INTERVISTA A GIORGIO SALATI, DAVIDE CACI E STEFANO CARLONI

Stradanove incontra gli autori dell’accattivante miniserie a fumetti ‘LAW - Il lato oscuro della legge’

INTERVISTA A GIORGIO SALATI, DAVIDE CACI E STEFANO CARLONI

Una miniserie di sei numeri targata Star Comics che racconta acrobazie
linguistiche, astuzie, investigazioni e duelli in aula di uno studio
legale di San Francisco.
LAW - Il lato oscuro della legge è un
avvincente legal thriller che getta ombre inquietanti su giustizia e
potere.
Ne abbiamo parlato con gli sceneggiatori Giorgio Salati e Davide Caci e il disegnatore Stefano Carloni.

Come nasce il progetto LAW?

Davide: Law nasce da una email (tra le decine che ci scambiamo ogni giorno) tra Giorgio Salati e il sottoscritto. Avevamo voglia di lavorare a qualcosa insieme, e, tra le varie idee, a me è venuto in mente “perché non facciamo un legal thriller”? Io sono un grande appassionato del genere, e ne sentivo la mancanza, nei fumetti. Giorgio si è subito appassionato, abbiamo iniziato a documentarci, e abbiamo coinvolto Fabiano Ambu, che ha studiato graficamente i personaggi... Ed eccoci qua!

Cosa racconta il vostro legal thriller a fumetti?

Giorgio: Racconta le vicende dello studio legale Cussler & Brandise di San Francisco, alle prese con la difesa di chi li ha ingaggiati, dentro e fuori dal tribunale. Gwen, Chris, Donnie e Rachel, e i loro consulenti Nat e Michelle, dovranno prima di tutto indagare sui propri clienti e sui delitti di cui sono accusati, per giungere a delle prove che permettano loro di vincere in aula.


Qual è il lato oscuro della legge?

Giorgio: E’ quello più ambiguo e contemporaneamente più in evidenza: nel mondo legale americano gli avvocati sono sempre sotto i riflettori come star dello spettacolo. Il tribunale è il loro palcoscenico, le giurie il loro pubblico. L’importante è apparire, raccontare alla giuria una storia credibile. Che questa corrisponda alla verità è del tutto irrilevante (purtroppo).


Carismatici, irriverenti, quasi rock star: i vostri avvocati sono
pronti a tutto pur di vincere (e convincere la giuria).

Giorgio: In effetti, volendo raccontare questo aspetto appariscente e ambiguo della Giustizia, abbiamo deciso che se i nostri avvocati dovevano essere come star dello spettacolo, sarebbero dovuti essere rock star. Ribelli, autarchici, insofferenti verso ogni tipo di autorità. Un po’ perché io sono un rocker, un po’ perché così… è più divertente!


Oltre alla trama "verticale" di ogni episodio, ce n'è anche
"orizzontale" che si concluderà nel sesto numero?

Davide: Sì. Ci tenevamo molto a dare un aspetto autoconclusivo a ogni numero, ma, allo stesso tempo, sviluppare in maniera più ampia le dinamiche tra i personaggi, in una storia più ad ampio respiro. E, in effetti, nei primi quattro numeri della serie iniziamo a seminare elementi che culmineranno in un caso che coinvolgerà da vicino uno degli avvocati dello studio, e che riguarderà i numeri 5 e 6.


Le vostre fonti di ispirazione, fumettistiche, filmiche e telefilmiche?

Davide: Quante righe ho? :) Devo premettere che, sebbene io abbia letto moltissimi libri, visto innumerevoli film e serie televisive (e Giorgio come me, suppongo), abbiamo cercato di dare a Law una propria estetica, che non fosse eccessivamente debitrice ad autori o titoli. Poi è chiaro che, parlando di legal thriller, non posso non citare Grisham e Martini, i due autori che preferisco. Sulle serie televisive debbo dire che è stato facile non farci influenzare eccessivamente: nemmeno a farlo apposta, di tutte quelle che abbiamo visto, io ne preferisco alcune, Giorgio altre...
A livello fumettistico... Considera che sulla mia scrivania passano, in media fra i 20 e i 60 albi al mese (BD, fumetto americano, italiano, manga...), per lavoro e per passione, quindi non saprei dire esattamente quale sia stata la mia fonte di ispirazione. Sicuramente ho imparato molto da Giorgio, collega ben più esperto di me, nella lavorazione.

Giorgio: Esulando dal legal thriller, direi che nel fumetto realistico sono sempre stato appassionato di testate Bonelli (Mister No e Dylan Dog sopra a tutti), ma sono anche un fan di Alan Moore, Watchmen uber alles! Apprezzo molto anche tante serie tv, a cominciare da quelle poliziesche tipo CSI, Criminal Minds, Senza Traccia, poi Dexter, Mad Men, Soprano… Forse la migliore è The Wire, un vero capolavoro televisivo. Avendo poco tempo a disposizione finisco per guardarne un paio di stagioni per ognuna e poi passare a un’altra. Sul fronte legal thriller mi hanno appassionato The Practice e The Defenders. Cinematograficamente parlando amo Tarantino, Hitchcock, Kubrick, Chris Nolan, Tim Burton, Scorsese, Spike Jonze.

Stefano: Ce ne sono, e a bizzeffe! Quando come in questo caso si devono disegnare ambientazioni precise e fedeli alla realtà non possono mancare tonnellate di documentazione fotografica. Google Street View è stato di grande aiuto per tutto ciò che riguarda San Francisco. Mi è stato poi molto d'aiuto il film Primal Fear per le scene in tribunale. Non tanto per l'ambientazione, quanto perché il sistema in tribunale USA è diverso dal nostro, e in questo modo non posso sbagliarmi. Per altre scene di interni,
mi piace montare scenografie pescando un'inquadratura da un film, ma rimpiazzando l'arredamento con una presa da un altro film o da una foto che ritenevo adatta, mettendoci anche del mio, e così via, per creare qualcosa di originale. Quanto ai personaggi e agli attori di riferimento, salvo rari casi, preferisco guardarmi fotogrammi dei film invece che immagini prese da google; questo per evitare l'effetto fotoromanzo: nei film gli attori sono molto più espressivi e versatili per ciò che mi serve. Dai fumetti come documentazione visiva ho preso poco o nulla, avevo già tutto quello che mi serviva.

Protagonisti e comprimari hanno volti molto hollywoodiani...

Giorgio: Sì, è una critica che ci è stata mossa, e che sinceramente non ho molto capito. Praticamente tutti i fumetti di questo tipo hanno protagonisti ispirati ad attori: Dylan Dog, Julia, Dampyr, Magico Vento, Saguaro, perfino Tex agli inizi… Rientra perfettamente nella tradizione di questo tipo di fumetto. Forse a giocare a nostro sfavore c’è il fatto che – andando invece contro la tradizione – il nostro fumetto ha un protagonista “corale” (i personaggi principali sono quattro, ma si arriva a sette con i secondari “quasi” protagonisti) che ha moltiplicato l’effetto “déja vu”. Comunque si tratta un po’ di una questione pratica (ispirarsi ad attori esistenti rende più facile ai disegnatori visualizzare i personaggi), e un po’ di una questione puramente di gusto personale: mentre delineavamo i personaggi ci venivano proprio in mente le fisionomie di questi attori, che ovviamente amiamo.

Stefano: Quando ho cominciato a disegnare LAW, ho cercato di mediare tra gli attori di riferimento e gli studi di Fabiano Ambu, che aveva delineato i personaggi. Non trovo sbagliato utilizzare attori di riferimento, se questi sono adatti per quella parte. Con alcuni personaggi sono entrato subito in sintonia, con altri un po' meno, ho impiegato più tempo per disegnarli in maniera naturale: il mio modo di pensare è che la tavola ideale dovrebbe essere chiara anche senza dialoghi, quindi cerco di caricare al massimo le espressioni dei personaggi e la loro recitazione. Si, perché ogni personaggio ha un suo modo di parlare, di vestire, di muoversi, e bisogna renderli riconoscibili al lettore anche con il linguaggio del corpo. Ovviamente prendere attori di riferimento è un bene, perché il lettore li riconosca immediatamente, ma anche un male, nel senso che poi bisogna cercare di farli somiglianti, e non è sempre facile!


Come nasce un numero di LAW?

Davide: Con Giorgio, prima di cominciare, abbiamo scritto dei pitch per ogni episodio: in 10 righe abbiamo sintetizzato cosa sarebbe dovuto succedere. Dopodiché, per ciascun episodio, il primo dei due che ha un attimo a disposizione inizia a scrivere, e, passo per passo, manda all'altro, che ci aggiunge del suo, e lo ripassa, così via anche per dieci volte di fila. Lo stesso succede per la sceneggiatura delle tavole dei numeri che scriviamo a quattro mani. È un processo molto lungo, ma ci consente di raggiungere un risultato che ci soddisfi. Per farlo, ci concentriamo sulla storia, che è la priorità, mettendoci al suo servizio.

Stefano: la prima metà del lavoro lo svolgono gli sceneggiatori, il mio compito è trascrivere in disegni la sceneggiatura; spesso ci si trova in sintonia, altre volte ci si consulta per trovare la soluzione ideale. Mi sono trovato bene con Davide e Giorgio perché mi hanno sempre permesso di dire la mia, di proporre inquadrature alternative a quelle scritte in sceneggiatura, insomma ho avuto parecchia libertà. Per quanto riguarda il processo creativo vero e proprio, sono solito inviare loro dei layout (bozzetti preparatori) della tavola, con le prospettive delineate, le pose dei personaggi e gli ingombri degli oggetti anche accennati; se mi danno l'ok, procedo e invio loro la tavola direttamente chinata nell'arco di una giornata. Se ce n'è bisogno, torno sulla china per piccole correzioni, questa è la situazione tipo. Per il numero che sto disegnando ora, scritto da Giorgio, sto sperimentando un ritmo di lavorazione diverso: non gli invio singoli layout, ma a gruppi di sequenze, per verificare che tutto funzioni fino alla fine della sequenza. Per ora sembra un ritmo più riposante e produttivo, quindi credo che continuerò in questo modo.


Vi siete serviti di "consulenti giuridici" per ideare le trame?

Giorgio: Non ce n’è stato bisogno. Davide è un super-esperto in materia, quindi in sostanza il consulente è lui.


Anche se è ancora presto per azzardare previsioni (incrociamo le
dita...), avete idee per un'eventuale seconda stagione?

Davide: Assolutamente! Abbiamo già pensato a un eventuale secondo story-arc, qualora la mini-serie andasse bene, e la casa editrice decidesse di rinnovare Law. Chiaramente, vediamo come andrà, in un momento di crisi generale già aver investito su una mini-serie è un grande sforzo...


Progetti futuri (la domanda che non può mai mancare...)?

Davide: Come sceneggiatore sto portando avanti un paio di idee in terra francese (a quattro mani con due amici sceneggiatori d'Oltralpe), e progetti vari, ma è ancora troppo presto per sbilanciarsi... Dopodiché procedo con il lavoro sempre nell'editoria con il mio Studio, e con la collaborazione come editor per Panini Comics.

Giorgio: In questo periodo sto scrivendo una serie per Topolino, intanto continuo a scrivere per PreTesti (la rivista online di Telecom Italia) le strip “Bookbugs” disegnate da Donald Soffritti. Ho un milione di altri progetti tra le mani ma è troppo presto per parlarne.

Stefano: Al momento sono impegnato su un altro albo per questa miniserie, almeno fino a settembre; dopodiché c'è in ballo un progetto horror davvero gustoso, ma per ora non posso dire nulla; lo saprete non appena sarà ufficiale. Per l'anno nuovo ho già intenzione di proporre delle tavole di prova alla Bonelli, incrociate le dita insieme a me!