NADINE MONFILS

Stradanove incontra la pluripremiata autrice belga del corrosivo romanzo ‘Le vacanze di un serial killer’

NADINE MONFILS

Intriso di humour nero, “Le vacanze di un serial killer racconta le tragicomiche vicende della famiglia Destrooper, tra piogge, hotel improbabili, tradimenti e serial killer.
Abbiamo incontrato l’autrice, la pluripremiata Nadine Monfils.

Nel diversificato mondo letterario, quali sono le caratteristiche peculiari di generi diversi come “polar”, thriller, noir e “giallo” per noi italiani?
È difficile per me rispondere a questa domanda, perché sono assolutamente atipica e inclassificabile. Direi che il polar si basa su indagini della polizia e il thriller sull’ansia.

È difficile allora classificare anche il suo Le vacanze di un serial killer? Sì. È un genere inclassificabile. Ma se davvero dovessi mettere una etichetta (cosa che odio) sarebbe un polar dallo humour nero e pazzo.

Ho trovato che i suoi personaggi assumono spesso i toni della caricatura, che tendono all’esagerazione, se non all’esasperazione delle caratteristiche fisiche e psicologiche. Una tendenza presente anche in altri romanzi e in alcuni film francesi: si potrebbe parlare di qualcosa di “tipico” di una certa area geografica? Amo i personaggi estremi e colorati. Ma no, questa non è una caratteristica della Francia o del Belgio, che è il mio paese. Non ditemi che Fellini – che io adoro – era fondamentalmente un regista classico senza eccessi! Di questo genere, in Italia, c’è anche "La grande abbuffata" di Marco Ferreri (una sua attrice italiana, Andrea Ferreol, ha avuto un ruolo nel mio film "Madame Edouard") e "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola! E Roberto Benigni non è certo introverso!

Per come descrive il clima del mare del Nord, non si può certo dire che il suo romanzo possa incentivare il turismo belga… Tanto meglio! Saremo più comodi sulle spiagge...

C’è stato un momento in cui ho avuto qualche dubbio su chi fosse il “serial killer” del titolo, che non fosse Bilou, l’amante della vecchia Cornamusa, ma piuttosto nonna stessa: non ho mai incontrato un personaggio simile! Come lo ha costruito? Sì, la vecchia è peggio di lui! Inoltre, si tratta di un mangiatrice di uomini. Mi sono ispirata a mia nonna (che non era un’assassina), un gran bel personaggio! Guardava le partite di calcio recitando il rosario (e svuotando una bottiglia di rosso) perché la sua squadra del cuore vincesse. Intorno a lei, metteva le statue luminose di S. Teresa, della Vergine e di Gesù, su degli sgabelli. Tutto un rituale! Peccato che sia morta (all'età di 105 anni!) perché la squadra italiana avrebbe sicuramente vinto contro la Spagna agli ultimi campionati europei.

Il suo linguaggio è molto diretto, calato nella realtà, sia del mondo adolescenziale, sia del mondo adulto: la letteratura deve riprodurre la realtà o deve mantenere una certa distanza per tentare, in un certo senso, di migliorarla? Si tratta di una scelta lasciata alla libertà di ciascun autore. Per me, non c'è arte senza libertà. Abbiamo abbastanza stress nella vita reale: lasciate almeno respirare gli artisti! Alcuni vogliono che le loro storie siano aderenti alla realtà, altri preferiscono trascenderla, come Lewis Carroll con "Alice nel paese delle meraviglie". Io sto nel mezzo. Mi piace immergere il lettore in un universo che potrebbe essere reale, dunque inquietante, ma con un’ironia che lo destabilizza. Non mi piace lasciare le persone nelle loro pantofole. E mi piace saltellare in un mondo pieno di sorprese.

I rapporti di coppia, fra adolescenti, fra parenti e persino fra gli automobilisti: tutto è all’insegna del “politicamente scorretto”, se non addirittura della violenza, non solo verbale: è così che vede la società moderna? Ma la sua è la descrizione, sarcastica, di un mondo già degenerato o di quello che potrebbe diventare? Mi piace giocare con i codici della società e fare un po’ quello che voglio. Inevitabilmente, le relazioni umane, anche portate all'eccesso, sono un riflesso della realtà. La vita è un tornado e le storie di coppie non sono semplici. Il capitalismo, che sta schiacciando i poveri e continua ad allargare il divario, non aiuta. Penso che il mondo non diventerà come nei miei libri, ma che è già così, o peggio, in alcuni paesi. Quale pianeta lasciamo agli adolescenti? Non per questo dobbiamo rinunciare. Il pessimismo è un becchino. Mi piace l'immagine del bambino che voleva svuotare il mare con un cucchiaio ... Perché no?!

Lei sembra dare molta importanza alle esperienze infantili dei suo protagonisti, come l’abbandono della madre di Bilou, la morte del fratellino o la triste vicenda di Alfonse: si tratta di una giustificazione, di un alibi o di una semplice spiegazione? L’infanzia può determinare il resto del percorso. La maggior parte dei serial killer, ad esempio, ha avuto un'infanzia di “merda”. Ci si può chiedere come avremmo potuto essere se avessimo vissuto tali violenze. Non tutti hanno la stessa intelligenza nel reagire alla vita. Fortunatamente, alcuni ne escono abbastanza bene. Sono qui per raccontare storie, non per giudicare i miei personaggi. Ma, siccome ho qualche empatia con loro (con i buoni, come con i "cattivi"), inevitabilmente, cerco loro delle circostanze attenuanti. Non per questo giustifico i loro crimini.

Ci sono alcune pagine, ad esempio il capitolo 53, che mi sono sembrate vere e proprie riflessioni filosofiche sul mondo, sulla vita, sulla morte… Esprimono la sua personale visione? Sì. I miei personaggi mi suggeriscono delle cose, ma dato che ho scelto di scriverle, si può dire che sono d'accordo con loro!

L’epilogo nel quale si precisa che cosa è successo, alla fine, a ciascuno dei personaggi, si può considerare il giusto premio – o la giusta punizione – per le loro azioni? Questo devono dirvelo loro...