MATTEO BERTOLINI

23 anni, un negozio d'abbigliamento tutto suo e tanta voglia di percorrere ancora molta strada

MATTEO BERTOLINI

In una realtà economica come quella che l'Italia sta attraversando non capita tutti i giorni di sentire di giovani autonomi che non percepiscono la crisi, anzi ne conoscono il potenziale ma non ne temono il rischio. Altro che “bamboccioni”, i giovani italiani hanno voglia di riscattarsi e sono in cerca di fiducia dal mondo degli adulti. Alcuni arrancano nell'ormai scarno mondo del lavoro, altri hanno idee vincenti e sogni da realizzare, quindi “si buttano”. Magari senza paracadute, ma ci provano. E ad alcuni l'atterraggio riesce bene, molto bene!


E' il caso del modenese Matteo Bertolini, l'imprenditore più giovane che io conosca: classe 1989. Da poco tempo a questa parte ha aperto un'attività commerciale contando solo su se stesso, e con le sue forze la manda avanti brillantemente. Si può proprio dire che abbia imboccato la strada giusta, ora corre dritto e veloce come un treno verso il successo. È proprio vero, quando un giovane ci mette forza, impegno e tanto sacrificio, arriva dove vuole (o almeno ci va vicino).
Sentiamo come ha fatto il nostro amico Matteo...

Chi è Matteo Bertolini? Sono un ventitreenne come tanti. Sono nato a Sassuolo ma vivo a Fiorano, dove gestisco anche un negozio d'abbigliamento. Il mio titolo di studio è quello di Perito in Elettronica e Telecomunicazioni e anche se questo titolo non mi è necessario per la professione che svolgo, è qualcosa che porto sempre con me come arricchimento personale. Sai, può sempre tornare utile nel quotidiano...

Che tipo di negozio gestisci? Come è nata in te l'idea di aprire questa attività? Gestisco un concept store, cioè un negozio che espone e sperimenta solo un determinato tipo di stile. Rispetto a quando è nato due anni fa, i prodotti che vendo hanno subìto per necessità un'evoluzione, cosa che so continuerà a verificarsi anche in futuro.
L’idea di aprire l’attività è nata la prima volta che ho visitato Londra come turista: lì ho vissuto il vero senso del “concept store” passeggiando tra Cambden , Carnaby Street e Baker Street, dove ogni negozio vendeva e sperimentava uno stile diverso dall’altro con ottimi risultati.

Una curiosità... come mai questo nome? Monroe... Contrariamente a quanto si pensi sentendo per la prima volta il nome del mio negozio, non è stato chiamato così in riferimento alla celebre Marylin Monroe. Monroe è anche il nome del piercing che si fa sopra al labbro tanto diffuso tra noi giovani. Ed è da “questo” Monroe che ho preso spunto. Volevo un nome facile, breve e memorizzabile. Mi ha convinto da subito.

Hai iniziato in piena crisi economica. Non hai mai avuto paura di fare un buco nell'acqua per questo motivo? Hai avuto l'appoggio della famiglia e delle amicizie o è stata una scelta presa contro il parere di tutti? Certo, la paura di fare un buco nell’acqua c'era ed era tanta, però bisogna sempre cercare di essere positivi e soprattutto propositivi perché i momenti di difficoltà ci sono e ci saranno sempre per tutti. L'importante è rimboccarsi le maniche, stringere i denti e andare avanti con serietà e determinazione. La mia famiglia e i miei amici mi hanno molto aiutato e appoggiato, sia prima dell’apertura che dopo, credendo in me e nel mio progetto fortemente sin dal primo giorno.

I prodotti che vendi sono molto apprezzati dalla clientela giovanile di tutta la provincia di Modena... In cosa pensi che il tuo negozio si differenzi dagli altri nelle zone limitrofe? Cerco prodotti con un ottimo rapporto qualità-prezzo. E non per questo i prezzi degli articoli devono essere alti, anzi, una delle cose che forse alletta di più è proprio che sono accessibili. Inoltre tutti i brand che vendo sono esclusivamente di ricerca, frutto di una minuziosa selezione, quindi non marchi patinati visti e rivisti.

Esatto, so che fai una ricerca molto accurata riguardo la scelta dei capi e degli accessori che proponi nel tuo store e questo ti porta spesso a spostarti di persona oltre i confini italiani per poter toccare con mano quello che andrai a vendere. Forse è proprio questa la chiave di lettura del tuo successo... Probabile. Vendo prevalentemente capi di origini nord europee, è un gusto che mi piace molto. In questo caso non è il nome dello stilista che spicca ma esclusivamente il prodotto, la sua vestibilità, il materiale con cui è realizzato ed il suo stile.
Mi costa ammettere che il prodotto italiano è molto meno “di ricerca”, ma in negozio do comunque spazio a stilisti italiani che con la loro avanguardia riescono a differenziarsi dalla massa.
Ogni prodotto che vendo ha alle spalle persone vere con idee e storie vere, non sono copie dalla tendenza del momento. Questa è la prima cosa che tengo ad evitare: seguire quello che detta la moda del momento al 100%. La particolarità sta nel proporre sempre cose nuove, mai viste, che possono o meno colpire. Ma quando colpiscono danno più soddisfazione quando indossate perché piacciono a te in quanto persona e non in quanto membro di una massa conciata tutta allo stesso modo.

Pensi che il mestiere che fai al momento sia quello che farai da qui alla fine del tuo percorso lavorativo? Ti piacerebbe evolverti e sperimentare nuovi campi oppure ritieni che quello in cui lavori al momento sia quello giusto anche per un'ottica futura? Sinceramente amo tanto quello che faccio e spero duri molto a lungo.
Per quanto concerne l'evolvermi vi dico che mi piacerebbe inserire dei prodotti di design in negozio, è un ramo che mi affascina.
Se è quello che farò nel futuro a lungo termine? Non lo so, nella vita non si sa mai!

Come ci si sente ad avere tutto quello che hai tu già all'età di 23 anni? Immagino che soprattutto all'inizio si faccia fatica a rimanere con i piedi per terra, tu hai avuto “tutto e subito”, questa cosa oltre a renderti fiero di te stesso non ti spaventa anche un po'? Ci sono scelte (lavorativamente parlando) che se potesti tornare indietro non rifaresti? Se sì, quali? Io non sono cambiato, sono sempre stato un ragazzo semplice e oggi ho gli stessi interessi di sempre, le stesse passioni e gli stessi rapporti, è nella mia indole tenere i piedi ben incollati per terra. Non a caso nell’aprire l'attività ho fatto un finanziamento, per scelta non ho voluto chiedere un aiuto economico ai miei genitori e sono fiero di questa cosa perché mi ha molto responsabilizzato e fatto crescere. Non mi sento di certo una persona arrivata e penso che non mi ci sentirò mai perché secondo me il trucco sta nel non smettere mai di interessarsi e d' imparare, ma soprattutto di provare cose nuove.
Sinceramente non ci sono cose di cui mi pento ma solo perché tutte le esperienze fatte hanno contribuito alla mia crescita e hanno alimentato la voglia di creare qualcosa di mio.

Cosa consiglieresti a un altro giovane intenzionato ad aprirsi un'attività propria?
Dovrebbe avere tanta tenacia. Gli consiglierei di provarci, i primi tempi le porte sbattute in faccia e qualche errore saranno all'ordine del giorno ma se la sua è una “idea giusta”, se ha tanta determinazione e serietà, perché non dovrebbe farcela? Il periodo che stiamo vivendo oggi spaventa un po' tutti, ma se si ha un sogno perché non provare a realizzarlo? Questo sempre avendo ben chiara la dimensione dell'impegno che si sta prendendo... non è di certo semplice, non ci si immagina neanche quante cose ci siano da fare dietro la gestione di un'attività. Il tutto sta nel prendere il ritmo giusto, se entro un annetto vedi che la tua attività non ingrana come dovrebbe, allora lascia perdere. Bisogna essere coscienti dei propri limiti ma non per questo abbattersi. Significherebbe solo che si è intrapresa la strada sbagliata. L'importante è non avere rimpianti.

Come ti vedi tra 20 anni? Non ci penso per ora, un mio sogno sarebbe di aprire un negozio all’estero, cosa che mi darebbe anche modo di provare uno stile di vita e una cultura diverse da quella italiana.
Ci diamo l'appuntamento allora tra vent'anni... Vi saprò dire! :-)
Intanto vi saluto e vi ringrazio per l’opportunità che mi avete dato.