“Tutto per nulla” di Walter Kempowski

Un romanzo toccante, drammaticamente attuale sul significato della sconfitta e la perdita della propria cultura.

“Tutto per nulla” di Walter Kempowski

1945. Prussia orientale. Georgenhof, la dimora di una famiglia aristocratica.

L’impensabile è avvenuto. Si sta avvicinando la fine del Reich che dove essere millenario. C’è chi crede ancora nelle parole vaneggianti del Führer, chi preferisce non vedere la realtà. A Georgenhof la realtà si sente, nel rombo dei cannoni che sembra un tuono lontano, si vede, in un rosseggiare all’orizzonte. L’Armata Rossa avanza. Eppure tutto procede come al solito- Katharina, bella e altera, vive per lo più nelle sue stanze, spesso chiudendosi a chiave;  l’anziana zietta pensa a dirigere tutto; il dodicenne Stefan studia sotto la guida del professor Wagner che viene a Georgenhof apposta per lui (conta di riuscire a farsi offrire il pranzo in questi tempi in cui neppure le tessere garantiscono un pasto), gioca con il trenino e scruta delle muffe con il microscopio; due floride ragazze ucraine fanno i lavori di casa. Il grande assente è il capofamiglia. Dire che è al fronte non è esatto, lo fa sembrare un eroe. Eberhard von Globig è in Italia al momento e riesce a mandare a casa casse di vino prelibato. E poi iniziano ad arrivare persone estranee a Georgenhof . Un economista che si presenta saltellando su due stampelle, che parla, parla tanto. Quando se ne va, alcune cose scompaiono con lui. Un soldato della Wehrmacht con un braccio solo. Una violinista che si vanta di aver suonato per le truppe e che adesso si esibisce accompagnata al pianoforte dall’uomo con un braccio (sapranno più tardi che lei ha detto che i von Globig, con tutte le loro arie di nobiltà, non le hanno offerto neppure un piatto di minestra- falso, falsissimo). E’ uno sgocciolamento di persone che a poco a poco si ingrossa. Delle famiglie di sfollati devono ricevere alloggio a Georgenhof- c’è così tanto spazio e quella gente ha perso tutto. Un ospite entra di nascosto da una finestra, arrampicandosi sulla spalliera di rose. E’ stato il pastore a chiedere a Katharina di accoglierlo per una notte, in segreto. E la donna che non ha mai mostrato di avere un carattere, ha acconsentito tra mille paure senza neppure chiedere chi fosse (i tedeschi che stanno perdendo la guerra, che fuggono incalzati dai russi, hanno ancora tempo e voglia di dare la caccia agli ebrei).  E poi il rivolo diventa un fiume. Una colonna senza fine si snoda nella pianura, passa davanti al cancello di Georgenhof. Gente che si trascina a piedi, carri stracarichi di valigie e mobili, bestie macilente. A 18 gradi sotto zero. I von Globig si chiedono se partire o aspettare ancora. Partiranno.

“Tutto per nulla” di Walter Kempowski è un libro che non si dimentica, un libro che lascia una traccia, un libro epico che fa rivivere la Storia e pone grandi interrogativi. La narrativa è in terza persona, eppure, con grande maestria, il punto di vista si sposta di continuo in una sorta di flusso di coscienza molto fluido- di volta in volta, senza quasi che ce ne rendiamo conto, è come se noi stessi fossimo interiorizzati nella storia, come se fossimo Katharina, o la zietta, o Stefan o il professor Wagner a guardare la situazione. Non c’è mai una presa di posizione apertamente critica, eppure c’è un’ironia sfumata- ad esempio, quel Heil Hitler che diventa una specie di leit motiv, ripetuto all’ingresso di ogni personaggio così da diventare caricaturale- che ci fa capire quale sia il pensiero di Kempowski. E i personaggi, poi, sono caratterizzati in maniera superlativa, a piccoli tocchi che aggiungono piccoli dettagli fino al completamento finale. Solo alla fine sapremo di più della sorellina di Stefan che è morta, capiremo meglio i ricordi di Katharina di un giorno al mare e apprezzeremo la forza di zietta.

Un capolavoro che scopriamo con ritardo. Assolutamente da leggere

Ed. Sellerio, trad. Mario Rubino, pagg. 463, Euro 15,00

Recensione a cura di

Marilia Piccone

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