UN CIELO RADIOSO, TANIGUCHI JIRO

Il recupero dei sentimenti

UN CIELO RADIOSO, TANIGUCHI JIRO

Spesso ci guardiamo indietro quando ormai è troppo tardi. Frenesia, tempi velocizzati, settimane tutte uguali che appiattiscono i ricordi. Sopravvivere al presente, senza la voglia o la possibilità di viverlo pienamente.


   Il quotidiano del 42enne Kazuhiro Kubota si chiama lavoro. La famiglia, una moglie che lo ama e una bambina piccola, è diventata negli anni qualcosa di accessorio, una pausa da un quotidiano fatto di progetti, riunioni, preoccupazioni.


   Una notte d’estate, mentre sta tornando a casa a bordo del suo furgoncino, Kazuhiro investe accidentalmente un giovane motociclista. Lo scontro è fatale all’uomo, mentre il ragazzo, Takuya, dopo alcuni giorni di coma si risveglia.


   Ma non tutto è come sembra: la coscienza di Kazuhiro non è infatti morta col corpo, ma si è trasferita dentro Takuya. Pian piano l’uomo si rende conto che, più che uno scherzo del destino, quella trasmigrazione di anima è un dono, una seconda possibilità da non sprecare. E soprattutto da non rimandare… La coscienza-memoria del ragazzo sta infatti lentamente tornando, e per Kazuhiro rimediare ai propri errori non sarà facile: come potranno la moglie e la figlia credere a una storia a cui davvero è impossibile credere?


   Vincitore del Gran Premio Romics 2008, “Un cielo radioso” racchiude le tematiche più care al maestro Taniguchi: la nostalgia, la seconda chance, il tempo che corre troppo veloce, il recupero dei sentimenti, delle piccole cose.


   Nonostante le atmosfere e la trama ricordino il precedente (ed eccellente) “In una lontana città”, e la narrazione sia, nella sua fluidità e piacevolezza, abbastanza lineare e prevedibile, Taniguchi riesce ancora una volta a toccare le corde dell’emozione.


   “Un cielo radioso” è un dejà vu d’autore, una canzone ascoltata tante altre volte ma sempre in grado, in alcuni passaggi, di accarezzare il cuore.

Taniguchi Jiro, Un cielo radioso, Coconino Press, pagg. 310, euro 18