“Quel che si vede da qui”, di Mariana Leky

"Un libro delizioso, dolce senza essere stucchevole, ‘caldo’ perché ci riscalda il cuore con il sentimento di solidarietà diffuso tra i personaggi, a tratti buffo e divertente e a tratti tragico" (M. Piccone).

“Quel che si vede da qui”, di Mariana Leky

Un paese nel Westerwald, Germania. Sono tutti gli abitanti del paese i protagonisti dell’incantevole romanzo di Mariana Leky, “Quel che si vede da qui”, anche se la voce narrante è quella di Luise, la nipote di Selma, di certo i due personaggi che più ci rimangono nel cuore, indimenticabili.

Luise ci racconta un intero ventennio di vita del paese, senza che quasi nessun avvenimento esterno si intrometta a turbare le esistenze dei suoi abitanti. Anzi. Quello che più mette in subbuglio il paese è un sogno di Selma: ogni volta che Selma sogna un okapi (un animale di cui le aveva parlato il marito, uno strano incrocio tra una zebra e una giraffa), qualcuno muore nel giro di ventiquattro ore. Così come l’okapi assume i contorni di un animale mitico, anche il possibile arrivo della Morte diventa qualcosa di più di una semplice conclusione del ciclo della vita e tutti prendono delle contromisure, come se volessero evitare un incontro sgradito. Tutti tranne un anziano contadino che, invece, spalanca la porta alla Morte- pensa di aver vissuto abbastanza. La sessantenne Selma è la nonna che tutti vorrebbero avere. E’ lei che si è sempre presa cura di Luise i cui genitori sono presi dal lavoro e da una crisi di coppia. Quando, dopo il sogno di un okapi, una terribile tragedia colpisce il paese e Luise, sotto shock, si è addormentata e continua a dormire in braccio a Selma, la nonna non la adagia su un letto, ma la porta in braccio con sé- dolce fardello addormentato che si aggrappa al suo collo- per giorni e giorni.

Selma è bella, Selma è vedova, l’ottico è da sempre innamorato di lei- solo quando lei sta per morire le consegnerà una valigia piena di lettere iniziate e non finite in cui avrebbe voluto dirle che l’amava. C’è un altro bambino, Martin, quasi il gemello di Luise perché è nato il suo stesso giorno, più che un fratello- sono inseparabili. E ci sono personaggi negativi, il padre di Martin, ubriacone e violento (l’ottico fa un tentativo per provocare una disgrazia che ne causerebbe la morte accidentale), una giovane donna soprannominata Marlies-la-Triste.

Eppure i colori del libro di Mariana Leky non sono il bianco e il nero, c’è sempre una possibilità di redenzione e di cambiare anche per i ‘cattivi’, perché questa è l’anima del villaggio- uno per tutti e tutti per uno, la disponibilità di ognuno ad aiutare gli altri, l’empatia e il calore umano che aiutano a superare le difficoltà e i momenti bui. Perché la vita è fatta di gioie e di dolori, di perdite e di amore e di rabbia e di odio, di amicizia e compassione.

C’è chi va e c’è chi resta e c’è un nuovo arrivato che non può non essere conquistato dal calore del villaggio. Il padre di Luise parte per una serie di viaggi senza fine, la madre di Luise ha un amante, il monaco buddista originario dell’Assia e che ora vive in un monastero in Giappone arriva per caso- e Luise se ne innamora.

Un libro delizioso, dolce senza essere stucchevole, ‘caldo’ perché ci riscalda il cuore con il sentimento di solidarietà diffuso tra i personaggi, a tratti buffo e divertente e a tratti tragico, con un pizzico di realismo magico in versione tedesca, perché, che cosa è la magia se non quella polvere di stelle che ci aiuta a sopportare il peso della vita?

Ed. Keller, pagg. 336, Euro 18,00

Recensione a cura di

Marilia Piccone

leggerealumedicandela.blogspot.it

Luglio 2019