JOHN HARVEY

Incontro piacentino (al Festival Blues) con l'autore di 'Cenere alla cenere'

JOHN HARVEY

Era intitolato “Dal Mississipi al Po” la quarta edizione del singolare festival Blues di Piacenza (dal 15 al 18 maggio 2008) che univa il piacere della musica a quello della letteratura, con la presenza di musicisti e scrittori. E’ nell’ambito di questa manifestazione che abbiamo incontrato lo scrittore John Harvey, che è nato a Londra nel 1938, ha vissuto a lungo a Nottingham prima di tornare ad abitare a Londra.

“Cuori solitari” è stato scritto nel 1989: se dovesse riscriverlo ora, a parte il fatto che probabilmente farebbe incontrare i cuori solitari su internet, c’è qualche altra cosa che cambierebbe?
   Ci pensavo proprio qualche giorno fa, quando ho riletto il libro, perché è stato appena ripubblicato negli Stati Uniti. Sì, cambierei la fine, perché è troppo improvvisa. Non l’ho trovata soddisfacente, avrei scritto ancora almeno un altro capitolo.

Charlie Resnick e Frank Elder sono i due ispettori di due diverse serie di suoi romanzi. Perché è nato Frank Elder? Aveva bisogno di un cambiamento da Resnick?
   Avevo due motivi per cambiare personaggio. Il primo è che, dopo aver scritto dieci romanzi con Resnick, sentivo la difficoltà di scrivere sempre dello stesso personaggio, temevo che i romanzi diventassero ripetitivi, con Resnick che fa sempre le stesse cose, dà da mangiare ai gatti, ascolta la musica…era troppo facile, non c’era più alcuna sfida a scrivere sempre di lui, mi impigrivo. Il secondo motivo è stato che non vivevo più a Nottingham e mi accorgevo che, più stavo via, più mi era difficile ambientare i libri in quella città.

Nonostante tutto, ho osservato che Resnick e Elder hanno qualcosa in comune: un nodo di tenerezza, un cuore gentile. Che cosa l’ha spinta a creare dei poliziotti così aperti verso gli altri?
   Il fatto che io per primo ho un cuore tenero e gentile…Scherzi a parte, è vero, Resnick è molto aperto verso il prossimo, invece non trovo che Elder lo sia altrettanto. Per Elder è difficile mostrare le sue emozioni, ha un rapporto conflittuale con la figlia e con la ex moglie, fa fatica a comunicare con loro, soprattutto con la figlia. Non so se Elder abbia un cuore così tenero come Resnick, Elder è più duro e ha più problemi a comunicare i suoi sentimenti.

In entrambi i romanzi che ho letto, “Cuori solitari” e “Cenere alla cenere”, ho trovato il filone della violenza contro i più deboli: donne e bambini. E’ una questione di statistica che la maggior parte dei crimini siano contro di loro?
   E’ vero, certamente è una questione di statistica che la maggior parte dei crimini è contro donne e bambini. Però, se riscrivessi di Resnick ora, metterei nei romanzi più casi di violenze fra gang di giovani, fra ragazzi coetanei. Nell’ultimo libro che ho pubblicato in Inghilterra, che vede il ritorno di Resnick, la violenza tra le gang ha una parte importante nella trama. Ora è qualcosa di cui sono consapevole: solo finora a Londra ci sono stati 14 ragazzi uccisi, per lo più in risse da strada. Se riscrivessi Resnick, ci sarebbero più di questi crimini. E’ vero che purtroppo le donne sono per lo più le vittime dei crimini che descrivo: è quello che vedo attorno a noi, nella nostra società. E io cerco di riprodurre nei miei romanzi quello che osservo nella società.

In “Cenere alla cenere” i suoi due personaggi, Resnick e Elder, si incontrano: è una strizzata d’occhi al lettore?
   Sì, proprio così. Ma è anche un poco di più, che ha a che fare con quello che provo verso i miei personaggi, che abitano nello stesso universo. Se uno dei personaggi si reca in una parte del paese dove abita un altro, mi sembra giusto che si incontrino. Sì, è una strizzata d’occhi, ma è anche la visione del mio mondo fittizio. Perciò non mi è stato difficile tornare a scrivere di Resnick, perché ho sempre saputo che cosa gli succedeva. E’ così, per i miei personaggi: anche se non scrivo di loro, sono sempre là, nel retro della mia mente.