera negativa. Aloma non riflette che avrebbe dovuto seguire i suoi propositi e tenersi alla larga dagli uomini. È come se la ricchezza del sentimento, una volta provato, sia tale da non lasciare rimpianti. Come scrive il poeta inglese Tennyson, ‘è meglio aver amato e perduto che non aver amato affatto.’


   La lettura di qualunque libro di Mercé Rodoreda è sempre un puro piacere- per la maniera in cui racconta anche la vicenda più comune, per il misto di poesia e realismo, per il linguaggio semplice e raffinato.

Mercé Rodoreda, Aloma, Ed. laNuovafrontiera, trad. Giuseppe Tavani, pagg. 150, Euro 15,00