GIUSEPPE D’ALESSANDRO

Stradanove incontra l'autore del curioso 'Bestiario giuridico', un divertente manuale di leggi e sentenze incredibili

GIUSEPPE D’ALESSANDRO

Come è nata l'idea di questo libro? Quando ha raccolto le innumerevoli leggi citate? Vi si è imbattuto o le ha cercate nei meandri della giustizia?    L’idea è maturata imbattendomi – per motivi di lavoro e a volte casualmente – in leggi, sentenze e situazioni che suscitavano in me ilarità, prima ancora di afferrarne l’effettiva valenza giuridica. Si può dire che, in un certo qual modo, non sono stato io ad andare a cercare leggi e sentenze bizzarre, ma sono state loro a venirmi incontro. Ovvio poi che c’era il bisogno di approfondire. Così tra un processo e l’altro, piuttosto che godermi il dolce far nulla nelle aule di giustizia, ho preferito mettere nero su bianco di ciò che, in parte,  avevo casualmente trovato e, in parte, era scaturito da apposita ricerca.

Come spiega il fatto che lei sia riuscito a mettere insieme tutte queste leggi più o meno ridicole o inutili, mentre un numero imprecisato di politici - dal ministro in giù - non sono in grado (o non vogliono?)  mettere mano ad una situazione che mi sembra abbastanza contorta e confusa?    Credo che negli ultimi anni ci sia la volontà di mettere un po’ di ordine nella nostra legislazione; tuttavia a questa apprezzabile scelta fa da contrappeso l’abbondante produzione di norme  che, lungi dall’essere raccolte in “Testi unici” o leggi organiche, mettono una pezza a quelle già esistenti, alimentando confusione e incertezza e sfociando qualche volta in risultati esilaranti, proprio come quelli che racconto nel mio libro. Il perché di tutto ciò non è di facile spiegazione: intanto si insegue il momento emotivo e l’emergenza (che da noi è una…normalità); infine nessuno si prende la briga di incaricare bravi giuristi nella formulazione “tecnica” delle leggi, fermo restando il potere sovrano del parlamento.

Quale sarebbe, secondo la sua esperienza, la prima strategia da adottare per una seria riforma della giustizia?    L’uso di strumenti tecnologici che consentirebbe enormi risparmi, sia in termini economici che di risorse umane. Un solo esempio: perché mai Carabinieri e Polizia debbano essere utilizzati per notificare atti giudiziari agli avvocati, quando questi ultimi hanno l’obbligo di avere la posta elettronica certificata? Il paradosso è che gli strumenti esistono, ma non esistono le leggi che consentono di usare questi strumenti! C’è poi il mito dell’obbligatorietà dell’azione penale: principio in teoria sacrosanto, ma nei fatti quotidianamente violato dai procuratori (non per loro colpa!) ai quali è rimessa insindacabilmente la scelta dei processi da fare e – come conseguenza involontaria – quella dei processi da fare prescrivere. Se non si vuole modificare questo principio, peraltro costituzionalmente “blindato”,  è di estrema urgenza introdurre la causa di proscioglimento per irrilevanza del fatto, già esistente nel processo minorile. Così non potrebbe più accadere la storia (narrata nel mio libro) di quel Tizio, imputato di avere rubato il …cappelletto di una ruota e processato per furto aggravato.

Domanda cattiva e tendenziosa: non crede che gli avvocati un po' ci "sguazzino" in questo mare di leggi e leggine, di cavilli e di contraddizioni?    Se ci sono le leggi che lo consentono, è normale che queste vengano invocate per ottenere pronunce favorevoli ai propri assistiti. Se esistono leggi anacronistiche (si pensi alla normativa che disciplina minuziosamente l’inseguimento delle api o l’obbligo di fornire le navi passeggere di una…sputacchiera) la colpa non è di chi – in illo tempore – fece queste leggi, ma di chi, oggi, non le abroga. Parimente la colpa dell’uso (legittimo) di cavilli non può imputarsi all’avvocato, anche se non è da escludere che oggettivamente la poca chiarezza possa fare aumentare il contenzioso e quindi avvantaggiare chi ha sostanzialmente torto, ma formalmente ragione.

Dopo la pubblicazione di questo libro, ha avuto qualche riscontro o magari qualche curiosa reazione da parte di colleghi, magistrati o clienti?    Anche chi quotidianamente “maneggia” le leggi è rimasto stupito delle amenità che racconto. Si badi: tutte vere e riscontrabili, perché rigorosamente accompagnate dagli estremi che le riportano. Il più singolare giudizio proviene da un cliente il quale – dopo avere letto il libro – mi ha detto: “Avvocato, visto che Lei è tanto bravo nel trovare le leggi e le sentenze più strampalate, perché non mi fa vincere la causa, anche se ho chiaramente torto?”. A modo suo era un complimento… E poi è ancora troppo presto per capire le reazioni dei lettori: in ogni caso il libro riporta un indirizzo di posta elettronica al quale chiunque può inviare “materiale” da utilizzare nelle prossime edizioni (bestiariogiuridico@gmail.com).

Nel congedo, lei afferma di aver scritto questo libro al solo scopo di far riflettere il lettore e magari di sollevargli il morale quando, coinvolto in prima persona in vicende giudiziarie, tende a credere di essere il solo a patire 'le pene pene dell'inferno'. Non c'è, allora, proprio nessun intento di denuncia? E poi, non teme che la presa di coscienza di tutte queste stranezze, storture e assurdità, induca il lettore - e cittadino - a deprimersi, piuttosto che a riderci sopra?    Certo, far digerire all’interessato il fatto che il giudice che deve decidere la sua causa sospenda l’udienza perché ha i ceci sul fuoco, è dura da digerire (proprio come i ceci del giudice), tuttavia l’uomo per natura sorride delle disgrazie altrui (“Paperissima” docet), sperando che queste cose accadano agli altri e mai a noi. Ma siccome ognuno di noi nella vita ha subìto qualche torto, si deduce che tutti in questo mondo facciamo parte della grande Comunità delle vittime e siamo perciò tutti colleghi. Non per niente da sempre vale il motto “Mal comune, mezzo gaudio”.

Scambierebbe l'attuale lavoro di avvocato di successo con quella di scrittore di successo?    No di certo, perché sarebbe come segare il ramo su cui si è seduti: intanto si può scrivere di leggi e sentenze in quanto si studiano i processi e si frequentano le aule di giustizia; altrimenti verrebbe meno la materia prima. Sempre che l’Ordine degli avvocati non mi radia, i clienti non mi abbandonino e i giudici non mi facciano perdere tutte le cause, visto che nel mio libro ce n’è per tutti… 

Infine, “Bestiario giuridico 1” è destinato solo ad avvocati e giudici?    Assolutamente no. Pur essendo stato scritto con scrupolo scientifico in quanto tutto ciò che vi si narra è vero e documentato, il libro è indirizzato a chiunque abbia il piacere di conoscere gli aspetti più strani e bizzarri delle nostre leggi, delle sentenze e di tutto ciò che vi ruota attorno (linguaggio, giudici, ecc.). Inoltre - per rendere più “leggero” l’argomento - non mancano le divagazioni su temi di stretta attualità, oltre che richiami storici e aneddoti curiosi. L’ideale dunque anche sotto l’ombrellone o in viaggio.