ENRICO BRIZZI

Quattro chiacchiere con uno degli autori italiani più amati, imitati e criticati degli ultimi dieci anni

ENRICO BRIZZI

E' stato il simbolo della letteratura giovanile. Con il suo primo romanzo è diventato in breve tempo una stella. Al suo straordinario esordio hanno fatto seguito altri romanzi che hanno messo d'accordo pubblico e critica. Adesso è cresciuto, non ha lasciato la sua Bologna e soprattutto ha ancora tanto da scrivere. Stiamo parlando di Enrico Brizzi naturalmente.

Nel 1994 inizia la tua storia come scrittore. In breve tempo sei diventato il più criticato, il più amato e il più imitato. Raccontaci la primissima impressione, quando la Transeuropa ti comunicò che il tuo libro sarebbe andato in stampa.    «La prossima settimana si va in stampa» è una frase che ho ascoltato molte volte, al telefono, e all’altro capo c’era quasi sempre Massimo Canalini di Transeuropa. Poi, verso giugno del 1994, arriva una convocazione urgente in Ancona, ché c’è da andare a ritirare i primi scatoloni del volume in tipografia. Scatoloni dei quali due mi spettavano di diritto, vorrei precisare. Il tipografo portava l’adatto soprannome di Bracio De Fero, e viveva praticamente circondato da cani feroci, ma il libro mandava un profumo tale che i cazzo di cani avrebbero potuto sbranarmi. Sarei morto senza un gemito di protesta, adesso che qualcuno aveva stampato il mio libro.

Arriva la domanda a cui non risponde mai nessuno. C’è tra i tuoi lavori uno che metti un gradino sopra agli altri ? Una tua personale classifica di gradimento.    «La cosa più bella che ho fatto è quella che farò. Questo mi piace ripetere».È una citazione, ma mi calza a pennello. Fra l’altro, l’autore originale della frase è il disegnatore Maurizio Manfredi, con il quale ho appena portato a termine una versione a fumetti in duecento tavole del mio secondo romanzo, Bastogne. Quindi, secondo gli apprendisti stregoni del marketing, dovrei rispondere che il lavoro un gradino sopra agli altri, per me è Bastogne…

Tra le nuove leve quali sono gli scrittori che ti piacciono di più?    Non ho un vero osservatorio panoramico sulla "produzione giovane", ma
seguo con particolare piacere Mirko Romano e Cristiano Cavina.

Parlaci del tuo ultimo lavoro, “ Nessuno lo saprà”.
   Prima c’è stato il viaggio: tre settimane a piedi da un mare all’altro, fra Orbetello e le spiagge del Conero. Un po’ per realizzare un vecchio sogno e un po’ per dimostrare a te stesso che non sei ancora un morto vivente. Puoi uscire fuori con uno zaino e una tenda, come speravi da ragazzino, e traversare per intero il ponte di coperta del Paese proteso a trampolino attraverso il Mediterraneo.
   Poi, al ritorno, è arrivato spontaneo il bisogno di scrivere di quel viaggio nel cuore di un’Italia lontana dalla televisione. Della strada e dei compagni. Di quelle voci e quei volti.Lo spirito del viaggio è stato all’insegna di tenacia e semplicità, e anche la stesura ha rispettato questa regola: descrizioni aperte e autentiche, dialoghi "dal vivo", situazioni reali e poco bisogno di inventare.

Ripensando al tuo Alex, non posso certo dissociarlo da un certo Holden. Ma forse questo è inevitabile con tutti i romanzi che parlano di giovani. Sono convinto che in tutti questi anni avrà scritto di sicuro qualcosa, secondo te per quali ragioni ha deciso di farla finita con la letteratura e con il mondo?
Dal memoriale scritto da sua figlia “ L’acchiappasogni” si capiscono molte cose sul personaggio, forse Salinger ha ucciso la sua creatura più riuscita mr. Caufield.
   Determinati personaggi, da Sherlock Holmes in poi, si fanno via via più ingombranti per l’autore. C’è una tradizione, in questo senso. E anche la risposta “per sottrazione" o meglio "per sparizione" di Salinger ha fatto scuola. Ma in fondo sono pippe per critici. Io credo che quel formidabile autore, o chi per lui, abbia in serbo altri romanzi sopraffini, magari già pubblicati nell’indifferenza generale sotto pseudonimo.

Al momento stai lavorando a qualcosa di nuovo?
   Mi sto riprendendo dal lungo viaggio a forza di gambe fra Canterbury e Roma (due settimane in bicicletta e dieci a piedi) da cui è nato il reportage "I diari della Via Francigena" pubblicato in cinque puntate su L’Espresso durante l’estate. E per riprendersi del tutto, niente di meglio che mettere a punto con Manfredi i dettagli di Bastogne - graphic novel. Sono i giorni in cui il progetto diventa adulto. Il sogno si trasforma in realtà e scorrono impietose le parole "foliazione", "anticipo" e "tipografia".

Come svolgi il tuo lavoro? Nel senso... sei uno scrittore con degli orari ben stabiliti, dei riti, parlaci delle ore che dedichi alla scrittura. Molti scrittori affermano che le ore passate con la “ pagina bianca” sono le più felici della giornata.    Sono un artigiano, quindi in certa misura abitudinario. Comincio alle nove, dopo aver portato mia figlia all’asilo, e stacco a ora di cena. Mi servono il computer, i miei libri, le mie mappe, uno stereo e un posacenere. Meno di diecimila euro di materiale, a ben vedere…

Come scrittore ti consideri appagato? Hai già scritto un romanzo che secondo te resterà? Insomma… dove vuole arrivare Enrico Brizzi?    Per i camminatori non c’è il cammino, c’è il camminare.
Dove arriveremo, lo scopriremo al tramonto.
O subito dopo.

Bologna è la tua città. Un vero e proprio amore quello che vi lega, inoltre fa da sfondo a molti dei tuoi romanzi. Come trascorri il tuo tempo libero in questa città ? Hai i tuoi locali “ soliti”e i tuoi “ posti” di ritrovo?
   C’è stata, a lungo, la biblioteca di Villa Spada dove arrivavo, quando studiavo all’università, ancora in pigiama. C’è stata, ancora più a lungo, la Curva. C’è ancora un arcipelago di pub dove puoi stare in buona compagnia. E poi ci sono un paio di posti cui non ho mai dato troppa pubblicità,
luoghi dove vedersi fra amici nella buona stagione.

Ci sono degli esordienti che ti spediscono dei manoscritti? Come sono i lavori che ti mandano?
   Appositamente per loro, su www.enricobrizzi.it ho istituito il Brizzi Kickstart Service. Giornate a tu-per-tu con l’esordiente, per risolvere dubbi e fornire il po’ di consigli che posso dare. A questo proposito, sul sito (www.enricobrizzi.it/cartacanta.htm) si possono leggere i racconti dei primi ragazzi selezionati.

Quali consigli vuoi dare ai giovani autori che vogliono intraprendere la strada della scrittura?
   Venire a bersi una birra con me. Ma soprattutto non smettere mai di leggere.

Ti ringrazio per la disponibilità. Ecco l’ultima domanda. Un voto a questa intervista e al nostro giornale, stradanove.net?
   Lo dice la parola stessa… Nove!

La redazione

Ottobre 2006