LARS KEPLER

Intervista al 'misterioso' autore dell'intrigante thriller nordico 'L'ipnotista'

LARS KEPLER

Il segreto non è più segreto, lo sconosciuto svedese autore de “L’ipnotista”, Lars Kepler, non è uno ma due. I coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril hanno scritto insieme questo libro, dopo aver entrambi pubblicato altri romanzi ognuno con il suo proprio nome. In Svezia Alexander Ahndoril è un nome noto, di recente ha scritto un libro sulla vita di Ingmar Bergman che ha avuto molto successo. Ascoltiamoli rispondere alle nostre domande, con le voci che si sovrappongono, si uniscono, con uno che prosegue la risposta dell’altra, come devono avere fatto scrivendo.

Ora che il segreto è stato rivelato, posso iniziare con la domanda imbarazzante: perché avete scelto uno pseudonimo? Volevate suscitare una maggiore curiosità?

   No, no, niente affatto. Abbiamo scritto il libro insieme perchè ci piaceva farlo, poi lo abbiamo spedito all’editore usando uno pseudonimo e dando un indirizzo e-mail di riferimento. Avevamo già provato a scrivere insieme ma non ci eravamo riusciti. Come Alexander e Alexandra non funzionavamo proprio. Poi abbiamo pensato di provare a scrivere qualcosa di diverso con una nuova voce, non un misto delle nostre due voci. Ci siamo riusciti, abbiamo saputo subito ‘come’ scriveva Lars Kepler. L’editore ha fatto delle storie- dicevano che ci voleva una faccia da pubblicare in quarto di copertina, da identificare con un nome. Non sappiamo come abbiano fatto, comunque a circa tre settimane dalla pubblicazione ci siamo trovati davanti un giornalista: il segreto era stato scoperto. Noi avremmo preferito restare sconosciuti, separare le nostre tre voci- quella di Alexander, di Alexandra e di Kepler.

Che tipo di libri avete scritto, prima di questo?

   Lui, Alexander, scriveva romanzi e copioni e scrive da sempre, da più o meno vent’anni. Io ho scritto tre romanzi storici, prima facevo l’attrice, poi ho conosciuto Alexander che mi ha convinto che era più divertente scrivere che recitare. Aveva ragione. L’idea di Kepler ci è venuta perché è capitato che avessimo finito insieme di scrivere, ciascuno il proprio romanzo. Quando finisci di scrivere qualcosa, ti senti solo, dopo aver vissuto tanto tempo con i tuoi personaggi. Ti viene la depressione, una sorta di crisi di astinenza e devi creare qualcosa. Per la prima volta eravamo soli insieme e così ci è venuta l’idea di inventare un altro autore e un altro genere.

Come si scrive un libro a quattro mani? Come vi dividete il lavoro?

   Non è proprio come suonare un pianoforte a quattro mani…Dunque: ogni giorno facciamo a turno ad accompagnare a scuola e asilo le nostre tre bambine; chi sta a casa prepara il tè e i biscotti al limone che sono la colazione di Lars Kepler, mentre a noi due piace il caffè; alle 8,30 discutiamo la trama e la scena del giorno. Poi ognuno scrive al suo computer e ci scambiamo per e-mail quello che abbiamo scritto. Ognuno di noi integra quello che ha scritto l’altro, magari uno inizia un dialogo e l’altro lo completa…Nel libro non c’è una sola frase scritta da uno solo di noi. Ma lo stile è soltanto quello di Lars Kepler.

Il personaggio dell’ipnotista è originale: come ne avete avuto l’idea? Ne conoscete qualcuno?
   Il fratello maggiore di Alexander è un ipnotista- anche se non è come Erik Maria Bark. Da qui abbiamo avuto l’idea, poi abbiamo creato una persona complicata che ci piacesse. L’idea dell’ipnotista ci pareva buona, perché molti polizieschi sono sul capire il comportamento criminale, su come entrare nella testa degli assassini e l’ipnotista vede letteralmente attraverso gli occhi del criminale. Abbiamo pensato che l’ipnotista fosse suggestivo, d’altra parte l’ipnosi stessa è suggestiva e inquietante: hai una faccia addormentata eppure sei sveglio, l’attività del cervello è vivace. E’ uno stato interessante e spaventoso.

Erik Maria Bark è un poco ambiguo, non sappiamo per certo quanto sia attratto dal potere che gli dà l’ipnosi: volevate sottolineare la possibilità di fare del male che c’è in lui?

   In effetti Erik Maria Bark ha avuto il problema di tracciare un confine nella sua attività. Volevamo mostrare che una persona può essere buona o cattiva: la scelta è dell’individuo. Si deve fare una scelta, dopotutto non tutti coloro che hanno subito dei traumi durante l’infanzia diventano degli assassini. Erik Maria Bark prende tante pillole perché rimpiange l’epoca in cui esercitava l’ipnosi, ma si era spinto troppo in là: è vero che l’ipnosi è una violenza. Il dilemma morale è proprio quello: dare potere ad una persona che deve decidere quando fermarsi.

Ci sono parecchi filoni nel romanzo, e tutti hanno in comune la violenza. La Svezia sembra essere diventata un luogo molto violento, o almeno un luogo dove la violenza è nascosta sotto una superficie ghiacciata. E’ aumentata la violenza in Svezia?

   Sì, c’è molta violenza, ma nessuno vuole vederla: forse è per quello che si scrivono tanti ‘gialli’ in Svezia. Ci sono tanti piccoli criminali- bambini, intendiamo- ma la società vuole pensare a sé come buona. Come dice Lei, c’è una superficie di ghiaccio perfettamente levigata e la violenza è nascosta sotto e la gente distoglie gli occhi. Almeno nei romanzi i criminali vengono fermati…

Joona Linna riapparirà nel vostro prossimo romanzo?
   Sì, Joona Linna sarà il personaggio che ritornerà nei nostri libri: abbiamo già scritto il secondo, stiamo lavorando sulla fine.